L’Italia è un Paese con enormi deficit strutturali che ne affossano le prospettive di una crescita equa e sostenibile. Tra l’endemica disoccupazione giovanile, la scarsa natalità, la mancanza di infrastrutture ed altre amenità troviamo i tempi ancora biblici che caratterizzano i pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese, soprattutto quelle medie e piccole.
FANALINO DI CODA. L’Italia cresce. Un refrain che ci siamo spesso sentiti dire, il problema è che cresce meno dei partner europei pur in presenza di un ciclo macroeconomico continentale positivo per tutti e lo fa in maniera diseguale sia in una prospettiva intra-regionale, sia in una prospettiva di classi sociali. Disuguaglianze sociali e geografiche pesano come un macigno sul nostro futuro ed in un periodo di scarsa liquidità per le imprese, i crediti vantati e non ancora riscossi nei confronti della Pubblica Amministrazione spesso determinano la sopravvivenza di un’iniziativa imprenditoriale o meno. 104 giorni rappresentano un’eternità, più di tre mesi, e stiamo parlando di una media calcolata su dati parziali, visto che le amministrazioni al momento “tracciabili” da questo punto di vista rappresentano una piccola parte del totale. Stime attendibili parlano ancora di 30 miliardi di euro di crediti vantate dai fornitori privati nei confronti della Pa, quasi una finanziaria. E dire che dal 2011 ad oggi l’Italia è riuscita a fare dei passi avanti. Si partiva infatti da una media pazzesca di 186 giorni. Per rendere l’idea dell’abisso che intercorre fra l’Italia e gli altri big europei, basti pensare che la Pa tedesca paga i suoi debiti in media in 33 giorni lavorativi. Oltre al danno dei ritardi, si è recentemente aggiunto il meccanismo dello “split payment” che obbliga Pubbliche Amministrazioni ed enti pubblici controllati dalle stesse a trattenere l’Iva dalle fatture pagate ai fornitori affinché questa venga versata direttamente all’erario e poi girata alle imprese. Un meccanismo anti-evasione che però riduce ulteriormente la possibilità di avere una liquidità immediata per le imprese che lavorano con il settore pubblico.
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GLI ENTI PIÙ VIRTUOSI E IL SIOPE+. Secondo le normative vigenti, nazionali ed europee (direttive europee in materia di pagamenti dei debiti commerciali), tutte le pubbliche amministrazioni sono tenute a pagare le proprie fatture entro i 30 giorni lavorativi dalla loro emissione. Tale lasso di tempo può essere esteso a 60 giorni in particolari settori come quello sanitario. Per verificare che tali normative siano rispettate il Ministero dell’Economia e Finanze (Mef) ha da alcuni anni avviato un’azione di monitoraggio che coinvolge 22.000 amministrazioni pubbliche grazie all’utilizzo del sistema informatico denominato Piattaforma dei crediti commerciali (Pcc). Ovviamente si può e si deve fare di più. Non è un caso se è allo studio la creazione di un nuovo e più pervasivo sistema digitale ed informatico, il Siope+ che garantirà l’acquisizione automatica dei dati dei pagamenti. Con il nuovo sistema sarà possibile integrare le informazioni attualmente disponibili nel sistema “Siope” (attinente la rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti effettuati dai tesorieri delle amministrazioni pubbliche) con quelle delle fatture passive in Pcc, consentendo la conoscenza dei debiti commerciali in tempo reale, contestualmente all’effettuazione delle transazioni di pagamento (tramite i mandati digitali trasmessi agli istituti cassieri/tesorieri attraverso un nodo di smistamento gestito dalla Banca d’Italia). Si spera che il 2018 possa essere l’anno buono per l’effettiva sperimentazione di questo nuovo sistema. Parlando di enti virtuosi, a leggere l’elenco stilato dallo stesso Mef ci si può rendere conto dell’ampio divario Nord-Sud anche in questo settore. L’ente più virtuoso è la Provincia di Arezzo che liquida i fornitori in media in 13 giorni. Seguono un ente nazionale come l’Agenzia delle Entrate ed il Comune di Pavia sul terzo gradino del podio.