La bufera sui sacchetti biodegradabili a pagamento comincia a sgonfiarsi. Ma ormai il danno è stato fatto. L’introduzione a partire dal primo gennaio 2018 degli eco-shopper a pagamento per l’ortofrutta ha cambiato le abitudini di consumo degli italiani spostandole verso l’acquisto di frutta e verdura già confezionata nelle vaschette di polistirolo. Risultato: più imballaggi da smaltire.
EFFETTO BOOMERANG. La nuova legge che ha come obiettivo la riduzione dell’utilizzo di plastiche dannose per l’ambiente potrebbe rivelarsi un boomerang: il 12% dei consumatori ha preferito comprare frutta e verdura già confezionata per non dover pagare il sacchetto bio. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dal Monitor Ortofrutta di Agroter in collaborazione con Toluna, che ha analizzato la reazione avuta nei primi dieci giorni dell’anno sull’intero territorio nazionale. La crescita del ricorso ai prodotti confezionati, che fanno spesso uso di un vassoio in polistirolo con sigillatura in polietilene pesante, ha ricadute negative sull’ecosistema, in quanto per eliminare un ridotto apporto di plastica, quello dei sacchetti ultrafini, si finisce per incentivare l’impiego di materiali ben più impattanti per l’ambiente
IL SONDAGGIO. E poi c’è chi è tornato a vecchie abitudini di spesa. Il 21% del campione dell’indagine curata da Roberto Della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari all’Università di Bologna, ha preferito rivolgersi al fruttivendolo che tradizionalmente utilizza sacchetti di carta, quindi non soggetti a pagamento obbligatorio, invece che al supermercato. Il 7% di consumatori, invece, indica di aver comprato meno frutta e verdura. Il 56% degli intervistati, invece, risponde di aver fatto spesa come al solito: un comportamento più marcato nei giovani (61%) rispetto agli over 55 (53%). Il 6% vorrebbe i vecchi sacchetti in plastica gratuiti.