Sul palco di Cannes Marcello Fonte si aggirava come se vi si trovasse lì per caso. La stessa casualità che l’ha portato ad essere scelto per interpretare la nuova fatica di Matteo Garrone, il regista di “Gomorra”. Un profilo curioso quello dell’attore calabrese, dalla postura piegata in avanti, come gravata da un invisibile fardello, ma allo stesso tempo intriso di una comicità e di una giovialità che ricorda quel Roberto Benigni che lo aspetta sul palco per consegnargli un premio che probabilmente non sognava nemmeno lontanamente di poter vincere.
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IL CINEMA COME RISCATTO. La ribalta di Cannes l’aveva già sognata Marcello Fonte. Lo afferma candidamente con quel suo accento metà romano e metà calabrese che ne caratterizza il tono di voce. «Quando ero a casa mia e pioveva, sopra le lamiere, chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi», ha affermato Fonte sul palco più prestigioso del cinema europeo. Parole che racchiudono le asprezze di un’infanzia avvolta benevolmente da quel sogno diventato realtà, il grande cinema ed il palcoscenico. Se glielo avessero predetto, Marcello non ci avrebbe creduto a queste luci, a questi “smochi”, come li chiama lui riferendosi allo smoking, a questi volti sorridenti che lo acclamano, a questi ori e a questi velluti. Proprio lui che ha trascorso l’infanzia in una discarica in compagnia della solitudine più nera. Lui che travolto da un auto mentre attraversava la strada per raccogliere un trancio di pizza trovato a terra rimase in coma per 3 giorni. Lui che per sopravvivere ha imparato qualsiasi tipo di lavoro manuale ed ha vissuto in case prive dei servizi più essenziali. Lui che è entrato nel mondo del cinema a colpi di comparsate grazie ad una determinazione mai doma. Il caso che lo ha portato a contatto con Matteo Garrone è ancora più straordinario. Lo ha raccontato lo stesso regista: «Un giorno, durante le prove di uno spettacolo con ex detenuti, uno di questi è morto all’improvviso. Marcello sapeva la parte a memoria e lo ha sostituito. Quando il mio responsabile casting è andato a vedere lo spettacolo per scegliere un po’ di attori da provinare, lo ha trovato lì. È strepitoso». Il profilo di Marcello è riuscito ad incarnare perfettamente un personaggio dentro cui l’oscurità montante cresce divorandogli il cuore ma senza fargli mai perdere quel sostrato di umanità che ci caratterizza sempre anche quando prevale la parte peggiore di noi. Dogman rappresenta allora un personaggio semplice e fondamentalmente buono, incattivito dalla vita e dalle continue vessazioni subite da qualcuno che riteneva amico e si è invece rivelato aguzzino. Spietato nella sua vendetta, spietatamente umano.
I VINCITORI DEL FESTIVAL. La giuria del Festival di Cannes è stata presieduta dalla nota attrice australiana Cate Blanchett. Ne facevano parte Kristen Stewart, Léa Seydoux, Denis Villeneuve, Andreï Zviaguintsev, Robert Guédiguian, Chang Chen, Ava DuVernay e Khadja Nin. Il primo premio è stato a sorpresa assegnato al giapponese “Shoplifters” del regista Kore-Eda Hirokazu, un dramma sui generis sul concetto evoluto di “famiglia” e sul conflitto tra istinto e istituzioni sociali. Spike Lee ha portato a casa il Grand Prix con il suo “BlacKkKlansman”, film incentrato sulle vicende del Ku Klux Klan in America. Oltre al già menzionato Marcello Fonte, l’Italia porta a casa un premio ex aequo per la miglior sceneggiatura andato al “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher. Pawel Pawlikowski ha vinto il premio alla regia per “Cold War”, l’attrice Samal Yeslyamova ha vinto il premio per la miglior interpretazione femminile nel film Ayka, il premio per il miglior cortometraggio è andato invece a Charles Williams per “All These Creatures”.