Le lancette dell’orologio corrono inesorabilmente avanti e ci avvicinano alla data del 4 marzo, vero spartiacque politico per un paese governato da compagini tecniche e non direttamente elette dal popolo negli ultimi 7 anni. Se il polo del centro-destra continua a veleggiare verso percentuali toniche vicine al 35%, M5S e PD inseguono cercando di ridurre il gap. In quest’ottica si moltiplicano incontri con le parti produttive del Paese sul territorio e apparizioni televisive nelle tribune politiche più popolari dell’etere.
IL LEADER 5 STELLE NEL SALOTTO DI VESPA. Luigi Di Maio si è presentato ieri sera nella più classica tribuna politica italiana, il salotto di Bruno Vespa. Lo ha fatto con la disinvoltura di chi si è da tempo scrollato di dosso il tabù legato all’utilizzo della televisione come strumento di propaganda politica, un tempo messa al bando dai vertici del movimento. Quell’aria da curato bonario che il ragazzo campano si porta dietro unita a quella freschezza che è il riflesso diretto della sua giovane età costituiscono elementi molto convincenti per far breccia in un elettorato, quello formato dalle persone che hanno più di 50 anni, storicamente diffidente nei confronti della proposta politica grillina. Di Maio fa appena in tempo a sedersi che già Vespa lo incalza sulla decisione di aprire le candidature alla società civile e sulla penale da pagare per eventuali cambi di casacca. Sul primo tema che, diciamoci la verità, in molti aspettavano, Di Maio conferma la volontà del 5 stelle di aprirsi alle energie virtuose che provengono dalla società civile anche se i filtri in entrata rimangono estremamente rigidi ed i criteri di selezione riconosciuti dal nuovo statuto al capo politico appaiono alquanto discrezionali. Meno efficace ed un po’ evasiva la risposta all’obiezione che Vespa muove sulla penale ricordando che la nostra Costituzione non prevede vincolo di mandato per i parlamentari. Appare chiaro che l’argomento sia più uno strumento di propaganda per serrare i ranghi dello zoccolo duro piuttosto che un proposito concretamente realizzabile. L’ultima apparizione televisiva di Di Maio ha rappresentato anche un’occasione per esaltare i meccanismi di selezione della classe dirigente adottati dal Movimento 5 Stelle. Di Maio ha in particolare ricordato l’utilità della piattaforma Rousseau che permette agli iscritti certificati del Movimento la votazione online di chi si propone a candidarsi nelle liste del 5 stelle e consente di seguire dei corsi in E-Learning sul funzionamento delle istituzioni nazionali e locali.
DALL’EUROPA ALLE MISURE INTERNE: LE PROPOSTE PENTA-STELLATE. Terminato il proprio intervento introduttivo con il consueto tono pacato e suadente, Di Maio è stato incalzato da Massimo Franco, editorialista del Corriere, sulla posizione riguardante l’eventuale uscita dall’Euro. Di Maio ha confermato la sostanziale inversione di tendenza del Movimento sul tema, una posizione molto più responsabile che guarda ad un eventuale referendum sull’argomento, ipotesi comunque impraticabile nell’alveo della legislazione attuale poiché incostituzionale, come un “extrema ratio”, nella convinzione che la posizione non più politicamente solida di Germania, Francia, Spagna o Portogallo possa dare all’Italia una chance in più di contare ai tavoli internazionali come mai prima d’ora. L’incertezza politica che serpeggia nei maggiori paesi europei sarebbe dunque un viatico per un ritorno prepotente dell’Italia come fulcro di una nuova politica continentale basata sugli investimenti e sulla protezione delle eccellenze agricole e alimentari dei singoli stati membri. Per quanto riguarda la politica interna, il vessillo che si agita maggiormente al vento è quello del reddito di cittadinanza, un sussidio di 780 euro al mese per i disoccupati che diventano 1638 in caso di famiglia con due figli, costo della manovra tra i 15 e i 20 mld di euro l’anno. Nel programma grillino troviamo anche un netto abbattimento del debito sul PIL di 40 punti in 10 anni, 75 mld di euro l’anno il costo stimato. Inoltre il Movimento propone un innalzamento della spesa per il welfare familiare dall’1.5 attuale al 2.5% del PIL per un costo di circa 17.5 mld di euro l’anno. Un programma estremamente esoso che il leader 5 stelle prevede di pagare grazie alla crescita che queste misure dovrebbero generare. Investimenti e pagamento del debito nell’idea di Di Maio sono infatti elementi interconnessi ed il secondo non può concretizzarsi se non si concretizzano i primi. L’apparizione da Vespa rappresenta un altro tassello di una campagna vissuta in bilico tra scetticismo e speranza per i 5 stelle, soltanto le urne ci diranno se il progetto di un governo grillino si rivelerà fattibile o meno.