Che l’invenzione dei vaccini, avvenuta nel 1796 ad opera di Edward Jenner, abbia dato un contributo essenziale alla storia dell’umanità sia un dato di fatto più che una suggestione lo dimostrano i numeri relativi alla mortalità associata a certe patologie come il morbillo o la pertosse, specialmente in età infantile. La medicina, tuttavia, in innumerevoli contesti rimane una scienza con tanti lati meritevoli di maggiore approfondimento, nella consapevolezza di come il corpo umano sia una macchina complessa, caratterizzata da elementi differenti che si miscelano in infinite combinazioni da un soggetto all’altro. È per questo che il dibattito relativo ad una tematica complessa come quella delle vaccinazioni meriterebbe un grado di consapevolezza maggiore, lontano dal tifo da stadio visto negli ultimi mesi.
LA LEGGE LORENZIN IN SINTESI. In Italia, l’ultimo capitolo della storia vaccinale si chiama “Decreto Lorenzin”. Il provvedimento voluto dall’omonimo ministro della salute, convertito successivamente in legge dal Parlamento italiano, ha scatenato una ridda di polemiche e di manifestazioni da parte del cosiddetto movimento “No-Vax” che rivendica la pericolosità dell’eccessivo utilizzo dei vaccini in particolare per i bambini in età infantile. Si sostiene, infatti, da parte degli oppositori una possibile correlazione tra la somministrazione dei vaccini e l’insorgere di alcune delicate patologie come l’autismo. Tema, quest’ultimo, sul quale, pur non essendo mai state dimostrate incontrovertibili evidenze scientifiche, sarebbe opportuno investire maggiori fondi nella ricerca. Come si affermava all’inizio, vaccinarsi è importante, secondo un recente documento dell’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) in Europa si continua a morire di malattie considerate “obsolete” come il morbillo. Nel 2016, soltanto in Italia, abbiamo avuto 365 casi, tra i dati più alti in Europa. Cosa prescrive, a questo proposito, la legge Lorenzin? Il punto maggiormente contestato è certamente il numero di vaccinazioni obbligatorie che passa da 4 ad addirittura 12. Non vanno poi sottovalutate le sanzioni per i genitori inadempienti. Vaccinare i bambini, infatti, è diventato obbligatorio per l’accesso agli asili nido ed alle scuole dell’infanzia. Il mancato rispetto di queste prescrizioni, comporta sanzioni pecuniarie molto elevate fino alla sottrazione dell’infante alla famiglia. Una norma che appare obiettivamente un’esagerazione ed un intervento a gamba tesa su un campo delicatissimo dove vengono a confliggere due principi fondamentali: da un lato il diritto delle famiglie di decidere su ciò che ritengono più opportuno per la salute dei propri figli, dall’altro il dovere delle istituzioni di tutelare la salute pubblica ed impedire l’insorgere di nuovi focolai che mettano a rischio l’incolumità dei nuovi nati.
COSA ACCADE IN EUROPA E LE POSIZIONI POLITICHE. Nel panorama europeo, la legge Lorenzin rimane un unicum. Basti pensare che ben 15 paesi in Europa, come emerge da un “paper” del 2012, intitolato “Mandatory and recommended vaccination in the EU, Iceland and Norway: results of the VENICE 2010 survey on the ways of implementing national vaccination programmes”, non presentano alcun tipo di vaccinazione obbligatoria. Nel continente si punta, insomma, sul consenso informato e sul ruolo di filtro garantito dai medici di base, sul loro rapporto fiduciario con le famiglie. Una cultura dell’approfondimento e del confronto che sembra mancare totalmente in Italia. D’altronde, parlando di storia dell’umanità, è apparso sempre chiaro che logiche impositorie come quella su cui è basata la legge Lorenzin abbiano sempre fallito, si pensi, ad esempio, agli esiti del proibizionismo negli Stati Uniti D’America. Riguardo alle posizioni delle principali forze politiche italiane, gli unici contrari alla normativa sono stati il M5S, seppur con qualche ambiguità, e la Lega di Salvini. La speranza è che, lontano dal clamore delle piazze e delle aule parlamentari, si possa rivedere una normativa che appare ingiustificatamente “repressiva” e sanzionatoria in un Paese che presenta comunque una percentuale di copertura vaccinale superiore al 90% e che sembra, in tutta onestà, costituire più un regalo alle cause farmaceutiche che uno strumento risolutivo dei problemi legati alla tematica in oggetto.