L’immigrazione è stato uno dei temi caldi della campagna elettorale. In Italia come in Ungheria. Dopo il trionfo elettorale dell’8 aprile scorso il premier sovranista ungherese Viktor Orbán ha lanciato l´offensiva finale sul fronte dei migranti e contro l’avversario politico George Soros, accusato dalla Fidesz (il partito di Orbán, membro dei Popolari europei) di promuovere l’immigrazione di persone musulmane in Europa per distruggerne l’identità cristiana. Il governo ha, dunque, presentato allo Orszagház, il Parlamento magiaro, un pacchetto di leggi, ribattezzato “Stop Soros”, che tra le altre cose prevede il carcere per chi in qualche modo favorirebbe l’immigrazione clandestina. Il dibattito e il voto finale si terranno la settimana prossima.
“STOP SOROS”. «Abbiamo bisogno di un piano d´azione per difendere l’Ungheria – si legge nel provvedimento – e chiunque fornisce aiuti finanziari o di altro tipo a un ingresso e permanenza illegale nel nostro paese deve essere punibile con pene detentive fino a un anno di reclusione». Secondo la legge, dunque, qualsiasi organizzazione ma anche qualsiasi singolo cittadino che si renda colpevole di aiuto a far entrare e far restare in Ungheria persone che non hanno i titoli per chiedere asilo politico sarà perseguibile penalmente. Si stabilisce anche che non sarà possibile chiedere asilo in Ungheria se prima del suo arrivo una persona è passata attraverso un paese terzo ritenuto sicuro. Infine, si danno al ministro degli Interni i poteri di vietare le organizzazioni non governative che si ritiene rappresentino un «rischio per la sicurezza nazionale». Nel piano c’è anche la proposta di modificare la Costituzione per affermare che una “popolazione straniera” non si può stabilire in Ungheria. «Vorremmo che l’Ungheria rimanesse un paese ungherese», si legge nella presentazione della legge.
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LA REAZIONE DELL’UNHCR. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) chiede al governo ungherese di ritirare il pacchetto di leggi, in quanto «limiterebbe in modo significativo la capacità delle ong e delle singole persone di sostenere i richiedenti asilo e i rifugiati». «L’Unhcr – si legge in un comunicato – nutre gravi preoccupazioni per il fatto che queste proposte, se approvate, priverebbero le persone fuggite dalle proprie case di aiuti e servizi essenziali, infiammerebbero ulteriormente il dibattito pubblico già teso e alimenterebbero atteggiamenti xenofobi».
LA LINEA DURA DI ORBÁN. Il pacchetto di leggi era una delle principali promesse elettorali del partito di Orbán, che all’inizio di aprile ha vinto le elezioni con il 49,5 per cento dei voti ottenendo una larghissima maggioranza per governare e anche per cambiare la Costituzione. Dal 2010 Orbán, che ora è al suo terzo mandato, ha introdotto leggi restrittive della libertà di stampa, costruito muri per impedire il passaggio di migranti e promosso posizioni intransigenti contro i musulmani. Nel 2015 il governo ungherese aveva ricevuto molte critiche per la costruzione di una rete lungo i confini con Serbia e Croazia per fermare l’arrivo dei migranti e perché si era rifiutato di collaborare con gli altri paesi della Ue nella gestione della crisi.