Irriverente, iconico e controverso. Quarant’anni fa, il 25 dicembre 1977, a Corsier-sur-Vevey, in Svizzera, si spegneva Charlie Chaplin. Un addio che chiudeva un percorso artistico straordinario e una vita inquieta sul piano sentimentale. Un percorso, appunto, con due Oscar alla carriera e oltre un centinaio di film e una vita con quattro matrimoni e oltre duemila amanti. Secondo la biografia scritta nel 2014 da Peter Ackroyd “Charlie Chaplin: A Brief Life”, Chaplin ha raggiunto lo status di “uomo più famoso del mondo” a soli 26 anni. Il successo, la popolarità e lo stipendio stellare di Hollywood condizionarono molto il suo rapporto con le donne.
LA MASCHERA DEL ‘900. Nato il 16 aprile 1898, forse a Londra, come ha sempre ripetuto, o forse su un carrozzone di zingari nei pressi di Birmingham, Charlie Chaplin fu una delle personalità più creative e influenti del cinema muto. Il personaggio attorno al quale costruì la sua fama e larga parte delle sue sceneggiature è Charlot. Un omino con la bombetta, baffetti neri, bastoncino di bambù e una camminata ondeggiante. Toccato dal guanto del genio ha saputo esprimere le due facce della società: la farsa e la tragedia. Prende in giro il potere nella figura del poliziotto (L’evaso), satireggia i Paesi guerrafondai durante la Grande Guerra (Shoulder Arms), sbeffeggia i tronfi monumenti e i vuoti riti civili (Luci della città), riversa ironia al vetriolo sulla borghesia viziosa e le sue feste (La donna di Parigi), smonta ferocemente il Fordismo (Tempi moderni) e ridicolizza i dittatori (Il grande dittatore).
L’ALTRO CHARLOT. Ma il vero Charlie non era quello che compariva sul grande schermo. O meglio era simile, più di quanto si pensi, al “grande dittatore” interpretato nel 1940. Un carattere autoritario e dominante, che condivideva con Hitler insieme al baffetto e al fatto che fossero nati con soli 4 giorni di differenza. La prima a scoprirlo, secondo la biografia di Ackroyd, fu la fidanzata Edna Purviance reclutata con un annuncio sul San Francisco Chronicle per un ruolo di attrice ma ben presto abbandonata perché troppo preso dal suo lavoro. E poi sperimentato dalle giovani quattro mogli e dai figli nati da questi matrimoni. Il primo matrimonio fu Mildred Harris, un’attrice sedicenne che presto gli comunicò di essere incinta ma fu solo un falso allarme. Pensando di essere stato ingannato era diventato brusco e lunatico con lei, e spesso se ne andava di casa per giorni senza dirle dove. Quando Harris rimase incinta davvero, la ragazza ebbe un esaurimento nervoso, in parte dovuto ai maltrattamenti. Il secondo fu Lita Grey, conosciuta quando la ragazza aveva soli 7 anni e sposata a 16. Le carte del divorzio ritrovate recentemente in una banca di Los Angeles testimoniano come il celebre regista sia stato crudele e disumano nei confronti della moglie. Poi arrivò la relazione con l’attrice 22enne Paulette Goddard ed infine, le nozze con Oona O’Neill. Nonostante le critiche per la differenza di età (lui 54 anni, lei 18) la relazione durò fino alla morte di Charlie e nacquero otto figli.
UNA VITA IN CHIAROSCURO. Questa ultimo matrimonio viene spesso utilizzato per redimere la figura di Chaplin facendolo passare da donnaiolo a marito amorevole e fedele. Ma se anche fosse vero, il loro matrimonio era macchiato dalle pretese di Charlie, dai suoi scatti d’ira e dalla crudeltà nei confronti dei figli. Secondo il libro di Jane Scovell “Oona: Living in the Shadows”, l’attrice Joan Collins disse che la moglie “serviva” il marito-padrone “con una deferenza da geisha”. E secondo l’autobiografia di Marlon Brando, Chaplin trattava Sydney, uno dei suoi figli, “con crudeltà”. Brando e Sydney, anch’egli attore, lavorarono insieme con Chaplin nel film “La contessa di Hong Kong” e racconta che il padre umiliava Sydney di fronte al resto del cast. Rivelazioni che mettono non poche ombre sulla vita di Charlie Chaplin, genio indiscusso della settima arte. Ma la verità è che, per tanti motivi, il suo profilo, scrostato dalle leggende, resta da scoprire così come il vero significato del suo enigmatico sorriso.