Tranne in rarissime eccezioni, la mononucleosi infettiva da virus di Epstein-Barr, appartenente alla famiglia degli Herpes Virus, non è una malattia pericolosa e si risolve in circa due settimane. Proprio per la sua facile trasmissione, attraverso la saliva infetta, viene chiamata comunemente “malattia del bacio” anche se, in effetti, non è così scontato che si debba contrarre necessariamente con questa modalità. Il contagio può avvenire tramite contatto diretto e indiretto: attraverso un bacio o un rapporto sessuale, in maniera quindi diretta, oppure per mezzo dell’uso di oggetti contaminati, quindi con contatto indiretto. Attenzione, quindi, alla condivisione di oggetti di uso personale, come spazzolini, bicchieri, posate. Molto spesso, la malattia è asintomatica e non è detto, dunque, che una persona che non ha mai presentato i sintomi tipici della mononucleosi non abbia contratto il virus in passato.
LA MALATTIA DEL BACIO. I soggetti più colpiti da mononucleosi sono i giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni. La malattia del bacio si manifesta solo nei soggetti particolarmente debilitati, con un sistema immunitario delicato e già compromesso, mentre la maggior parte delle persone colpite dalla mononucleosi non ha mai accusato segni di infezione pur sviluppando invece anticorpi specifici. Nella maggior parte dei casi, la malattia procede senza particolari sintomi e soprattutto si risolve senza troppe complicanze. La mononucleosi è una malattia acuta, infettiva e contagiosa, ciò significa che, entrando in contatto con una persona affetta da mononucleosi, abbiamo grosse probabilità di ammalarci di questa patologia, ma non è così scontato che mostreremo i tipici segni dell’infezione in atto. È importante sottolineare che le persone che hanno contratto il virus sono da considerarsi portatori e quindi a rischio di contagio per almeno sei mesi, un periodo finestra nel corso del quale attraverso il contatto, diretto o indiretto, essi possono contagiare altre persone. Il virus ha un periodo di incubazione che va dalle quattro alle otto settimane circa, ma nei bambini più piccoli il periodo può essere più breve.
COME RICONOSCERLA. I sintomi della mononucleosi sono piuttosto evidenti ossia linfoadenopatia (ovvero ghiandole del collo particolarmente gonfie) febbre, ingrossamento della milza, faringite e tonsillite con produzione biancastra sulle tonsille resistente ad antibioticoterapia, ittero, ed in moltissimi casi anche mal di gola, mal di testa, sudorazioni intense specialmente di notte, stanchezza frequente, e perdita di peso. Spesso a seguito di scorretta assunzione di determinati tipi di antibiotici il paziente presenta rash cutaneo, gonfiore delle palpebre, edema della mucosa orale e orticaria. Soprattutto nei pazienti di età più avanzata, anche se raramente, si possono osservare le complicazioni da mononucleosi infettiva a carico del sistema nervoso centrale e periferico, a livello della milza e del fegato. Tra le complicazioni più temibili, che possono portare alla morte del paziente, si annoverano la rottura della milza per l’ingrossamento di tale organo, epatite fulminante ed encefalite dovute sostanzialmente ad immunodeficienze del soggetto. Altre complicazioni sono orchite, miocardite, pericardite, ulcere genitali, neutropenia, anemia, piastrinopenia e polmonite interstiziale e la sovra-infezione batterica faringo-tonsillare. I segni e sintomi come la febbre e il mal di gola di solito scompaiono quasi completamente nel giro di due settimane, invece l’affaticamento e il gonfiore dei linfonodi e della milza possono durare anche per più tempo. Negli adulti le manifestazioni possono essere particolarmente prolungate e severe. In caso di gravidanza, la mononucleosi non è problematica anche se la prevenzione è sempre consigliata.
