Trentaquattro. Sono stati gli anni di onorata attività del Comitato Taormina Arte, pilastro portante nell’organizzazione delle manifestazioni culturali e artistiche taorminesi nonché portabandiera di un brand internazionale sotto le insegne della Perla dello Jonio. Costituito nel 1983 tra la Provincia di Messina, il Comune di Taormina e il Comune di Messina, è da mesi oggetto di bagarre e incertezze incontrate lungo l’impervio iter di trasformazione nella tanto mitizzata Fondazione, ai sensi dell’art. 35 della L.R. n.2 26 marzo 2002, secondo la quale “gli enti autonomi lirici e sinfonici e il Comitato Taormina Arte sono trasformati in fondazioni e acquisiscono la personalità giuridica di diritto privato dall’approvazione, da parte degli amministratori cui compete la vigilanza e la tutela degli stessi enti, della deliberazione di trasformazione assunta dai commissari ad acta” e che “gli oneri finanziari e i diritti del Comitato rientrano nel nuovo soggetto giuridico, a carico delle casse Regionali”. L’Assemblea regionale siciliana si poneva, così, protagonista e promotrice; tentando anche una correzione, apportata all’art. 35 nel silenzio generale dal D.d.l. n. 912 art. 52 (recante la legge di stabilità regionale 2015), che prevedeva la trasformazione del Comitato in Fondazione “rebus sic stantibus”. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti – quello dello Stretto ahinoi continua puntualmente a essere tirato in ballo a sproposito – ma lo scetticismo, le perplessità e i punti interrogativi sul nuovo soggetto giuridico e sulle sue prossime modalità operative non sono sicuramente scemati.
PRIMI NODI DA SCIOGLIERE. Mentre tutti inneggiano alla “neonata” Fondazione Taormina Arte Sicilia, la stessa al momento è appena abbozzata, una scatola vuota. Tanti, troppi i punti ancora da definire e chiarire; compito adesso del nuovo Governo regionale targato Musumeci. A partire dallo Statuto adottato, parte integrante del verbale redatto dalla dott.ssa Adele Penna il 13 febbraio scorso, che non è ancora stato oggetto di pronuncia di approvazione da parte del Consiglio comunale della città della centauressa, che già ne aveva bocciato una prima versione proposta. Tuttavia – difficile comprendere in che modo – lo Statuto che dovrebbe disciplinare attività, composizione e organizzazione della Fondazione – nella seconda versione modificata – sembra seguire un iter a sé, risultando oggetto di approvazione con il D.D.G. n.1011/S8 19 maggio 2017 “Riconoscimento della personalità giuridica della Fondazione Taormina Arte Sicilia in forma abbreviata Fondazione TaoArte Sicilia, con sede in Taormina, e contestuale approvazione dello Statuto”. E così l’iter, portato avanti nella precedente legislatura dall’assessore al Turismo Anthony Barbagallo e dal commissario straordinario Pietro Di Miceli, si scontra anche con il nodo – ad oggi non ancora sciolto – del conferimento di patrimonio da parte del Comune di Taormina, del Comune di Messina e della Città Metropolitana. A Taormina erano già stati individuati i locali dell’ex Pretura, siti su Corso Umberto, riaperti dopo un significativo restauro con fondi regionali e sede certamente idonea che di recente a ospitato un’affascinante e imperdibile mostra di bozzetti cinematografici a pennello, curata proprio da TaoArte. L’immobile, inoltre, a seguito di una lunga vicenda giudiziaria che si protrae dal 2005, è di recente entrato a far parte del patrimonio indisponibile, pertanto incommerciabile e impignorabile, del Comune di Taormina per effetto della pronuncia della Seconda Sezione Civile del Tribunale di Messina, Ufficio Esecuzioni Immobiliari. Il primo cittadino Eligio Giardina propone, invece, il conferimento, al Fondo di Dotazione dell’ente e alle attività istituzionali dello stesso, del diritto di comodato d’uso trentennale dell’immobile denominato “Badia Vecchia”, sulla quale tra l’altro grava un vincolo di destinazione ad uso museale. Indipendentemente dall’attribuzione di meriti politici nel lungo iter, consistendo il negozio di fondazione in un atto unilaterale di disposizione patrimoniale, questo richiede un negozio di dotazione patrimoniale e un negozio di organizzazione, volto a fornire le direttive circa lo svolgimento dell’attività cui i beni eretti in fondazione sono strumentali (pertanto il patrimonio, pur costituendo elemento essenziale della fondazione stessa, non è altro che il mezzo mediante il quale gli amministratori potranno perseguire le finalità). Non vi è dubbio che, sebbene distinti, i due negozi giuridici sono legati da stretta interdipendenza funzionale e sono riconducibili a sostanziale unità teleologica. Ma questi sono solo i primi tasselli che dovranno andare a posto al fine di poter mettere finalmente in moto la grande macchina.
