Una volta era il giorno del Signore. Poi è diventato il giorno del relax. Oggi è il giorno degli acquisti. Sempre più numerose famiglie italiane trascorrono la domenica in giro per negozi e in fila al supermercato. E con l’avvicinarsi delle festività natalizie si riaccende la polemica sul lavoro nei festivi e sui turni ai quali sono sottoposti i dipendenti soprattutto delle grandi distribuzioni. Ma l’apertura la domenica e nei festivi vale per un ipermercato il 20% di vendite in più rispetto a un giorno feriale. Qualcosa come nove miliardi di entrate extra all’anno.
NEGOZI CHIUSI. L’astensione dal lavoro la domenica è una battaglia da tempo portata avanti dai sindacati, e a pochi giorni dal Natale rilanciata dal Movimento cinque stelle che propone la chiusura obbligatoria degli esercizi commerciali 6 giorni festivi su 12, e ripresa anche da Papa Francesco che ricorda: «Il riposo domenicale fa vivere da figli e non da schiavi». Leggendo le discussioni degli ultimi giorni sono tornata con la mente alle mie domeniche da bambina, quando, dopo la messa, correvo dal tabaccaio a comprare le “nazionali” per mio nonno e poi passavo in pasticceria a prendere i dolci per il pranzo in famiglia. Non mi sembra che all’epoca qualcuno si desse pena per questi commercianti che in un solo giorno raddoppiavano le entrate settimanali. Ma adesso tutto sembra essere cambiato. Amazon e i siti di e-commerce sono aperti 24 ore su 24 e sette giorni su sette. E stare aperti la domenica diventa una necessità di sopravvivenza. La possibilità di tenere alzate le saracinesche nei festivi è stata introdotta dal decreto “Salva Italia” promosso dal governo di Mario Monti alla fine del 2011, in cui si dice che negozi e supermercati possono restare aperti 24 ore su 24 e tutti i giorni della settimana, domenica compresa, pagando i lavoratori quanto previsto dalla legge per il lavoro notturno e festivo.
NEGOZI APERTI. Il riposo domenicale è diventato un “privilegio” che possono permettersi solo quelle attività commerciali (e dipendenti) che hanno una situazione economica sufficientemente solida da non aver bisogno di lavoro extra. Se per alcune generazioni questa era la norma, oggi lo scenario è più complesso e il numero dei soggetti disponibili a lavorare nei festivi è molto più alto anche in conseguenza delle mutate le condizioni di occupazione e di reddito. È ingiusto lavorare anche la domenica? Forse. È sicuramente peggio vedere tanti giovani disposti a lavorare che rimangono disoccupati. Il vero punto della questione è lasciare le persone libere di scegliere come e quando organizzare la propria attività economica. Il lavoro nei festivi che ad alcuni appare ingiusto, può costituire per altri una rilevante opportunità soprattutto se l’alternativa è non lavorare affatto. Del resto i dati dell’Italia non sono i più alti rispetto al resto dell’Europa: in Svezia il 47% dei dipendenti lavora regolarmente nei giorni festivi, la media dell’UE è a quota 30%, mentre in Italia siamo solo al 24%.