L’ottavo capitolo di una saga così importante che ha appassionato per decenni milioni di fan in tutto il mondo non poteva sfilare sul grande schermo senza lasciarsi alle spalle una scia di commenti e giudizi di diverso tenore. Ad una rapida occhiata in rete, sembra chiaro che la maggior parte delle valutazioni espresse dagli spettatori tramite recensioni e feedback di vario tipo siano di carattere positivo. I più agguerriti, invece, nell’esprimere il proprio parere su “gli ultimi jedi” sembrano i fan storici della saga che non hanno perdonato alcune incongruenze con i capitoli precedenti ed i libri scritti su guerre stellari.
UN FILM LENTO E CON MOLTI PUNTI INTERROGATIVI. Quando porti sulle spalle il marchio “Star Wars” devi mettere in conto di dover sostenere il peso di una storia cinematografica gloriosa, devi essere ben consapevole degli occhi attenti di milioni di fan che ti giudicheranno con puntigliosa precisione. La sensazione che ti lascia “gli ultimi jedi”, dopo oltre due ore e mezza di pellicola, è quella di un film non troppo scorrevole e dalla trama un po’ troppo ingarbugliata. Il dinamismo ammirato in altri capitoli, l’affastellarsi di scenari onirici e personaggi singolari, rimane imbrigliato ne “gli ultimi jedi” in 4 o 5 palcoscenici che si trascinano sullo schermo come la scia di una cometa lenta e stanca. Ne risulta una stasi quasi artificiosa che non riesce a reggere il filo della suspense fino alla fine della pellicola. A voler allungare troppo il brodo, si finisce per guastare la minestra. Sarebbe forse stato meglio accorciare la durata del film ed arricchire la pellicola aggiungendo altri personaggi ed altri scenari. Desta qualche perplessità anche la profondità di qualcuno dei personaggi visto in questo capitolo della saga. Il grande malvagio “Snoke”, uscito già di scena dopo il tradimento del proprio allievo, appare come un personaggio impalpabile, sideralmente lontano dall’alone di mistero e terrore che, ad esempio, avvolgeva il lord dei sith “Darth Sidious”, ammirato in altri capitoli della saga come “La guerra dei cloni”. In Snoke non c’è traccia della maliziosa furbizia che ha reso Sidious uno dei “100 più grandi cattivi di tutti i tempi”, come afferma la popolare rivista di fumetti “Wizard”. Le sottili elucubrazioni del falso senatore di Naboo lasciano spazio ad una protervia tronfia e arrogante che diventa quasi caricaturale quando, dopo l’ostentazione dei propri poteri psionici così soverchianti rispetto a quelli di Rey e Kylo Ren, il leader supremo si fa assassinare proprio dal suo ex apprendista con il più banale degli inganni.
L’ETERNA LOTTA TRA BENE E MALE. Il grande filo conduttore di ogni capitolo della saga rimane chiaramente il confronto tra il bene ed il male, la forza ed il suo lato oscuro. Una distinzione non sempre chiara, non sempre netta, spesso i due poli si mescolano, tra il bianco ed il nero appare il grigio, nessuno riesce ad ergersi come detentore di una verità assoluta. Lo si legge in tante scene, come nel dialogo tra Finn e DJ dove quest’ultimo mostra al primo come anche i ribelli acquistino armi dai trafficanti di Cantonica alimentando la corruzione, la schiavitù e la depravazione che contraddistinguono gli abitanti di quel pianeta. «Non schierarti, vivi libero» afferma con malcelato cinismo il personaggio interpretato da Benicio del Toro prima di vendere i ribelli al nemico per meri interessi economici, a riprova di quanto difficile sia trovare un punto di equilibrio nel flusso della forza, quel sottile equilibrio tra ciò che consideriamo bene e ciò che consideriamo male. Per trovare questo equilibrio e squarciare il velo che copre la superficie delle cose, occorre rinunciare all’ortodossia, alla testarda ostinazione, all’impulsività distruttrice, e scommettere sull’amore. «È così che vinceremo: non distruggendo ciò che odiamo ma salvando ciò che amiamo», sono le parole che Rose rivolge a Finn dopo averlo salvato dall’attacco suicida che quest’ultimo stava per compiere e che racchiudono il senso autentico di questa scommessa. Il rifiuto dell’ortodossia si accompagna al riconoscimento della nostra umana fragilità. Noi siamo egoisti, siamo spesso schiavi delle nostre passioni, siamo avidi, siamo arroganti, e falliamo. «Il fallimento è il più grande dei maestri» dice il redivivo maestro Joda a Luke Skywalker sull’angusto sentiero dell’isola dei jedi. Non possiamo imparare nulla né riformare noi stessi senza bere il calice amaro del fallimento. E infine, come sempre sul fondo del vaso di Pandora, meravigliosa giace la speranza. Una scintilla, un barlume che è possibile scorgere soltanto se si hanno gli occhi per vederlo. Una scintilla capace di appiccare un fuoco dirompente, una luce che brilla anche quando siamo circondati dall’oscurità, basta guardare in fondo al proprio cuore. «La speranza è come l’alba. Se ci credi solo quando la puoi vedere non supererai mai la notte». Che la forza sia con voi.