L’operazione “taglio ai vitalizi” è cominciata. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha illustrato il testo della delibera per il superamento dei vitalizi degli ex deputati istituiti nel 1954 e non sono mancate le prime ostilità. La misura riguarda i soli ex deputati, 1338 per la precisione, che si vedrebbero ricalcolare l’assegno mensile in base al sistema contributivo. Altri 67 ex membri della Camera, che hanno al loro attivo più di quattro legislature, saranno invece esonerati dai tagli. «Quaranta milioni di risparmi, un ulteriore passo per il superamento definitivo dei privilegi» per il presidente Fico. Ma la proposta, sottolineano le opposizioni, resta fragile, e su di essa pende un concreto rischio di incostituzionalità, visto che riguarda una sola categoria e va ad incidere sui famosi «diritti acquisiti». La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, frena ed auspica «soluzioni condivise» mostrando «qualche perplessità sul fatto di poter incidere sui diritti acquisiti».
SCONTRO M5S-CASELLATI. «Nessuna riserva politica – ha precisato la seconda carica dello Stato – ma cerchiamo una soluzione che possa però avere un equilibrio giuridico. Io ne faccio una questione di carattere tecnico-giuridico, una decisione politica non può non tenere conto dei principi di diritto. «Dobbiamo trovare una soluzione condivisa – ha aggiunto – perché i vitalizi riguardando la Camera e anche il Senato. La cosa migliore sarebbe stata quella di sederci intorno ad un tavolo, capendo quali possano essere i limiti del pensiero di ciascuno di noi». Casellati ha anche fatto riferimento alla giurisprudenza costituzionale, al fine di «capire se, trattandosi di diritti acquisiti, la competenza sia davvero degli uffici di presidenza. O se una regolamentazione spetti ad una norma ordinaria». «Nessuna polemica, ma andrò avanti per la mia strada» la replica del presidente della Camera, Roberto Fico. E a sottolineare la linea seguita dal Movimento Cinque Stelle arriva un tweet di Luigi Di Maio: «I vitalizi non sono diritti acquisiti, ma privilegi rubati. I privilegi rubati non possono esistere nel nostro governo».
I vitalizi non sono diritti acquisiti, ma privilegi rubati. I privilegi rubati non possono esistere nel nostro governo.
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) June 28, 2018
UN PRIVILEGIO DAL 1954. Un “privilegio anacronistico”, come definito dai sostenitori della delibera, istituito nel 1954 alla Camera e nel 1956 al Senato in un regime di autonomia parlamentare. La rendita vita natural durante concessa a chi ha svolto la funzione parlamentare è frutto di una seduta segreta del 21 dicembre 1954 a cui erano presenti i parlamentari di tutti gli schieramenti. Nella seduta segreta venne istituito un fondo di previdenza per gli onorevoli da 425 milioni. Gli onorevoli versavano al fondo pensioni 9mila lire al mese, mentre la Camera versava 12.500 lire al mese per ciascuno. Al deputato a 55 anni con due legislature o 60 anni con una legislatura spettava un vitalizio di 50mila lire al mese. Ogni anno di mandato in più il vitalizio aumentava di 5mila lire, fino a un massimo di 150mila lire al mese. Ai deputati non rieletti con meno di 5 anni di attività, spettava una buonuscita di 600mila lire. La ragione storica di quello che oggi appare un privilegio ingiustificato era permettere a chiunque, anche ai più poveri, di intraprendere la carriera politica, lasciando magari un lavoro sicuro, e avere comunque una qualche forma di sostentamento anche dopo il termine del mandato parlamentare sviluppato. Dopo la scoperta di vitalizi pagati per pochi giorni di legislatura si dovrà aspettare fino al 2007 per vedere raddoppiare il periodo minimo di mandato per l’assegno: 4 anni, 6 mesi e 1 giorno. Nel 2012 viene introdotto il calcolo contributivo ed eliminati i vitalizi per i neo eletti. Gli ex parlamentari, invece, continuano a percepire assegni pre-riforma. Nel 2017, dopo l’approvazione da parte della Camera del ddl Richetti, sembrava che qualcosa si fosse mosso per eliminare il privilegio, ma il ddl è stato poi affossato dal Senato.
