Più che un derby di coppa, la partita di ieri sera rappresentava un vero e proprio bivio per le due sponde calcistiche di Milano. La svolta l’ha imboccata il Milan, sul filo dei minuti, con un lampo del giovanissimo Patrick Cutrone, nella notte e sotto la pioggia, una pioggia pesante, come il campo di San Siro.
MILAN DI COPPE. Le coppe sono da sempre la casa del Milan. La società di via Aldo Rossi è avvezza a simili palcoscenici, che siano europei o nazionali il margine di errore è davvero risicato. Quale teatro migliore, allora, per provare ad imbastire una rinascita allontanando i “de profundis” che risuonano a Milanello da almeno un mese a questa parte. Con il campionato quasi totalmente compromesso, la zona champions è sideralmente lontana, le coppe possono essere l’unica ancora di salvezza per una stagione partita con tante incertezze e naufragata alle prime serie difficoltà. È indubbio che tra le due società milanesi chi se la passa peggio è certamente il Milan. Non si tratta soltanto dei 16 punti di differenza, una vera enormità nella stagione peggiore dai tempi della retrocessione, ciò che incide enormemente sono i dubbi sulla solidità finanziaria del progetto Milan, si veda in proposito il fallimento del Voluntary Agreement proposto alla FIFA, e le vicissitudini extra-campo che riguardano la vicenda di Gigio Donnarumma. A questo burrascoso retaggio si aggiunga inoltre una preparazione atletica non ottimale ed il cambio in corsa dell’allenatore. Mentre i rossoneri si aggrappano alle coppe, i nerazzurri incassano, inspiegabilmente, la terza sconfitta consecutiva, tra campionato e coppa, con l’aggiunta del rivedibile ottavo di finale vinto ai rigori con il Pordenone. Come sia possibile che il carro armato costruito da Spalletti, capace di inanellare 16 risultati utili consecutivi, stia perdendo i cingoli è difficile da spiegare. Ciò che traspare, assodata una condizione fisica che non sembra così in affanno ed una solidità tattica garantita dall’esperienza di Spalletti, è un’improvvisa fragilità psicologica, uno smarrimento di se stessi da cui l’Inter, così come il Milan, è stata colpita al manifestarsi delle prime serie difficoltà. Forse sta qui, oltre che nella profondità della rosa, la differenza con squadre come Napoli e Juve, la capacità di serrare i ranghi di fronte alle difficoltà e reagire immediatamente, senza farsi schiacciare dagli eventi.
POCA QUALITÀ, TANTO AGONISMO. Tanti gli errori tecnici in questo derby di fine anno. Se il Milan aveva già manifestato questa imprecisione nella costruzione del gioco, sorprende che anche l’Inter, in genere molto compatta e lineare nella sua manovra, sia rimasta ingolfata nel pantano di San Siro. E’ riuscito a prevalere, allora, chi ha dimostrato di avere più fame, più voglia di vincere, più determinazione nel gonfiare la rete alle spalle del portiere avversario. Ai punti, comunque, meglio il Milan. I rossoneri hanno costruito la solita gragnuola di tiri, ben 30, scagliati contro la porta avversaria di cui, però, soltanto 3 sono finiti nello specchio. L’imprecisione sotto-porta è una costante di quest’anno per i rossoneri che neanche Montella era riuscito a correggere, ci proverà Gattuso nei mesi a venire a trovare la quadra di un problema che incide moltissimo sui risultati del Milan, da settimane in netta difficoltà nel trovare la via della rete. Per fortuna ringhio può contare sull’ambizione del giovanissimo Cutrone, vero colpo dell’estate a costo zero, “canterano” rossonero doc, che sgusciando alle spalle della retroguardia nerazzurra ha uncinato un assist delizioso del solito Suso trovando il goal alle spalle di Handanovic. Al 105’, sul filo del minuti, sul filo del fuorigioco, sul filo di una stagione possibilmente fallimentare. E’ presto per parlare di svolta, il Milan, così come l’Inter, camminano su quel filo sottile, ognuno con i propri obiettivi, ce lo dirà il prossimo anno se riusciranno a mantenere l’equilibrio o precipiteranno, nel vuoto di un’altra stagione amara.
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