È iniziato con Gianluigi Buffon questo lungo finale di stagione costellato da addii e pensieri malinconici sta avviandosi alla fine con il ritiro di Andrea Pirlo e la dorata ridotta cinese di Andrés Iniesta. Due monumenti del calcio moderno, due centrocampisti completi, tecnici, dall’immensa visione di gioco, dalla rapidità di pensiero e azione. Due professori del pallone, sempre pronti a salire in cattedra per insegnare il gioco del calcio a noi sprovveduti mortali. In due hanno vinto qualcosa come 50 titoli. Gli è mancato soltanto un pallone d’oro che tanti altri campioni come loro avrebbero meritato ma che non gli è mai stato assegnato.
LEGGI ANCHE: Buffon al bivio: grande club estero o carriera dirigenziale?
PIRLO & FRIENDS. C’è qualcosa di imperscrutabile nell’algido piglio del regista di Brescia. Come se non esistesse nulla capace di scomporlo veramente, di incrinare quel tono di voce sommesso ma deciso, di turbare quello sguardo placido eppure profondo. Ha accennato appena una lacrima Andrea al triplice fischio di quella partita amichevole che ha voluto regalare al popolo di Milano nel tempio del calcio, quello stadio S.Siro che l’ha visto protagonista di clamorosi successi con il Milan prima di approdare a Torino per aprire l’ennesimo ciclo vincente. Hanno risposto in tanti alla chiamata di Andrea, campioni d’altri tempi come Zanetti, Maldini, Gattuso, Inzaghi, lo stesso Buffon, Totti, Cafù, Dida, Serginho, Vieri, Cassano e tantissimi altri. Hanno dato vita alla “Notte del maestro”, denominazione ufficiale dell’evento. Anche se, a dire la verità, è sembrata più la notte dei ricordi, dolci ma con un pizzico d’amarezza per una stagione sportiva irripetibile caratterizzata da grandi uomini oltre che da grandi campioni. Nonostante tanti dei giocatori che si sono affrontati sul rettangolo verde avessero già finito la loro carriera, la partita è stata comunque molto interessante e divertente, non priva di simpatiche gag come al goal di Bobo Vieri o di momenti di grande pathos come la tripletta di Superpippo Inzaghi, re del goal anche in queste serate di beneficienza. Ridurre la carriera di Andrea Pirlo al numero di trofei vinti o alla quantità di partite decisive giocate sarebbe riduttivo. Il lascito più grande del campione di Brescia è certamente uno stile di gioco moderno, divertente, fatto di arditi cambi di gioco e veloci verticalizzazioni, puntellato di geometrie complesse che hanno fatto sognare migliaia di tifosi.
https://www.youtube.com/watch?v=pyPROrm5SC4
ANDRÉS ED IL CAMP NOU. L’ha vissuta in maniera totalmente diversa la sua ultima volta in Blaugrana “il genio” castigliano del Barça. Tanto passionale quanto sereno e distaccato è apparso Andrea Pirlo. Iniesta ha concluso come doveva, come meritava, con un goal di fronte al suo pubblico nell’ultima di campionato contro il Bilbao, prima delle lacrime, prima di restare solo con quella che è stata la sua casa per ventidue interminabili anni. Si è conclusa proprio così la storia d’amore tra il giocatore della nazionale spagnola ed il Camp Nou, con Iniesta seduto a piedi scalzi in mezzo al rettangolo verde fino a notte inoltrata, sotto le stelle, solo con i suoi ricordi. Avrà pensato ai 30 trofei conquistati col suo club, avrà pensato al boato dei tifosi che lo ha sempre accolto all’uscita dal tunnel degli spogliatoi, avrà pensato a quei colori che ha dipinti addosso, come un sudario. Avrà pensato, e avrà pianto. Il Barcellona ed il calcio europeo danno l’addio ad un altrettanto sopraffino interprete della modernità calcistica. Un maestro nel garantire fluidità alla manovra di quella macchina perfetta che è risultata essere il Barcellona degli ultimi quindici anni, infaticabile assist-man sempre pronto a rifornire i compagni di palloni decisivi. Ci mancherai anche tu Andrés, buona fortuna.