Venezuela e Sud America entrano prepotentemente sotto la luce dei riflettori della geo-politica dopo le contestate elezioni che hanno riconfermato Nicolas Maduro alla guida del Paese. Russia, Cina e Paesi Occidentali si dividono nell’interpretazione politica degli accadimenti venezuelani lasciando presagire un altro braccio di ferro come quello che si sta consumando nello scenario coreano.
UNA VITTORIA DI PIRRO. Il delfino di Hugo Chavez, Nicolas Maduro, riesce a farsi rieleggere per un secondo mandato presidenziale in Venezuela. Quella di Maduro è però una vittoria di Pirro, in primis per la bassissima affluenza alle urne. Il governo sostiene che abbia votato il 48% degli aventi diritto, ma stime più realistiche parlano di appena un terzo degli elettori recatosi ai seggi. Maduro ha così ottenuto 5.8 milioni di voti, appena la metà di quelli che incoronarono il suo mentore Chavez all’apice della sua carriera politica. Numeri che indeboliscono la leadership di Maduro e lo rendono più vulnerabile sia nei confronti delle opposizioni sia nei confronti dei rivali interni, specialmente le alte gerarchie militari. E poi ci sono i brogli ed i tentativi di controllo del voto. Per influenzare l’elettorato Maduro si è inventato “il carnet della patria”, un tesserino tramite il quale gli elettori potevano, “volontariamente”, decidere di registrarsi prima del voto per ottenere aiuti in denaro per l’acquisto di cibo e materie prime di sopravvivenza. Il Venezuela è il Paese con la più alta inflazione al mondo, un salario medio basta appena per comprare un kg di carne, tutto ciò avviene nonostante la nazione abbia le riserve di petrolio più grandi al mondo. La corruzione e le diseguaglianze sociali, unite al crollo del prezzo del greggio, hanno condotto il Venezuela ad una spirale recessiva impressionante. Ecco perché, con una povertà dilagante, le opposizioni hanno gridato allo scandalo dopo aver saputo dell’iniziativa del presidente uscente. Proprio molti rappresentanti delle opposizioni, fra l’altro, sono stati perseguitati in questi anni dal punto di vista giudiziario o costretti a lasciare il Paese. Ecco perché gli Stati Uniti, l’Europa e ben 14 Stati dell’America Latina avevano annunciato di non voler riconoscere l’esito del voto prima ancora che le urne venissero aperte.
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PRESSIONI INTERNAZIONALI. È evidente che l’allargamento della propria sfera d’influenza politica su un Paese così ricco di risorse naturali fa gola a molti. Il Venezuela ha un rapporto molto stretto con la Cina che ha concesso numerosi prestiti negli ultimi anni ed ha permesso all’economia venezuelana di non implodere totalmente. Eppure, le condizioni di favore garantite finora al governo di Maduro potrebbero ben presto essere modificate in senso più restrittivo, sintomo della grande irritazione di Pechino per il modo con cui il presidente venezuelano sta gestendo la politica interna. Gli Usa di Trump sono invece intervenuti a gamba tesa, nel classico stile del Tycoon. Trump ha firmato un ordine urgente per inasprire le sanzioni già imposte al Venezuela, tempo fa aveva infatti vietato agli americani di investire nel “petro”, la criptovaluta con cui Maduro vuole sviare le sanzioni finanziarie imposte proprio dagli Stati Uniti. Questa volta il presidente americano ha varato un nuovo provvedimento che impedisce ai cittadini Usa transazioni per l’acquisto di qualsiasi debito venezuelano o il suo uso come collaterale a partire da oggi; questo vale anche per asset riguardanti la compagnia petrolifera statale, Pdvsa. Di segno totalmente opposto, infine, le reazioni del Cremlino che parlano di elezioni valide e di interferenze di Paesi esteri, in particolare gli Usa. L’esito del voto venezuelano è stato definito dalla Russia in maniera lapidaria come “irreversibile”.
TENTATIVO DI GOLPE. Oggi, intanto, si è appreso che a pochi giorni dal voto Maduro sia stato costretto a fronteggiare un tentativo di golpe. Lo ha annunciato lo stesso presidente spiegando che i servizi segreti hanno arrestato 38 persone, tra soldati e ufficiali dell’aeronautica e della marina. Un altro golpe militare era stato sventato qualche mese fa.
#LoDijo🔴 | Pdte. @NicolasMaduro: Hemos capturado a conspirador pagado en dólares por Colombia y EE.UU. para ejecutar un golpe de Estado militar en Venezuela a partir de la generación de violencia durante las elecciones del 20 de mayo#DialogoPazYProsperidad pic.twitter.com/VnU9Xf61ku
— VTV CANAL 8 (@VTVcanal8) 24 maggio 2018