Cinquanta giorni di campagna elettorale: da oggi, 12 gennaio, alla mezzanotte di venerdì 2 marzo, quando la tregua prima del voto dovrebbe sospendere proclami e promesse. In questo periodo si moltiplicano slogan e promesse per dirottare le preferenze degli italiani verso l’uno o l’altro schieramento. Il rischio concreto è, però, che la caccia al consenso passi da un confronto giocato su parole d’ordine approssimative e confuse, utilizzate con l’unico scopo di recuperare terreno o, peggio, di screditare gli avversari. E così populismo, flat tax e fake news hanno fatto, ormai da mesi, il loro ingresso nell’agenda della politica. Ma non solo, diventano trend topic delle campagne elettorali fatte sui social network.
LAVORO, PENSIONI E SICUREZZA. In cima alle preoccupazioni degli italiani dal 2008, complice la crisi economica, ci sono lavoro, pensioni e sicurezza. Parole che nell’attuale campagna elettorale vengono tradotte in jobs act, flat tax e immigrazione. Stando ai dati Istat è difficile criticare i risultati della riforma del mercato del lavoro dal momento che della sua approvazione nel 2014 sono stati prodotti quasi 980mila posti di lavoro; il tasso di disoccupazione è passato dal 13% all’11%, mentre la disoccupazione giovanile, che prima viaggiava al 43%, oggi è scesa al 32,7%. Il jobs act ha funzionato, ma va migliorato. E così accanto a questa parola chiave troviamo lotta al precariato, alternanza scuola-lavoro e agevolazioni fiscali alle imprese. Al centro del dibattito politico ci sono sempre loro: le tasse. L’introduzione di una flat tax, al posto dell’attuale IRPEF, è uno dei punti ufficiali del programma della coalizione di centrodestra che con questa misura promette di dimezzare l’imposta sui redditi per milioni di cittadini e, nel contempo, andare a recuperare miliardi di euro di evasione fiscale. Quella proposta da Berlusconi e compagni è un’imposta con aliquota unica, in cui la percentuale che viene pagata in tasse è fissa e non cresce con l’aumentare dell’imponibile. Un altro cavallo di battaglia che il leader di Forza Italia rispolvera ogni campagna elettorale è l’aumento delle pensioni minime. Stavolta vorrebbe portarle a mille euro. Dall’altro lato il movimento cinque stelle risponde con la “quota 41” la possibilità per tutti i lavoratori di andare in pensione dopo 41 anni di contributi. Il Pd, invece, resta ancorato alla Legge Fornero, ma ha puntato tutto sul reddito di inclusione. Il Rei costituisce un diritto per chiunque si trovi al di sotto di determinate soglie economiche, e si articola in un contributo monetario accompagnato dalla possibilità di fruire di percorsi d’inserimento sociale e lavorativo. I temi legati alla sicurezza e all’immigrazione fanno, invece parte, soprattutto del repertorio della Lega. Stop ai clandestini, mandiamoli via dall’Italia, difendiamo i nostri confini sono gli slogan di Matteo Salvini. A cui si contrappongono quelli sull’accoglienza, sulla lotta ai trafficanti e sullo ius soli di un’altra parte della politica.
POPULISMO E SOVRANISMO. Due –ismi entrati di recente nella discussione politica italiana, forse anche ampiamente abusati, sono populismo e sovranismo. La parola populismo nasce in Russia alla fine del diciannovesimo secolo. Denomina un movimento politico che intende migliorare le condizioni di vita del popolo con una forma di socialismo rurale, antitetico alla burocrazia zarista e alle società industriali dell’Occidente. Oggi è sostanzialmente una carta che, in Europa ma non solo, viene giocata un po’ da tutte le forze politiche tradizionali per demonizzare l’avversario. I movimenti populisti fanno presa perché colgono i problemi concreti della gente, disagio socio-economico, immigrazione, tasse, malessere anti-Ue, minimizzati o ignorati dai partiti di sistema. Che però ora fanno loro concorrenza nella speranza di recuperare consensi. Il sovranismo è una dottrina politica che sostiene la preservazione o la riacquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in contrapposizione alle istanze e alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali. E qui sostanzialmente la questione si gioca tra quei partiti che vorrebbero prendere le distanze dall’Unione Europea e quelli che la vedono ancora come un’opportunità.
FAKE NEWS E VACCINI. Un’altra parola chiave della campagna elettorale, non solo di casa nostra, è fake news. Le notizie false che circolano sul web. Tutti le hanno lette, molti vi hanno creduto, alcuni vogliono crederci e i partiti agiteranno il tema almeno fino alle elezioni. E anche sui vaccini, si è letto di tutto, notizie più o meno vero. Ed in questa battaglia elettorale, dove nessun colpo è escluso, sono stati tirati in ballo dal leader delle Lega Nord che ha promesso in caso di vittoria l’abolizione della legge Lorenzin. L’intento è chiaro: sottrarre voti al movimento cinque stelle, che sulla vaccinazione ha da tempo una posizione ambigua, e superare così Forza Italia, alleato indispensabile ma quanto mai ingombrante. Poco importa se in tutto questo ad andarci di mezzo è la salute pubblica. Ed in quella che è ormai diventata una gara a chi abolisce più norme in caso di vittoria, dal canone Rai di Matteo Renzi alle tasse universitarie di Piero Grasso, il leader del Carroccio aggiunge, alla riforma delle pensioni dell’ex ministro Elsa Fornero, anche la volontà di cancellare la legge sull’obbligo vaccinale. Ed il quadro complessivo non aiuta. Ripresa certa, ma non percepita da tutti i cittadini. Fratture generazionali e territoriali. Minoranze che non si sentono rappresentate. Nuovo sistema elettorale alla prova. Tutte situazioni che potrebbero spingere i partiti ad alzare i toni della campagna elettorale.