Che i bitcoin rappresentassero un sistema finanziario virtuale opaco e poco affidabile è ormai risaputo. Non devono dunque sorprendere le accuse di manipolazione artificiosa del loro valore arrivate recentemente da oltreoceano. La rete rappresenta un tessuto digitale dove le transazioni finanziare viaggiano ormai alla velocità di un click e dove grandi fortune o grandi drammi possono emergere nello spazio di pochi secondi. In questo clima di dubbi sulle opportunità e sui rischi delle nuove forme di trading si profilano sullo sfondo i sospetti per la clamorosa impennata del valore dei bitcoin a cui abbiamo assistito nella seconda metà del 2017.
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LE TESI DI GRIFFIN. L’anomalo aumento del valore dei bitcoin dello scorso anno sarebbe frutto di una manovra speculativa. I dubbi vengono lanciati da uno studio del docente americano John Griffin e del suo studente Amin Shams. La manipolazione sarebbe stata perpetrata sulla piattaforma di scambio virtuale Bitfinex ed utilizzando una seconda criptovaluta meno nota, Tether. Tra novembre e dicembre del 2017 il valore del Bitcoin, partito originariamente da una cifra vicina ai 1.000 dollari, arrivò al picco incredibile di 20.000 dollari salvo poi crollare a quota 6.500. La protagonista di questa strana storia sarebbe un’altra criptovaluta, Tether, appunto, l’11esima valuta digitale per volume finanziario con la particolarità di essere ancorata al dollaro americano con cui viene scambiata ad un rapporto secco di 1:1. La società che gestisce Tether ha sempre detto di possedere l’equivalente in dollari del volume d’affari generato dalla criptovaluta che si attesta oggi intorno ai 2,5 miliardi di dollari. Ma nessuna prova è mai stata fornita a riguardo. Un ulteriore elemento di dubbio è dato dal fatto che i dirigenti di Tether, con in testa Jan Ludovicus van der Velde, sono gli stessi della piattaforma Bitifinex. Da qui la convinzione che Tether possa essere stata creata dal nulla per creare una domanda artificiale intorno ai bitcoin stimolandone l’acquisto e facendone crescere il valore utilizzando dei soldi che in realtà non esistono se non virtualmente. Una questione drammaticamente seria tanto da muovere il dipartimento di Giustizia americano che ha da tempo aperto delle indagini sulla vicenda. Il fatto che nei tre giorni precedenti all’incredibile picco di valore del bitcoin fossero state emesse larghe quantità di nuovi Tether non sarebbe un fenomeno casuale per Griffin. Tanto è vero che il valore del bitcoin ha ripreso a diminuire nel momento in cui non sono stati emessi nuovi Tether, oltre al fatto che tutte queste operazioni finanziarie sarebbero riconducibili a pochi portafogli virtuali.
IL TRADING SPECULATIVO. Sulla scorta degli allarmi lanciati da personalità come Griffin, Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta lavorando a fianco della Commodities and Futures Trading Commission (Cftc) per indagare su tutte le operazioni di trading finanziario che si suppongono essere illegali. Uno dei fenomeni maggiormente sotto la lente d’ingrandimento è lo “spoofing”, una forma di manipolazione in cui alcuni operatori inondano il mercato con falsi ordini per indurre gli altri partecipanti a moltiplicare acquisti e vendite, con l’obiettivo di gonfiare o far crollare i prezzi. Altra attività illecita nel mirino è il cosiddetto “wash trading”, in cui un trader-truffatore compra e vende con se stesso per creare la falsa impressione che esista una domanda di mercato; questo attira gli investitori e manipola il prezzo. Anche il Parlamento europeo ha recentemente acceso la luce dei riflettori sul fenomeno del trading illegale per evitare che le valute virtuali siano utilizzate per il riciclaggio di denaro e il finanziamento al terrorismo. Il terreno delle criptovalute rimane insidioso e pieno di sabbie mobili, tutte le analisi e le indagini più recenti suggeriscono un approfondimento serio da parte delle istituzioni per regolare un settore ancora caratterizzato da tanti punti grigi.