UN CASO CON SINTOMATOLOGIA ATIPICA. Ma in alcuni casi i sintomi non sono subito riconducibili alla mononucleosi. Nei giorni scorsi ho avuto modo di esaminare un caso di mononucleosi attiva su un ragazzo di giovane età, pervenuto alla mia osservazione in urgenza per difficoltà respiratoria, disfagia e sudorazione notturna. Eseguita la visita con indagini strumentali, quali la rinofaringolaringoscopia, si riscontrava una imponente edema della glottide, con ingorgo salivare, e la presenza di un minimo e residuo spazio respiratorio. Il paziente, irrequieto per le difficoltà nella respirazione e nella deglutizione, è stato subito monitorato e sottoposto a terapia d’urgenza, in modo da ridurre l’edema, poiché vi era il dubbio non riuscisse ad arrivare presso un nosocomio. Si programmava in urgenza una TC del collo e del torace e prelievo ematologico con titolazione delle IgG e IgM per Virus Epstein-Barr risultato positivo. La manifestazione atipica consisteva, appunto, nell’imponente edema glottico, ispessimento irregolare della parete destra della faringe che si estendeva inferiormente ad interessare la regione infraioidea con impegno della loggia preepiglottica e dello spazio retrofaringeo, determinando un ristringimento uniforme con dislocazione a destra della linea mediana del lume faringeo. Nel contesto del tessuto patologico si identificano due sfumate aree ipodense da probabili formazioni ascessuali. Questo reperto TC è indicativo di un processo infiammatorio con iniziale ascessualizzazione della laringe sovraglottica, coesistono adenopatie della regione giugulo-digastrica e del triangolo posteriore a destra. Molto spesso la mononucleosi, proprio per queste manifestazioni atipiche, non viene diagnosticata nell’immediato, sottovalutando il quadro clinico, può volgere in esito infausto.
DIAGNOSI E TRATTAMENTI. Il virus di Epstein-Barr non è responsabile della sola mononucleosi infettiva ma anche della genesi di alcuni tumori epiteliali, nonché di alcuni tipi di linfoma, come il Linfoma di Hodgkin e il carcinoma della rinofaringe. La diagnosi si avvale di una visita medica specialistica olistica, importante in questi casi effettuare la diagnosi differenziale con le comuni tonsillite purulente o con altre patologie infettive responsabili di linfoadenopatia laterocervicale e febbre. Il secondo passaggio è il prelievo ematico per l’esecuzione di emocromo con formula leucocitaria, transaminasi, bilirubina totale e frazionata e titolazione delle IgM e IgG per Virus di Epstein-Barr. La diagnosi è clinica e per confermare la patologia bisogna assolutamente effettuare il prelievo ematico, sconsiglio, dunque, in relazione alla mia esperienza e casistica clinica, di sottoporsi a test rapido o monotest che risulta nella maggioranza dei casi falso negativo, facendo perdere tempo prezioso al paziente. Le cure sono diverse a seconda dei casi. Generalmente si consiglia riposo assoluto, alimentazione equilibrata e buona idratazione del paziente, antipiretici e antinfiammatori tranne l’acido acetilsalicilico che può causare una grave complicanza chiamata sindrome di Reye. Gli antibiotici sono generalmente sconsigliati in quanto, oltre ad essere inutili per il trattamento della patologia, possono addirittura essere nocivi. L’uso dell’antibiotico (e solo alcuni tipi di antibiotici) è indicato solo in una bassa percentuale di casi, quando si associa alla mononucleosi anche una sovrainfezione faringotonsillare batterica. Nei casi più gravi possono essere assunti cortisonici e antivirali. La prevenzione è fondamentale per evitare il contagio. Bisogna evitare il contatto diretto e indiretto con persone la cui patologia sia conclamata, non solo durante il periodo della malattia, ma anche nei giorni successivi al termine delle manifestazioni cliniche e sintomatiche. La prevenzione primaria è quella più importante, passa attraverso la persona e consiste nel rafforzare il proprio sistema immunitario, con una alimentazione sana ed equilibrata, e possibilmente anche con l’integrazione minerale e vitaminica adeguata.