La morte di Tiziana Cantone non è servita a niente. La storia non ha insegnato nulla né alle vittime né ai carnefici. È passato appena un anno da quando Tiziana Cantone, trentunenne napoletana, si è impiccata con un foulard nella cantina di casa sopraffatta dalla vergogna per la diffusione di un video privato a sfondo erotico pubblicato in rete. La storia si è tristemente ripetuta: Michela Deriu, barista ventiduenne, tra il 4 e il 5 novembre si è tolta la vita a La Maddalena, in Sardegna.
RICATTI, MINACCE ED ESTORSIONE. Si è strangolata con un laccio Michela lasciando un biglietto: «Gli scheletri sono riaffiorati». Su quegli scheletri hanno lavorato gli inquirenti individuando tre giovani ed un video erotico. Le accuse ipotizzate a loro carico sono di istigazione al suicidio, diffamazione aggravata e tentata estorsione. Michela sarebbe stata ricattata con la minaccia della diffusione del video hard. Pochi giorni prima di uccidersi aveva raccontato di aver subito un’aggressione, di essere stata narcotizzata nella propria abitazione da un gruppo di persone che le avevano sottratto i risparmi, circa mille euro. Inizialmente si era pensato a un caso isolato di microcriminalità, ma alla luce dei fatti che si sono verificati in seguito il furto potrebbe essere connesso al ricatto.
CYBERBULLISMO, COME DIFENDERSI. Un caso che fa riaffiorare il problema dell’indiscriminata circolazione in rete di foto, video e materiale privato. Un gioco, sessuale prima e di condivisione poi, può trasformarsi in un pericoloso boomberang. E un boomerang lanciato in internet, si tratti di social network o di app di messaggistica, torna indietro con un pesante carico di pericoli. Se fatti per uso personale, foto e video vanno tenuti lontano dalle piattaforme connesse alla rete. Un film di un paio di anni fa, Sex tape – Finiti in Rete, racconta in maniera ironica le vicissitudini di una coppia che scopriva di aver pubblicato per errore una performance sessuale in un cloud collegato a una serie di dispositivi. Ma non c’è nulla da ridere quando questi episodi riguardano gli adolescenti. Occhi aperti ed una formazione digitale dei genitori potrebbe arginare il problema? Si dicono gli esperti. I genitori dovrebbero “studiare” le nuove piattaforme di chat e i social network in modo da spiegare ai figli come tutelarsi. Ed anche la scuola dovrebbe fare la propria contro il cyberbullismo.