Matt Groening ha cresciuto generazioni intere con l’ironia salace dei suoi Simpson e dei personaggi di Futurama, cartoni animati che rappresentano ormai evergreen intramontabili e di cui, nel caso dei Simpson, si continuano a sfornare episodi su episodi supportati da una vena creativa infinita. Non è un caso se l’autore norvegese-americano è stato inserito nel 2007 nella lista dei 100 geni viventi composta dal Daily Telegraph. Groening non si dedicava alla creazione di nuovi progetti dal 1999, anno in cui nacque Futurama. Oggi, a 19 anni di distanza, si rimette in gioco con Disincanto, la sua nuova creatura pronta a sbarcare su Netflix già da questa estate.
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DISINCANTO, COSA SAPPIAMO. Le informazioni a proposito dell’ultima fatica di Groening sono davvero risicate e a prova di spoiler. Sicuramente si conosce la data: Disincanto sbarcherà su Netflix il 17 agosto prossimo. La prima serie sarà di 10 puntate da 20 minuti ciascuna, anche se alcune indiscrezioni parlano di altrettante puntate in lavorazione. Se I Simpson sono rivolti al presente di un’America piena di contraddizioni e Futurama è orientata verso un futuro spassoso e a tratti ironicamente inquietante, Disincanto getterà uno sguardo verso un passato di matrice medievale e dall’ambientazione fantasy. Dai pochi spezzoni video già rilasciati si ha però l’impressione che questo passato gretto e oscurantista assomiglierà molto alla realtà contemporanea dei social media imbarbarita e attraversata da odio, pregiudizi ed ignoranza. Il paradigma classico della favola a lieto fine sembra essere stato totalmente stravolto dall’autore che ci presenterà una principessa, Bean (Fagiolo è la traduzione in italiano), ubriacona e sicuramente poco avvezza alle buone maniere, tormentata dalle proprie dipendenze e dalle proprie passioni. In una recente intervista, Groening ha affermato di essersi ispirato anche ai racconti di Italo Calvino per creare questo nuovo cartone animato. Ci sarà anche un pizzico d’Italia dunque. Tuttavia, il percorso scelto da Groening non appare privo di ostacoli. È una strada sdrucciola che si snoda in un settore già inflazionato da anni come il fantasy dove si rischia di scadere nel banale o nel grottesco se consideriamo che Groening, come da tradizione, ci presenterà sì un’atmosfera fantastica ma pervasa da quell’auto-ironia salace che ha sempre contraddistinto le sue opere. In ogni caso, Groening ha sempre dimostrato di saper azzeccare le scelte nelle fasi cruciali della sua carriera e non ci sono particolari motivi per dubitare del fatto che anche stavolta avrà preso la strada giusta.
IL GENIO OLTRE LA TECNICA. Matt Groening è nato nel 1954 in Oregon, Portland. Fin da ragazzino ha sempre avuto una passione smisurata per il disegno e la fumettistica nonostante non sia mai riuscito a raggiungere la perfezione tecnica di un grande disegnatore. La natura lo ha però risarcito donandogli un estro ed una creatività dalle potenzialità inimmaginabili. E pensare che prima di diventare un fumettista ed un regista di fama mondiale, Matt ha svolto i lavori più umili, da operaio di un impianto di rifiuti a ghost writer di una star hollywoodiana. Il suo primo lavoro degno di nota è una striscia fumettistica dal nome Life in Hell che raggiunge il non secondario risultato di essere pubblicato su 250 quotidiani diversi tra Usa e Canada. La svolta arriva nel 1986 quando gli viene proposto di realizzare una serie animata per il noto show di Tracey Ullman. È lì che nascono i Simpson, in maniera forse un po’ abbozzata ed improvvisata ma di sicuro impatto. È lì che si compie un pezzo di storia globale delle serie animate. I Simpson catturano il pubblico per i colori, i temi trattati, il carattere dei personaggi: un’alchimia dirompente. I nomi della famiglia più nota d’America corrispondono, a parte Bart, a quelli del componenti della famiglia di Matt e rappresentano il ritratto disincantato del decadimento morale e sociale dei valori della famiglia americana nel corso degli ultimi decenni. Dai Simpson a Futurama il passo è stato breve. Il resto è storia recente.