Ci sono 137mila lavoratori disoccupati ma a disposizione si hanno 178mila posti di lavoro. Impossibile, direte, ma in Svizzera è così. La Confederazione è riuscita nella mission impossible di arrivare alla piena occupazione. Ma le buone notizie per gli elvetici non finiscono qui.
CRESCITA CONTINUA. Dimenticatevi debito pubblico alle stelle e crescita al ribasso. Per la Svizzera è previsto un incremento di quest’ultima del 2,5% annuo, cifra boom nell’eurozona, le esportazioni nette di beni e servizi che fanno registrare un saldo attivo di quasi il 10% del Pil. In Svizzera anche i tassi di inflazione e interesse sono tra i più bassi. A favorire questa situazione che più rosea non si può ci ha pensato, paradossalmente, la svalutazione della moneta. Il franco svizzero troppo forte, infatti, frenava gli investimenti, specialmente quelli provenienti da oltreconfine. Con il suo indebolimento rispetto ad euro e dollaro, la Svizzera è riuscita a diventare ancora più attrattiva, registrando numeri monstre. Grande merito ha anche l’organizzazione scolastica elvetica, che con le sue scuole professionali che portano gli studenti ad avere un vero rapporto di alternanza lavorativa, con modalità ed esiti molto diversi rispetto all’alternanza scuola-schiavismo italiana, formando delle personalità altamente specializzate pronte da inserire al meglio nel mondo del lavoro. Tuttavia, anche quando tutto va bene, c’è qualcosa che va male. E all’orizzonte si pone un referendum molto importante.
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NUBI ALL’ORIZZONTE. Così se è vero che ci sono più posti di lavoro che lavoratori alla ricerca, è anche vero che alcune aziende elvetiche sono in difficoltà e fanno perdere centinaia di posti di lavoro l’anno, con ripercussioni negative sull’economia, dato che i lavoratori licenziati si ritrovano con un potere d’acquisto molto basso. È vero, sono numeri irrisori rispetto a quelli che siamo abituati a vedere in Italia e non solo, ma è pur sempre logico capire che una situazione del genere, quella di piena occupazione, rischia di essere effimera e non eccessivamente duratura. Soprattutto se si guarda ai possibili effetti del referendum che in Svizzera farà decidere ai cittadini se potrà essere solo la Banca Centrale Svizzera (come stabilito dalla Costituzione del 1848) a stampare valuta, compresa quella elettronica. Una consultazione di questo tipo, che si terrà il 10 giugno, rappresenterà un’assoluta novità a livello internazionale e rischia però di avere effetti negativi sul Paese degli orologiai. Un nuovo effetto Brexit non tanto per le conseguenze del referendum, quanto piuttosto per la possibilità data ai cittadini di decidere su una questione molto specialistica e forse troppo complicata da comprendere.