Si chiama turismo di radice ed è un fenomeno che apre enormi opportunità per il settore e che nel nostro Paese è ancora all’inizio, anche se storicamente l’Italia, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, è stata il punto d’origine di un fenomeno migratorio di vaste proporzioni. Valorizzare il patrimonio culturale di ogni territorio e creare opportunità per superare l’attuale crisi congiunturale, costituisce un’inestimabile ricchezza che può rappresentare la fonte principale di una crescita sociale ed economica diffusa. Un forte attrattore per superare questa crisi, può essere sicuramente indicata nelle politiche di promozione turistica dei propri territori all’estero, alla riscoperta delle proprie origini ed identità culturali e territoriali.
TURISMO DI RADICE. Su questo aspetto non è da sottovalutare la possibile sinergia che le imprese, attraverso lo strumento del “contratto di rete”, come spinta alla competitività e potenziamento dei servizi ai turisti, accresce, individualmente e collettivamente, la capacità innovativa e la competitività nei mercati esteri. Il Piano strategico di sviluppo del turismo 2017-2020 a cura del Mibact individua nel segmento del turismo di radice «un’opportunità di ampliamento dell’offerta turistica rappresentata dai cittadini di origine italiana sparsi nel mondo, intercettando i fabbisogni specifici di questo mercato del turismo del ritorno». Anche nel piano di sviluppo turistico della regione Siciliana viene indicata l’importanza al turismo di ritorno o di radice. È bene fare presente, che il cosiddetto “turismo di ritorno” è forse poco affrontato in maniera sistematica ma allo stesso tempo, è di fondamentale importanza anche alla luce delle sue implicazioni socio-culturali ed economiche.
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RITORNO ALLE ORIGINI. Il mercato del “turismo di ritorno” all’interno dell’esperienza migratoria rappresenta un aspetto fondamentale della vita dell’emigrato: viaggi delle radici con tour, visite guidate e eventi dedicati alla scoperta e riscoperta delle proprie origini familiari, conoscenza della storia degli antenati, delle tradizioni religiose, dei saperi e dei sapori antichi della propria terra, l’incontro con parenti ancora viventi e con i luoghi vissuti dai propri antenati. Inoltre gli emigrati, conservano stretti legami con la propria cultura di origine in quanto forte è il desiderio di rivedere o scoprire il Paese delle origini della propria famiglia. La mobilitazione di questo flusso di rientro turistico assume rilevanza nel turismo italiano (cfr. PST Mibact 2017) soprattutto per i figli di emigrati di seconda e terza generazione, una volta inseriti nella comunità che li ha accolti e raggiunto un certo benessere economico, intraprendono un viaggio di ritorno alla riscoperta delle origini delle loro famiglie anche attraverso studi genealogici.
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RIGENERARE I LUOGHI. Risulta così interessante analizzare le fonti ufficiali del dato sul turismo di ritorno e non solo a fini statistici, per dare possibilità alle amministrazioni locali di ripensare le politiche sul territorio, incentivando finanziariamente, la ristrutturazione delle abitazioni abbandonate. Una opportunità per rigenerare i piccoli comuni, i centri minori abbandonati, e riabitare i territori. La strategia su cui si fonda il turismo di ritorno, deve concretizzarsi in una seria governance di sistema per sostenere in modo stabile e duraturo lo sviluppo locale. Come scrive Gabrieli ne “Il turismo delle radici come risorsa di un territorio” il turismo delle radici o di ritorno è «un turismo prevalentemente internazionale che si indirizza verso i centri minori e spesso sconosciuti, potrebbe favorire la nascita di nuove destinazioni e contribuire allo sviluppo economico di alcuni territori: incrementa il consumo di prodotti e l’utilizzo di infrastrutture e servizi locali; è un turismo sostenibile perché non invade aree in cui il turismo ha già un impatto notevole; al contrario, punta a valorizzare quei piccoli centri in cui la presenza di visitatori potrebbe innescare dei processi virtuosi di ripensamento del territorio che in questo caso verrebbe sottratto all’oblio e all’abbandono».
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RIABITARE I TERRITORI. I borghi, cuore dei territori, evidenziano le millenarie presenze di comunità ricche di storia, cultura, tradizioni, e si confermano come punto di riferimento per la crescita di un turismo etico, responsabile e sostenibile, capaci di creare autentiche esperienze, relazioni ed emozioni nei viaggiatori, turistici e visitatori e per le comunità locali. La possibilità di analizzare il mercato del turismo di ritorno non come politica di incoming ma come “arte di governare” la rigenerazione dei luoghi per ri-abitare la terra, ci impone di fare un salto di qualità nella pianificazione dello sviluppo del sistema turistico, allo scopo di incrementare la sostenibilità del turismo nei borghi, focalizzando l’attenzione su alcuni aspetti fondamentali perseguendo ed assicurando ai territori obiettivi e risultati a lungo termine. Sono essenzialmente questi gli aspetti legati alla salvaguardia dell’ambiente naturalistico, all’equilibrata capacità di carico del flusso turistico, ai modelli di produzione, alle identità territoriali, al sistema di rete tra tutti gli operatori della filiera turistica pubblica e privata. Il risultato ultimo e definitivo è quello di garantire un’armoniosa convivenza della Comunità locale con il proprio patrimonio culturale, naturalistico ed ambientale con la presenza ed esperienza di coloro che ritornando, desiderano stabilirsi in modo permanente nei luoghi da loro stessi rigenerati.