I NUOVI MECCANISMI DELLA FONDAZIONE. Il 19 aprile 2016, con delibera n.18, venne bocciata dal Consiglio comunale di Taormina la delibera di conferimento del bene su uno statuto definito “Palermo-centrico” e che non attribuiva centralità al sindaco pro-tempore né tantomeno la rappresentanza legale, non fornendo adeguate garanzie ai lavoratori né certezze sul ripianamento dei debiti. A norma dello Statuto, così come modificato, la Fondazione avrà personalità giuridica di diritto privato (in seguito a registrazione con iscrizione nell’apposito registro delle persone giuridiche), sarà costituita senza limiti di durata, con sede in Taormina, e potrà istituire uffici di rappresentanza in Italia ed all’estero nel rispetto dei vincoli di bilancio. Siffatto riconoscimento, agendo in senso conformativo alla struttura dell’ente, non è senza effetti sul correlativo processo di qualificazione giuridica, e anzi finisce con il riflettersi e condizionare in modo differente proprio il momento formale, determinando un trattamento normativo di più accentuata separatezza della condizione dell’ente dalla posizione dei membri e dei destinatari dello scopo; trattamento, riassumibile, nella nozione tecnica di “autonomia patrimoniale perfetta”. Un tale e più elevato grado di personificazione è da ricondurre all’effetto del controllo pubblico e alla conoscibilità legale che il riconoscimento comporta. In poche parole, la fondazione è autonomo ed esclusivo centro di responsabilità delle obbligazioni facenti capo alla medesima. Lo Statuto, pertanto, sancisce anche la continuità giuridica ed economica, subentrando nei diritti, obblighi, rapporti attivi e passivi, al fine di conservare il diritto a percepire contributi pubblici e a utilizzare gli immobili con tutte le loro pertinenze e arredi al medesimo titolo del precedente Comitato. Non perseguendo finalità di lucro, la Fondazione si propone di “contribuire alla formazione sociale e culturale della collettività” e di “promuovere e realizzare manifestazioni e iniziative nei settore del cinema, del teatro, della musica, della danza, delle arti figurative e della cultura in genere”. Nello Statuto trova riscontro, in apposita specifica, l’organizzazione dell’annuale Festival internazionale “Taormina Arte” e il “Taormina Film Fest”, al fianco del quale potranno essere programmate altre manifestazioni, in collaborazione con Enti, Istituzioni e organismi vari (pubblici e privati), da svolgere anche lontano dal territorio di riferimento favorendo così le collaborazioni nelle produzioni. Prevista anche la possibilità di costituire laboratori teatrali, musicali e artistici; archivi storici; raccolte di opere d’arte; organizzare centri di formazione professionale e di perfezionamento di arti e mestieri per la produzione culturale; istituire concorsi e premi, incontri, seminari e convegni. “Soci fondatori” sarebbero, quindi, la Regione Sicilia, il Comune di Taormina, il Comune di Messina e la Città Metropolitana di Messina. La qualifica di organo, che vuole e agisce per conto dell’ente, spetta invece al Consiglio di Indirizzo e al presidente di questo, al Sovrintendente e al Collegio dei Revisori. Il Presidente del Consiglio di Indirizzo sarà proprio il Sindaco pro tempore di Taormina e a questo va anche la rappresentanza legale. Sarà di contro il Consiglio di Indirizzo, in carica 5 anni, a formulare all’Assessorato regionale la proposta di nomina del Sovrintendente “fornendo una terna di nominativi scelti tra personalità di alto profilo professionale e manageriale del settore”; spetterà infine a quest’ultimo indicare al Consiglio gli indirizzi di gestione economica e finanziaria, predisporre il bilancio di esercizio e coordinare l’attività artistica, nominare e revocare uno o più direttori artistici.
