A Como un gruppo di skinhead ha fatto irruzione ad una riunione di un gruppo di attivisti pro-migranti, a Milano è apparso su un cavalcavia il motto fascista “Duce a noi”, a Firenze un carabiniere espone una bandiera del secondo Reich in caserma, a Roma un gruppo di militanti fascisti ha compiuto un blitz sotto la sede de La Repubblica. Si può parlare di ritorno al passato o solo di schermaglie da campagna elettorale? Fatto sta che questi episodi sono effetto delle ripetute iniziative estreme ed estremiste di gruppi che si richiamano a una triste pagina di storia che pensavamo archiviata per sempre.
FASCISMO E NEOFASCISMO. In Italia il fascismo riuscì a prendere il potere in un momento delicato ed instabile: il primo dopoguerra. Il nostro paese usciva infatti distrutto e destabilizzato dalla Prima Guerra Mondiale, le leggi di rigore a cui erano stati sottoposti i cittadini per favorire lo sforzo bellico iniziavano a pesare su una popolazione sempre più stanca e insoddisfatta. Ed è qui che trovarono terreno fertile Mussolini e il fascismo. Il popolo nel duce aveva trovato una figura idealizzata che garantiva la lotta alla corruzione e metteva al primo posto l’interesse dei cittadini. Se spostiamo il calendario in avanti di circa cento anni il malcontento della popolazione non sembra essere mutato: certo oggi non abbiamo alle spalle le macerie di una guerra ma il Paese è comunque devastato da una grave crisi politica ed economica. L’austerity imposta dall’Unione Europea, l’instabilità dei governi e la paura del diverso generano nuove ideologie brutta copia delle vecchie.
LA CACCIA ALLO STRANIERO. E così a volte ritornano. Gruppi e formazioni che ostentano riferimenti al fascismo ed esercitano la minaccia come strumento pubblico. E mentre la memoria del ventennio si affievolisce e il ricordo tragico delle stragi di matrice neofascista, avvenute fra gli anni Sessanta e Settanta, tende ad appannarsi sono sempre più numerosi i gruppi estremisti che esibiscono apertamente questa bandiera. Rimosso il passato, il fascismo di oggi non sembra più riconducibile alle sue responsabilità storiche e alla sua originaria cultura politica. Appare ai più come il fautore del “prima gli italiani” schierato dalla parte delle frange più deboli e non rappresentate della popolazione contro gli “invasori”. Negli ultimi mesi si è assistito sempre più spesso alla caccia allo straniero: una escalation di insulti, pestaggi, violenze contro gli immigrati. E così se da un lato cresce la xenofobia alimentata da queste correnti estremiste dall’altro cresce l’allarme di un ritorno di derive neofasciste. E allora qual è il nero che fa più paura? Le nuove blackshirt di estrema destra o gli immigrati.