Qualcuno dovrà pur spiegarlo a Giovanni Migliorini, oggi novantenne ex deputato Pci, perché dopo trent’anni di attività parlamentare vedrà quasi del tutto azzerato il suo vitalizio. Da 4.725 euro lordi mensili passerà a 677 euro. Sarà garantita, tuttavia, una “soglia di sopravvivenza”, equivalente a 1.470 euro al mese. In ogni caso sarà un vero e proprio colpo per ex parlamentari che vedranno l’assegno decurtato fino all’80 per cento. E sono tanti: da Antonio Matarrese a Romano Prodi, da Massimo Cacciari a Walter Veltroni, da Alfonso Pecoraro Scanio a Ilona Staller. C’è anche chi con il ricalcolo andrebbe a guadagnarci, ma solo sulla carta. In base alla riforma, approvata ieri dall’ufficio di presidenza della Camera, gli assegni percepiti dagli ex deputati che hanno sulle spalle almeno quattro legislature si fermano al valore dell’ultima pensione ricevuta. Come nel caso dell’ex parlamentare Gianfranco Fini che non vedrà decurtato nemmeno un centesimo dal suo assegno da 10.631 euro.
#ByeByeVitalizi. Il 12 luglio 2018 passerà alla storia come il giorno in cui morì il vitalizio. «Questo successo senza precedenti – scrive fu Facebook il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio – dimostra che il cambiamento che stiamo portando avanti è concreto, radicale, inarrestabile. Ora niente è impossibile». L’ufficio di presidenza della Camera ha dato il via libera alla delibera del presidente Roberto Fico che taglia i vitalizi degli ex deputati, ricalcolando gli assegni percepiti in base al metodo contributivo. I sì sono stati 11: 9 della maggioranza M5s e Lega, 1 del Pd e 1 di FdI. I deputati di Forza Italia si sono astenuti. «Ora tocca ai senatori – dice il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – E chi vuole fare ricorso si vergogni». Il premier, Giuseppe Conte, parla di un «bel segnale per il Paese». La delibera sarà effettiva a partire dal primo gennaio 2019 ed interesserà, al momento, 1338 ex deputati: gli ex senatori sono esclusi perché, a Palazzo Madama, la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati vuole prima fugare le nubi di anticostituzionalità che si addensano sulla proposta.
I PENALIZZATI. Tra i parlamentari più penalizzati c’è Antonio Matarrese, per cinque legislature a Montecitorio con la Dc, che perde il 60 per cento passando da 7.709 euro lordi a 3.045. Stessa percentuale per l’ex leader del Psi Claudio Martelli, delfino di Craxi e ministro della Giustizia. Il suo assegno viene più che dimezzato, passando da 8.455 euro a 3.398 lordi. Il “re Mida della sanità” campana Danilo Poggiolini, con le sue tre legislature si vedrà decurtare il suo vitalizio da 6.590 euro a 3.781, mentre Alfonso Pecoraro Scanio passerà da 9.387 a 5.554. L’ex governatore calabrese Agazio Loiero, alla Camera per quattro legislature, vedrà scendere l’assegno da 8.455 a 5.293 euro. Antonio Bassolino prenderà d’ora in avanti 3.388 euro, perdendo 1336 euro. Massimo Cacciari passerà invece da 4.724 a 1.551. Una sforbiciata minima da 864 euro anche al vitalizio di Romano Prodi, ex premier e presidente di Commissione Ue, a Montecitorio solo per due legislature negli anni dei suoi governi: passerà da 4.725 euro lordi a 3.861. Ma non sarà l’unico. Nichi Vendola passa da 8mila euro a circa 5mila. Walter Veltroni da circa 9mila a 6mila. Calogero Mannino da 10mila euro a 6695. La decurtazione maggiore riguarderà coloro che hanno trascorso in Parlamento il tempo di una sola legislatura: è il caso di Gino Paoli, alla Camera solo dall’87 al ’92, beneficiario di un vitalizio da 3.108 euro lordi che saranno ridotti a 1.088. Stessa legislatura e stesso taglio anche per la ex onorevole e pornostar Ilona Staller.
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GLI INTOCCABILI. Poiché il ricalcolo finisce col premiare i deputati di lungo corso, 67 ex parlamentari vedrebbero addirittura lievitare l’assegno. Ma non sarà così: la clausola di salvaguardia prevede un tetto massimo, che è quello dell’ultima “pensione” percepita. Tra questi tanti nomi noti: Gianfranco Fini che non vedrà toccato il suo assegno da 10.631, Massimo D’ Alema che continuerà a percepire i suoi ben 9.636 euro lordi e Arturo Parisi che resterà sui suoi 8mila euro. Inoltre, come più volte ribadito dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, l’obiettivo è quello di creare un fondo con i tagli ai vitalizi e alle pensioni d’oro (quelle oltre i 4000 euro) da destinare all’aumento delle pensioni minime.