Che Piero Grasso avesse lasciato il Pd per una nuova sfida, stavolta da leader lo si era capito nell’istante stesso in cui aveva sbattuto la porta in faccia ai democratici. Ma in tanti, e non per caso, si chiedono in questi giorni quale vantaggio politico potrà trarre obiettivamente l’attuale presidente del Senato dallo scenario in cui si è imbucato. L’ex Capo dell’Antimafia è diventato il volto di punta della sinistra anti-renziana, denominata “Liberi e Uguali”, che sull’asse D’Alema-Bersani correrà alle prossime elezioni con la certezza di non avere nessuna chance di vincere e soltanto, di fatto, per togliere consensi a Renzi e al Partito Democratico.
LO SCENARIO. I numeri, d’altronde, non mentono mai e dicono che il Pd è in caduta libera, al momento viene dato attorno al 25% e per la prima volta, sotto quota 25,43% che è – guarda caso – la percentuale ottenuta da Pierluigi Bersani alle ultime politiche. Liberi e Uguali, come primo rilevamento si attesterebbe al 6,6% e viaggia, insomma, verso la soglia del 7% prevedibilmente ampliabile. In compenso Forza Italia sarebbe al 15,2% e la Lega al 13% con Fdi al 4,8% e i Cinque Stelle al 28,7%. In definitiva, Berlusconi e Grillo si contenderanno il successo alle elezioni mentre Renzi e Grasso daranno vita ad una resa dei conti politica per il gradino più basso del podio politico. Va detto che, ad oggi, indecisi e non voto metterebbero insieme un astensionismo del 35,3% che è tanta roba e sui quali si scatenerà il tentativo dei vari partiti di accaparrarsi quei consensi e riportare la gente alle urne. Ma, in ogni caso, lo scenario appare delineato e allora, se Renzi in caduta libera non fa notizia, è legittimo chiedersi invece perché Grasso si sia prestato ad una operazione politica a perdere.
SCELTA FATALE. Non è difficile prevedere che il presidente del Senato porterà a casa un buon risultato politico, che sia il 7% o qualcosa in più si vedrà, ma con questa mossa chi potrà sorridere più di tutti sarà l’eterno D’Alema per aver trovato un nome e un volto spendibile con il quale prosciugare il campo dei consensi per Renzi e fare terra bruciata attorno al proprio nemico. Grasso invece, oltre i complimenti di circostanza perché farà sicuramente una campagna elettorale di tutto rispetto, sul piano politico rischia soltanto di rimetterci. C’è chi pensa – e sono molti a pensarlo – che se fosse rimasto ancora sulle sue posizioni e senza alcuna sovraesposizione istituzionale e mediatica, il nome dell’attuale presidente di Palazzo Madama, uomo delle Istituzioni ed un simbolo della lotta antimafia, sarebbe stato tra quelli maggiormente spendibili per il dopo-elezioni, quando nessuno avrà i numeri per governare e si dovrà, per forza di cose, cercare un altro Gentiloni, un nome che metta d’accordo la metà dello scacchiere politico nazionale. Evidente che non potrebbe sostenerlo il centrodestra, inevitabile che non potrà neppure pensare al suo nome Grillo, ancor più chiaro che non lo sosterrà mai più il Pd al quale Grasso insieme a D’Alema e Bersani ha dichiarato “guerra”. Così facendo sono tramontate, a meno di miracoli politici difficilmente ipotizzabili, le chance di Grasso. Senza dimenticare che Grasso ha ancora 72 anni, età che gli consentirebbe senza alcun problema di poter ambire alle prossime elezioni per la presidenza della Repubblica, quando si dovrà cercare un sostituto di Mattarella e già in passato si era fatto il suo nome per quella carica. Pure in questo caso è una poltrona che si allontana. Ecco perché verrebbe da dire: scendere in campo adesso era proprio la scelta giusta da fare?