Da una prospettiva culturale puramente occidentale, il riconoscimento dei diritti delle persone dello stesso sesso che si amano e vorrebbero costruire insieme una famiglia sembra un tema assodato, scontato, quasi una tautologia. Non è così in tanti altri angoli del globo dove l’amore è incardinato in rigidi registri d’ortodossia, dove la libertà di amare qualcun altro rischia di costare caro, la vita in certi casi. Lungi dal voler sbandierare qualsiasi velleità di superiorità culturale rispetto ad altre tradizioni o visioni del mondo, non bisogna però abdicare alla missione di individuare un nucleo di valori fondamentali che può e deve essere condiviso dall’intera umanità. Custodire la libera espressione dell’amore, in tutte le sue forme, a modesto parere di chi scrive, può e deve far parte di questo possibile insieme di valori.
L’AMORE È LIBERO. Amore e libertà sono due aneliti assolutamente inscindibili, albergano entrambi nel cuore degli uomini fin dai loro primi istanti di vita. Sono elementi caratterizzanti della nostra umanità. Nel nostro essere animali sociali, come ci definiva Aristotele, è insita la disperata necessità di amare. Amare qualcuno, un altro essere umano che ci completi, che accarezzi la nostra anima prima ancora che il nostro corpo, che possa condividere con noi successi, emozioni, gioie. È un amore, questo, che non può essere schematizzato, ogni forma gli sta stretta, l’unica cosa che rileva davvero è la sua autenticità e la sua profondità. Nel rifiuto di ogni forma e di ogni geometria alligna la libertà dell’amore. Una libertà selvaggia, impossibile metterle una briglia, scuote le catene del pregiudizio, le barriere spesso artificiose della tradizione. Cercare di limitare, regolamentare, rinchiudere l’amore, che è sempre naturale nella sua spontaneità, è un errore imperdonabile oltreché un’impresa destinata a sicuro fallimento. Nasciamo per amare, dunque, altri essere umani o qualcosa, un ideale, una causa per cui siamo disposti a dare anche il bene più prezioso che possediamo, la nostra vita. Quello australiano è, dunque, l’ultimo capitolo dell’interminabile battaglia che si combatte incessantemente nelle aule parlamentari, nei tribunali, nelle strade, nelle piazze per far trionfare l’amore assoluto sull’ottusità della dottrina, sul vuoto pregiudizio, sul superfluo partito preso.
UNA LUNGA ATTESA. Ha aspettato più di un decennio la civile Australia per scuotersi dalle catene che la avviluppano e le impedivano di dare un legittimo riconoscimento a persone dello stesso sesso che hanno deciso di amarsi e suggellare formalmente la loro unione di fronte alla legge. Nel 2004, infatti, una legge ultra-conservatrice promulgata dal governo Howard aveva messo fuorilegge i matrimoni di persone dello stesso sesso. Ci sono volute 13 anni di battaglie politiche ed un referendum largamente vinto dalle forze schierate in favore dei matrimoni omosessuali per sbloccare l’impasse. 20 proposte di legge dopo, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è tornato ad essere una civile possibilità in Australia, conquista preceduta da episodi di bellezza assoluta, come la richiesta di matrimonio di un deputato australiano al suo compagno durante la discussione in aula della proposta di legge. Viva l’Amore! Viva la Libertà!