Le aspettative su Filippo Tortu erano altissime. Ed è più che normale che un movimento, quello dell’atletica azzurra, che per troppi anni ha vissuto una carestia di risultati nello sprint, abbia caricato di tutte le sue speranze e aspirazioni questo ventenne supersonico, specialmente se il giovane ha già corso i 100 metri in 10’’03, sempre più vicino a quel 10″01 della leggenda Pietro Mennea. E Filippo, per ora, non ha tradito.
GARA IN SALITA. Il pubblico dell’Olimpico di Roma ha risposto presente a quello che poteva essere a tutti gli effetti un appuntamento con la storia e il boato alla presentazione di Tortu deve avergli fatto tremare un po’ le ginocchia. Così, dopo lo start, Filippo parte male. Sembra contratto e scomposto nella sua azione mentre i forti americani prendono il largo. Ma verso la metà della gara, ecco che il giovane fenomeno delle Fiamme Gialle comincia la sua serata di gloria: la sua figura si raddrizza, la falcata diviene via via sempre più ampia e la sua impressionante elasticità muscolare lo porta a ridosso del podio. Siamo nel finale, e Filippo si allunga con le ultime forze rimaste verso il traguardo. L’arrivo, se si eccettua il vincitore, l’americano Baker, solitario in 9’’93, è al fotofinish e i risultati tardano ad arrivare. Alla fine sul tabellone dello stadio appare il nome di Tortu accanto al numero 3: è podio. Ma la posizione non conta più di tanto, vale molto di più il tempo. Qualche giorno fa il ventenne milanese aveva corso in 10’’03 sulla pista di Savona, arrivando a soli due centesimi dal record di Mennea. Tutti si aspettano che la storia sia riscritta, ma i piani cambiano quando viene annunciato il tempo del secondo classificato, il francese Vicaut, giunto al traguardo in 10’’02. Niente da fare per il record dunque, e la conferma arriva quando accanto al nome di Tortu appare il tempo finale, 10’’04. Un centesimo in più rispetto a Savona, ma che non vale un passo indietro.
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ROAD TO BERLIN. Se è infatti vero che la prestazione di Tortu è lievemente peggiorata, resta il fatto che il meeting di Savona non è neanche lontanamente paragonabile col Golden Gala di Roma, che negli anni ha visto calcare la pista d’atletica da mostri sacri come Farah, Powell e il già leggendario Bolt. E il maggior blasone ha infatti frenato l’altro italiano, Jacobs, giunto settimo in 10’’19 e particolarmente deluso. Mennea resta alla portata e considerato che Filippo ha soli 20 anni, le speranze di avere un degno erede della mai troppo compianta “Freccia del Sud” non possono che aumentare. Con un sogno: gli Europei di Berlino di agosto. È lì che forse uno sprinter azzurro potrà finalmente regalarci una medaglia. È da lì che passa l’abbattimento di due muri, quello che separa un già ottimo tempo dal record italiano e quello che separa una speranza da un campione. L’auspicio è che Filippo Tortu possa diventare il Lemaitre italiano, il velocista francese che ormai da anni riesce a ingrassare i medaglieri transalpini piazzandosi alle spalle degli inarrivabili giamaicani e americani. Andare sotto i 10’’ non sembra un sogno impossibile.