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LA DELIBERA DI FICO. Il M5s ci riprova. Secondo la proposta dell’ufficio di presidenza il “vitalizio minimo” sarà di 980 euro al mese, e andrà a chi ha fatto una sola legislatura. Il minimo per chi subirà una decurtazione superiore al 50% del vitalizio sarà di 1.470 euro. Se il testo di Montecitorio passerà il voto delle Camere, il nuovo sistema che ricalcola tutti i vitalizi finora percepiti sulla base del sistema contributivo, entrerà in vigore alla Camera dal prossimo primo novembre. La delibera verrà votata nella settimana tra il 9 ed il 13 luglio e riguarderà i vitalizi a 1.338 ex deputati. Altri 67 ex membri della Camera, che hanno al loro attivo più di quattro legislature, saranno invece esonerati dai tagli. In base alla delibera, quelli percepiti da ex deputati che hanno sulle spalle almeno quattro legislature si fermeranno al valore del 31 ottobre prossimo, alla vigilia dell’applicazione della delibera.
CLASS ACTION. Ma è subito scatta la protesta di chi verrà colpito dal provvedimento, gli ex deputati, o teme di esserlo come gli ex senatori, nel caso in cui Palazzo Madama adottasse lo stesso criterio taglia-pensioni. Il presidente della Associazione degli ex parlamentari, Antonello Falomi, ha annunciato, infatti, una vera e propria class action. Ma non basta, l’Associazione ha inviato a tutti i membri dell’Ufficio di presidenza della Camera una diffida extragiudiziale a non approvare la delibera taglia-vitalizi, con la minaccia di un’azione civile e amministrativa per danni rispetto alla quale risponderebbe personalmente e patrimonialmente ciascun membro dell’ufficio di Presidenza, compreso il presidente Fico. «Abbiamo inviato una diffida stragiudiziale a ciascun membro dell’Ufficio di presidenza della Camera – ha annunciato la guida dell’associazione degli ex parlamentari – Chi voterà la delibera sarà responsabile personalmente del voto che darà, e sarà chiamato a risponderne personalmente». La riconversione dei vitalizi dei deputati può costituire un precedente per “modificare” (ribasso si intende) gli assegni di chi è andato in pensione con il vecchio metodo retributivo: «Non si può applicare retroattivamente una legge –ha detto Antonello Falomi – È un’operazione vergognosa ma l’obiettivo è chiarissimo: noi siamo solo un ‘cavallo di troia’, questi nuovi arrivati vogliono applicare i dettami dei poteri forti che gli chiedono di mettere mano alle pensioni degli italiani».
IL FRONTE DEGLI EX. «Queste misure sui vitalizi altro non sono che la riduzione di una parte delle libertà dei parlamentari». È diretto Paolo Cirino Pomicino, ex deputato Dc che ha raggranellato 18 anni di Parlamento. Oggi prende 4.700 euro netti, con la delibera dei Cinquestelle avrà 2.500 euro. «Il vitalizio non è una pensione – ha detto al Corriere della Sera – Ma quando fu introdotto negli anni Sessanta, i padri costituenti erano viventi e compresero che la libertà dei legislatori doveva essere garantita anche sul piano economico nel presente e nel futuro, senza arricchimenti ma con la dignità pari alla funzione svolta». Enzo Ciconte, ex parlamentare comunista, con una legislatura alle spalle incassa un vitalizio pari a 2.000 euro netti. Con il ricalcolo prenderà 400 euro. «Questi signori – ha affermato Ciconte – stanno criminalizzando le storie, le biografie: sono stato eletto nel 1987, ma ho continuato a fare politica, sono stato consulente della commissione Antimafia e ho lottato per questo Paese. Questa misura è incostituzionale e la stanno facendo per sbandierarla alle elezioni europee». Ma c’è anche chi con il ricalcolo andrebbe a guadagnarci come Gerardo Bianco, capogruppo della Dc a Montecitorio per ben due volte e 9 legislature nel curriculum. Per l’ex esponente democristiano la proposta del M5s è un’operazione demagogica che addirittura avrà un effetto boomerang: «Con il sistema contributivo chi come me ha nove legislature dovrebbe addirittura aumentare il vitalizio».