E RISORSE E LE MODALIÁ OPERATIVE. Sarà però necessaria un’attività economica o addirittura di impresa – oggetto di esercizio diretto o indiretto – svolta in via sì secondaria e strumentale ma necessaria per ricavarne le rendite da impiegare ai fini di utilità sociale; un’attività intrinseca e connaturata alla realizzazione stessa dello scopo prefissato e soggetto al solo limite di resistenza della causa non lucrativa (in questo caso, però, l’arbitraria commistione causale difficilmente varrebbe a sottrarre l’ente alla disciplina propria dell’impresa, con il correlativo assoggettamento, in caso di dissesto, a fallimento). Da Statuto, infatti, per il conseguimento delle finalità istituzionali, la Fondazione “può svolgere ogni attività consentita dalla normativa vigente, ivi comprese quelle commerciali e accessorie”, impronta la sua attività, sia principale che accessoria, ai criteri di economicità ed efficienza, operando nel rispetto assoluto del vincolo di bilancio e mantenendo il carattere strumentale dell’attività stessa rispetto alla realizzazione degli scopi istituzionali. Potrà, inoltre, realizzare forme di collaborazioni con teatri, università, accademie, conservatori, istituzioni o organismi similari per l’elaborazione di economie di gestione anche attraverso la circuitazione di spettacoli; potrà compiere operazioni economiche, immobiliari, mobiliari e bancarie; potrà istituire o assumere partecipazioni in società di capitali, quale strumento utile per la gestione del patrimonio e dei beni comunque nella disponibilità della Fondazione medesima, nonché per lo svolgimento delle attività di carattere strumentale ed accessorio. Con quali risorse? Il Patrimonio è suddiviso in un Fondo di Dotazione e un Fondo di Gestione. Il primo sarà costituito da: i conferimenti effettuati dai Fondatori Promotori (quali risultanti dalla relazione di stima redatta ai sensi dell’art. 7 del D.Lgs 29.6.1996 n.367); il complesso dei beni, cose mobili, attività, crediti ed ogni altro diritto già di pertinenza del Comitato Taormina Arte; ogni altra somma di danaro, beni mobili o immobili, pervenuti a qualsiasi titolo successivamente alla iscrizione della Fondazione nel Registro delle Persone Giuridiche conferiti e/o destinati dalla legge o dal Consiglio di Indirizzo a patrimonio; dai proventi della propria attività. Il Fondo di Gestione, disponibile e destinato alle spese correnti dell’ente, è invece costituito da: le rendite e i proventi derivanti dal Patrimonio e dall’attività istituzionale; i beni mobili ed immobili ed eventuali successivi conferimenti o elargizioni da chiunque conferiti a titolo definitivo con espressa destinazione al Fondo di Gestione; le somme erogate alla Fondazione da terzi non espressamente destinate al Fondo di dotazione; ogni contributo pubblico o privato, eredità, lasciti e donazioni attribuiti alla Fondazione e non espressamente destinato al Fondo di Dotazione; gli eventuali risultati di gestione risultanti dal bilancio di esercizio, inclusi quelli provenienti dall’attività svolta dalle società di capitali istituite o partecipate dalla Fondazione, che il Consiglio di Indirizzo non deliberi di portare al Fondo di Dotazione. Potranno aggiungersi, infine, i corrispettivi derivanti dall’eventuale concessione a terzi, per iniziative coerenti con le proprie finalità o di utilizzo commerciale, dei marchi “Taormina Arte” e “Taormina Film Fest” nonché risorse provenienti dalla ricerca di partner e sponsor privati e il contributo annuo della Regione Siciliana (in applicazione dell’art. 95, comma 5 della L.R. 26 marzo 2oo2 no 2 e successive modifiche ed integrazioni). Sulla base di queste premesse, consegue infatti predisposto un piano economico-finanziario triennale dal quale risulta che la gestione potrà svolgersi in condizioni di equilibrio.
