Settantasei anni di storia, 90 nazioni aderenti, 3mila partner locali. Sono i numeri di un’organizzazione, Oxfam, che ha occupato una spazio di primo piano nei settori correlati alla povertà globale ed alle disuguaglianze socio-economiche che attraversano il mondo. Quale migliore occasione, allora, per tenere aperti gli occhi del mondo su tematiche così delicate del forum economico mondiale che si sta tenendo a Davos, Svizzera. Un’occasione che Oxfam ha voluto cogliere al volo pubblicando uno studio globale sulla situazione relativa alla distribuzione della ricchezza su base mondiale ed ai sui meccanismi giudicati dall’organizzazione internazionale iniqui e meritevoli di interventi urgenti. Nell’analisi Oxfam un focus particolare è stato dedicato all’Italia con la redazione del documento “Disuguitalia”.
DAVOS. Adagiato tra i massicci del Canton Grigioni, il piccolo villaggio di Davos appare agli occhi dei più come una rinomata località sciistica, un luogo immerso nella natura, da vivere e godere attraverso le lunghe passeggiate che è possibile assaporare quando il clima è più mite e la primavera bussa alle porte dell’inverno. Ma alla fine del mese di gennaio di ogni anno, dal 1971 a questa parte, il villaggio di Davos diventa l’ombelico del mondo. Si riempie di grandi limousine e auguste personalità provenienti dal mondo della politica, dell’economia e delle imprese con il relativo codazzo di sherpa e giornalisti al seguito. Grazie all’estro di Klaus Schwab e di coloro che gli sono succeduti, la tranquilla Davos nella neutrale Svizzera è diventata la sede del “forum economico mondiale”, così denominato dal 1987 al posto dell’iniziale “simposio europeo del management”. Un appuntamento tra i più importanti dove i leader globali si confrontano su come dirigere i venti che soffiano sugli ingranaggi dell’economia internazionale. Un appuntamento che ha fatto anche da teatro ad importanti eventi nella storia della diplomazia, dal primo incontro tra i ministri delle due Coree nel 1989 all’accordo quadro su Gaza e Gerico stipulato nel 1994 tra il leader israeliano Shimon Peres e quello palestinese Yasser Arafat. E così, tra una scintilla e l’altra tra i leader europei, paladini del libero commercio, ed il convinto protezionista Donald Trump – da registrare in proposito l’intervento ironico del presidente francese Macron sul Tycoon che ha affermato: «Con questa neve è difficile credere nel riscaldamento globale. Naturalmente, e per fortuna, quest’anno non avete invitato nessuno che sia scettico su questo» – si fa spazio tra i sentieri lastricati di ghiaccio il rapporto di Oxfam sulle disuguaglianze che tira in ballo direttamente l’Italia.
DISUGUITALIA. Inizia con un grafico a torta il documento di Oxfam sulla situazione nazionale relativa alle disuguaglianze. Un’immagine per veicolare in maniera più diretta e senza equivoci i contenuti del messaggio. Secondo i dati del Global Wealth Databook 2017, in Italia il 20% più ricco della popolazione detiene il 66,41% della ricchezza. Dati che sarebbero in linea con il trend generale dove quasi il 46% dell’incremento del reddito disponibile pro-capite globale è stato appannaggio del 10% più ricco della popolazione mondiale a fronte di appena il 10% ricevuto dalla metà più povera della popolazione del pianeta. Quello che Oxfam fa rilevare non è tanto la crescita economica che il pianeta è in grado di produrre bensì la sua distribuzione. Oxfam mette poi in relazione i dati italiani con il contesto europeo sottolineando che l’Italia risulta in ventesima posizione tra i 28 Paesi membri dell’Ue per i livelli di disuguaglianza del reddito disponibile. I dati evidenziano, inoltre, come il sistema di welfare nazionale non riesca ad incidere in maniera significativa sulla riduzione del gap con le altre nazioni europee. Il documento in questione termina poi con i risultati di un sondaggio realizzato da Demopolis in cui il campione intervistato alla domanda: “A suo avviso in quali ambiti si manifestano oggi le più forti disuguaglianze fra i cittadini in Italia?” ha risposto, nell’ordine, con “il reddito (76%)”, “il patrimonio (63%)” e “opportunità di accesso al mondo del lavoro (60%)”. Inoltre, l’80% del campione interpellato ha ritenuto “prioritarie e urgenti” nuove politiche sulla riduzione delle disuguaglianze.
AI LEADER POLITICI. Vista l’imminente scadenza elettorale che interessa tutta Europa, Oxfam ha anche scritto una lettera ai principali leader impegnati nella campagna per le Politiche quali Emma Bonino, Luigi Di Maio, Matteo Renzi, Pietro Grasso, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Nella missiva, Oxfam ha chiesto ai leader italiani quali politiche intendono adottare una volta al governo sul contrasto all’evasione fiscale, sulle maggiori tutele per i lavoratori e sui servizi pubblici in ambito sanitario ed educativo. Nessuno dei sette ha ancora risposto.