Già nel 400 a.C. Ippocrate se ne occupò senza successo. Celso e Galeno, secoli dopo, tentarono con il medesimo risultato fallimentare di risolvere il loro disturbo. Sembra che anche Beethoven, alla fine della sua vita, mal sopportasse quel fastidioso ronzio. Tuttavia, malgrado i progressi e le numerose ricerche effettuate il problema degli acufeni non è stato ancora del tutto risolto. L’insorgenza di acufene, pur essendo abitualmente ascritta alle affezioni dell’orecchio, può essere determinata anche da stimoli non uditivi che partono dalle regioni della testa e del collo, e in particolare dalla mandibola. Gli acufeni legati a disturbi temporo mandibolari sono in una percentuale di casi variabile tra il 25% e il 65%. Questa associazione tra malattie è possibile per il comune sviluppo embriologico dell’orecchio medio con il sistema trigeminale della mandibola. Si sospetta questa origine se si osservano sintomi associati di alterazione del movimento mandibolare, rumori alle articolazioni temporo mandibolari, dolori facciali e mandibolari, otalgia e dolori cervicali.
SINTOMI. Alcune caratteristiche dell’acufene possono più facilmente ipotizzare un ruolo patogenetico importante dell’articolazione temporo mandibolare, e orientare di conseguenza in questo senso la terapia. Anzitutto in questi casi l’acufene è riferito prevalentemente dallo stresso lato dell’articolazione interessata. I pazienti che presentano acufeni legati all’ATM, oltre a sintomi locali che riguardano strettamente l’articolazione (asimmetrie facciali, malocclusioni dentarie, bruxismo, contratture ai muscoli masticatori) possono riferire una vasta gamma di sintomi, alcuni chiaramente non legati all’orecchio, quali mal di testa, dolori facciali, dolori cervicali, lombosciatalgia, ma anche altri di abituale pertinenza otorinolaringoiatrica: senso di ovattamento, prurito e dolore auricolare, instabilità posturale e vertigini. La presenza di sintomi apparentemente legati all’orecchio potrebbe ancora più chiaramente orientare verso un caso di acufene legato a disfunzione dell’articolazione temporo mandibolare quando l’otorinolaringoiatra ha escluso cause di sua competenza. L’indagine nei confronti dell’articolazione temporo mandibolare deve essere approfondita specialmente nei casi in cui alla presenza dell’acufene non corrisponda una possibile causa otologica.
DISORDINI TEMPORO MANDIBOLARI. Le articolazioni temporo-mandibolari sono le giunzioni tra le ossa temporali del cranio e l’osso mascellare inferiore. In un soggetto sano i condili mandibolari si collocano al centro della cavità glenoide dell’osso temporale, fra le superfici articolari è interposto un disco (menisco). Condilo e menisco dovrebbero muoversi in sinergia durante l’apertura della bocca. Ma si verificano delle condizioni di natura infiammatoria e degenerativa che vanno ad interessare le articolazioni temporo mandibolari, la muscolatura mandibolare e le strutture che con esse contraggono rapporti anatomo-funzionali. L’origine dei disordini temporo mandibolari è multifattoriale, per sovrapposizione di malocclusione dentale, fenomeni biologici e psicologici, traumi, stili di vita predisponenti. I disordini temporo mandibolari si possono riassumere in due categorie: disturbi muscolari (spasmi contratture, trigger point, dolori muscolari spesso associati a bruxismo e serramento) e patologie articolari che possono essere intracapsulari quando interessano l’articolazione (click o incoordinazione condilo meniscale riducibile, incoordinazione condilo meniscale irriducibile, blocco temporo mandibolare, artrosi temporo mandibolare) ed extracapsulari quando colpiscono i legamenti esterni dell’Atm (sublussazione condilo mandibolare, lussazione completa condilo mandibolare).
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TRATTAMENTO. Il protocollo degli acufeni che hanno un’origine cranio cervico mandibolare è complesso. Dopo la visita del paziente con una anamnesi prossima e remota si prescrive una risonanza magnetica dell’articolazione temporo mandibolare. Contemporaneamente si associano degli esercizi di terapia miofunzionale da fare a casa a dei trattamenti di osteopatia. Una volta esaminata la risonanza magnetica, se necessario, si procede alla costruzione di un dispositivo intraorale, ovvero un bite gnatologico specifico per le problematiche del singolo paziente (bite di svincolo, bite di riposizionamento, bite di stabilizzazione). Questi dispositivi modificano, secondo le indicazioni del dentista, i rapporti inter-occlusali e identificano la posizione terapeutica corretta fra le due arcate dentarie al fine di rimuovere il possibile conflitto articolazione mandibolare e orecchio. Sono molte le esperienze nel campo dei disturbi cranio cervico mandibolare riportate dalla letteratura che dimostrano la potenziale efficacia del trattamento sulla sintomatologia collaterale delle disfunzioni dell’articolazione temporo mandibolare che includono possibilità terapeutiche anche per l’acufene. Per questo è necessaria una diagnosi approfondita e un approccio multidisciplinare tra gnatologo, otorinolaringoiatra e osteopata.