MA I DUBBI PERSISTONO. Occorre senz’altro fare una ricognizione dei debiti pregressi, sulla quale è lecito nutrire il dubbio che la Regione abbia provveduto a prevedere un’adeguata copertura; dubbi che permangono anche sulla valutazione del marchio TaoArte, sul piano economico e su quello strategico operativo. Va ancora attenzionata la situazione del personale tecnico e amministrativo e tutelata la continuità dei rapporti lavorativi, quantificato il contributo di gestione, preventivata l’ipotetica attività congressuale, la corretta gestione e i costi inerenti all’uso del Palazzo dei Congressi. Senza dimenticare che, a norma di Statuto, la Fondazione utilizzerà “gli spazi e le attrezzature per pubblico spettacolo, ivi compresi il Teatro Antico, per periodi anche non continuativi non superiori a 150 gg. all’anno, previa stipula di apposite convenzioni, nonché gli immobili posti a disposizione dagli Enti Fondatori”. La stessa ha, inoltre, il diritto esclusivo all’utilizzo del suo nome, della denominazione storica e dell’immagine, nonché delle denominazioni delle manifestazioni da essa organizzate; può consentire o concederne l’uso per le iniziative coerenti con le finalità perseguite.
MARCHI E FESTIVAL. Senza contare che nel maggio scorso una procedura esecutiva ha portato al pignoramento del marchio Taormina Film Fest su istanza della società Videobank, creditrice di 350mila Euro. L’udienza, slittata al 15 maggio prossimo, è causa di ulteriori incertezze che poco giovano a una kermesse che ultimamente è stata teatro di tristi vicende di giustizia amministrativa. Tra l’altro, il Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Messina ha diffidato Taormina Arte “dal compiere qualsiasi atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito il predetto titolo di proprietà industriale e a trarne profitto in alcun modo”. Uno spettacolo tragicomico che ha riscosso uno straordinario successo mediatico, pilotato da più parti: bandi, esclusioni, riammissioni, pareri legali, assegnazioni provvisorie, ricorsi al TAR, edizioni in house. Il risultato è stata una sessantatreesima edizione della manifestazione “autoprodotta” grazie all’intervento di privati e di sponsor esterni. Nel frattempo il Festival – che da tempo non è location di un Concorso (tra l’altro solo recentemente reintrodotto) che vanti anteprime internazionali come quelle di Venezia o delle altre note kermesse e relegato com’era a tempio che eternava con premi alla carriera per lo più vecchie glorie e divi sul viale del tramonto – dovrà ancora fronteggiarsi con un format in debito d’ossigeno e da rinnovare. Se non con l’ennesima “mission impossible” di una pianificazione lampo nel giro di qualche mese (a giugno, periodo designato, ne mancano ormai appena sette). Transitorietà è la parola d’ordine. E siamo consapevoli che tra qualche mese ricomincerà il solito leitmotiv di polemiche, penuria di risorse e affini. Altro nodo che la Fondazione sarà tenuta necessariamente a sciogliere è quello relativo alle date e al periodo in cui il festival dovrebbe trovare stabile collocazione. Vi è, quindi, tutta una serie di interrogativi sui quali andrebbe posta l’attenzione degli organizzatori al fine di rilanciare o meglio rifondare una kermesse seconda, per storia, soltanto a Venezia. Prima di ogni altra cosa, urge definire l’aspetto economico e la solidità opportuna a garantire continuità e programmazione. E, se tutto ciò fosse possibile, una più approfondita discussione delle criticità sopra evidenziate da parte di un eventuale comitato scientifico e da parte di un’autentica direzione artistica non sarebbe poi così utopica. E mentre la Fondazione tenterà di trovare una quadra, si dovrà ancora pensare a ricostituire un pubblico dato che negli ultimi decenni il TFF ha cessato di essere un festival cinematografico propriamente detto; niente film in Concorso, niente critica e come risultante una piazza festivaliera bruciata. L’utenza taorminese è mondana, modaiola e intrinsecamente diversa da quella di altri grandi festival italiani, anche significativamente recenti. Serve adesso più che mai restituire un’identità precisa e definita a una manifestazione che vanta una storia lunga più di sei decenni. O quantomeno provarci.