Dopo l’editto di Grillo sulla Rai, e il mantra ripetuto più volte nelle ultime settimane che «in Rai deve trionfare il merito», il M5s torna a parlare del futuro della televisione. L’ultima trovata di Di Maio sarebbe quella di realizzare una specie di “Netflix italiana”. Una nuova piattaforma con cui dovrebbero fare i conti anche Rai e Mediaset costrette a rinnovarsi per sopravvivere in un mercato che sta cambiando radicalmente. «Le tv tradizionali hanno i giorni contati. Su questo devono interrogarsi – scrive in un lungo post pubblicato sul Blog delle Stelle – le grandi aziende culturali del Paese, in primis Rai e Mediaset. Per loro sarà fondamentale riuscire a rinnovarsi con nuove persone e nuove idee, pensando a nuovi prodotti e inserendosi in una logica completamente diversa da quella seguita fino ad oggi». E subito arriva il plauso di Davide Casaleggio: «Se aspettiamo di vedere il futuro arrivare, arriverà dall’estero. Dobbiamo iniziare a costruirlo noi. Il caso dell’industria dei media italiana è emblematico. Ha aspettato arrivasse Netflix per preoccuparsi di innovare il proprio modello di business. Dobbiamo pensare all’innovazione non quando è ormai inevitabile, ma quando è possibile. Ora lo è».
LA REPLICA DI FI. Su una linea diametralmente opposta, non solo politicamente, si pone Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce unico dei gruppi azzurri di Camera e Senato. «Il finanziatore Luigi Di Maio della Casaleggio associati colpisce ancora – scrive in una nota pubblicata anche su Facebook- Sul futuro delle televisioni il vicepremier eccetera eccetera gioca a fare il dirigista con il portafogli degli altri, dimentica e mortifica le eccellenti produzioni televisive italiane che alimentano l’industria culturale del nostro Paese, prefigura scenari tetri in favore ovviamente di internet. A correre a supporto svelandosi come mandante giunge lesto Davide Casaleggio, al quale Di Maio versa ogni mese denaro come tutti i parlamentari dei 5 Stelle. È tutto molto, molto penoso. Ed è tutto molto, molto pericoloso per il futuro dell’Italia».
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LA CRISI DELLE TV. A sostegno della sua idea, Di Maio snocciola i dati del report di Morgan Stanley sul futuro della televisione: in Italia al momento Netflix ha una penetrazione stimata attorno al 6%, ma cresce a un ritmo del 3% l’anno e quindi raggiungerà il 20% in 5 anni. «Quello sarà il punto di non ritorno che in America ha coinciso con il declino del consumo della tv tradizionale –sottolinea il vicepremier – Prevedono quindi che nei prossimi 5 anni gli operatori tradizionali italiani ed europei avranno un calo degli utili del 40%». Come conseguenza di questa analisi Morgan Stanley ha declassato il suo giudizio su alcune aziende, come Mediaset che è passata da 3,8 a 2 con un tonfo in borsa di quasi il 5% con un’azione che ora vale 2,7 euro. È andata ancora peggio ai tedeschi: ProsiebenSat perde il 7,53% e Rtl il 7,26%. «Pensate che una volta che Netflix entra in una casa, il consumo di tv tradizionale cade del 16-30%. Per di più è finita la crescita della pubblicità, che rappresenta tra il 50 e il 90% dei ricavi delle tv tradizionali. Se proiettate questi dati nel tempo è chiaro cosa succederà» scrive Di Maio che, in quanto ministro dello Sviluppo Economico con delega alle telecomunicazioni, si sente in dovere di «anticipare il futuro e fare investimenti che vanno nell’ottica delle nuove tecnologie». Perché, «se la prossima Netflix sarà italiana dipende dagli investimenti che facciamo oggi».
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NETFLIX ITALIANA. L’idea generale è, dunque, quella di una Netflix italiana, o meglio “all’italiana”. Il ministro dello Sviluppo Economico con delega alle telecomunicazioni vuole puntare sulle nuove tecnologie, incentivando la fornitura dei servizi «che possono essere di supporto alle piattaforme di oggi e nel medio e lungo periodo investire in nuovi modelli di business e nuove tecnologie per sviluppare a casa nostra le piattaforme del futuro». Il vicepresidente del Consiglio ipotizza che un «prodotto italiano di successo diffuso su Netflix o piattaforme simili sarebbe un volano importante per far conoscere il nostro stile di vita e per far ripartire la nostra industria culturale» ma dimentica che di prodotti italiani di successo su Netflix ce ne sono a decine, da Suburra alle tante produzioni della Rai. Di Maio parla anche di realizzare delle «piattaforme italiane che potrebbero avere un successo mondiale». Ci stanno provando in tanti, da Amazon a Hulu, a scalfire il successo di Netflix ma i numeri del colosso statunitense dello streaming non sembrano neanche lontanamente raggiungibili.