Tra nostalgia e ossessione del passato, torna dal vivo il genio dei Beach Boys, quel tormentato Brian Wilson che ha vissuto almeno due vite. Dapprima assorbito dalle vertiginose armonie vocali create da ragazzo, che i Beatles per primi invidiavano, e poi vittima di una lunga crisi maniaco-depressiva che sembrava averlo distrutto per sempre. Ma poi è arrivata la sua musa salvatrice, la seconda moglie Melinda, che lo ha riportato lentamente alla vita, fuori da droghe, alcol e terrore-orrore del palco. Era la fine degli anni Novanta quando Wilson ritrovò la voglia di suonare dal vivo e comporre nuove canzoni. Ora è di nuovo in pista, 76 anni a giugno, con il “Pet Sounds tour” che l’11 agosto approda al Teatro Antico di Taormina per una unica esibizione italiana che resterà nella leggenda, dando un senso a una stagione estiva di spettacoli che in Sicilia un senso non ha.
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IL GENIO TORMENTATO. Brian Wilson è una specie di profeta. Messaggero di benevolenza e felicità (se solo potesse esistere), fragilità e innocenza, nostalgia di tempi meravigliosi benché mai vissuti. Scatena potenti ricordi basati sul nulla anche in chi, quando quella musica è stata composta, non era ancora nato. È una delle figure chiave della musica popolare del Novecento, per alcuni – tra cui il quinto Beatle George Martin – il più grande genio musicale vivente. Nel 1961 Wilson fonda i Beach Boys, nucleo allargato della sua famiglia, di cui è genio creativo e compositivo: le loro canzoni mantengono una struttura rock e sono pervase da una contagiosa energia, alimentata da accattivanti ritornelli pop, da basi ritmiche accentuate e riff di chitarra particolarmente incisivi amalgamati in maniera innovativa alle armonie vocali dei Four Freshmen, che da sempre ispirano l’artista. Nel giro di quattro anni sfornarono dischi e hit singoli a getto continuo, una valanga di seducenti canzoni sulle onde dei surfers californiani. Un successo epocale e una gara a distanza con i quattro di Liverpool. Toccava al dotato Brian il lavoro più faticoso di scrivere le canzoni, adattarle alle voci della band e portarle in studio.
52 ANNI DI PET SOUNDS. Gli orizzonti artistici di Brian Wilson si espandono e nel 1966 produce “Pet Sounds”, l’ambizioso album che rivoluzionerà la storia della musica pop, una tela musicale senza confini realizzata con il prezioso aiuto del paroliere e compositore Tony Asher. L’album divenne presto una leggenda, con il consenso entusiastico delle più grandi rockstar del tempo da Paul McCartney a Elton John e Bob Dylan. Non è un segreto che i Beatles si ispirarono a “Pet Sounds” per il loro “Sgt. Pepper’s”. Ma non fu facile farlo uscire per le perplessità della Capitol Records e di Mike Love, abituati ai più facili hit surfisti che avevano costruito l’enorme successo dei Beach Boys. Oggi Wilson vive in famiglia a Beverly Hills con Melinda, cinque figli adottati e tanti cani. Fa sempre la stessa vita, colazione vicino casa, una passeggiata nel parco e di nuovo a casa. Metodico e ripetitivo. Parla poco e, nelle rare interviste, parla ossessivamente di “Pet sounds”. «Quando da ragazzo ho creato “Pet sounds”, mi sono subito reso conto che era buono, ma solo con il tempo ho superato la paura di stare a mio agio sul palco. Un bel po’ di demoni li ho messi a tacere, se ne sono andati. Ho ripreso quel disco perché sentivo che il mondo era finalmente pronto per un lavoro che era molto in anticipo sui tempi. Poi penso che sia una cosa incredibile che nel 2018 alle persone piaccia ancora, per questo voglio renderle felici».
Good vibrations in Sicilia con la musica di mister Brian Wilson. Smile.