«Non è configurabile nesso causale tra la malattia e la vaccinazione». La Cassazione ribadisce che non esiste una correlazione tra vaccini e autismo respingendo la richiesta di indennizzo fatta da un uomo, il quale sosteneva che la patologia del figlio fosse stata una conseguenza della vaccinazione obbligatoria (cinquerix contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite ed haemophilus influenzae di tipo b, più un vaccino anti-epatite b), somministrata nel 2001. La leggenda dell’autismo causato dai vaccini nasce, alla fine degli anni Novanta, da uno studio falsato su bambini con disturbi dello sviluppo psichico talmente spacciato per vero che qualcuno finisce per crederci, anche i giornalisti, che così diffondono notizie allarmanti e infondate. Andrew Wakefield, ex gastroenterologo inglese, pubblicò nel 1998 su Lancet un articolo in cui sosteneva una correlazione, poi smentita da numerosi altri studi, tra vaccino trivalente (morbillo-parotite-rosolia) e autismo.
STORIA DI UNA BUFALA. Dopo l’uscita del lavoro di Wakefield, le coperture vaccinali nel Regno Unito sono scese dal 90 al 70% e di conseguenza i casi di morbillo, di cui alcuni gravi o addirittura fatali, sono aumentati. Nessuna delle ricerche successive a quella di Wakefield ha mai messo in evidenza alcun possibile rapporto tra vaccini e autismo. Non solo: si è scoperto che i dati dall’ex medico pubblicati erano stati volutamente inventati, per presunti interessi economici. L’ex medico aveva già brevettato (UK patent application number 9711663.6) un sistema di vaccinazioni singole: esattamente ciò che consigliava nelle sue conferenze. Il conflitto d’interessi era più che un sospetto fino alla scoperta di un finanziamento a Wakefield da parte di un avvocato che sosteneva cause di risarcimento contro lo stato per bambini autistici con presunti danni da vaccino. Quando autorevoli ricerche scientifiche dimostrano che non c’è alcuna correlazione tra vaccini e autismo, tra i più importanti quello dell’Institute Of Medicine of the National Academies americano e dell’Organizzazione mondiale della sanità, è ormai troppo tardi: la falsa credenza, la fake news è ormai consolidata nell’opinione pubblica. Solo nel 2010, più di 10 anni dopo la sua pubblicazione, la rivista Lancet ritirerà l’articolo di Wakefield. A smascherare le falsità dello studio del gastroenterologo inglese è un’inchiesta giornalistica: oltre a difetti scientifici (quali mancanza di un gruppo di controllo, esami endoscopici e neuropsicologici non eseguiti, comparsa dei sintomi gastroenterici dopo e non prima lo sviluppo di autismo), è stato provato che l’articolo di Wakefield conteneva alterazioni e falsificazioni della storia anamnestica dei pazienti allo scopo di supportare le conclusioni del suo studio. Lo scandalo è mondiale: gli altri co-autori firmano una dichiarazione con cui ritrattano le conclusioni del lavoro. E l’Ordine dei medici inglese riconosce il gastroenterologo colpevole di una trentina di capi d’accusa espellendolo dall’Ordine.
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LE MOTIVAZIONI DELLA CASSAZIONE. Anche la Cassazione ha chiarito che non c’è alcuna correlazione tra i vaccini e l’autismo, respingendo il ricorso presentato da un papà che chiedeva un indennizzo per la patologia del figlio, già ritenuto inammissibile dal Tribunale e dalla Corte d’Appello di Napoli. «Non esiste, si legge, una “plausibilità biologica” di relazione tra la vaccinazione e il manifestarsi della malattia». Nel caso in esame, oltre alle relazioni sullo stato della letteratura scientifica in materia, c’erano anche specifiche perizie che risultavano del tutto negative: nessun ricovero né visita neurologica per asserite reazioni allergiche ai vaccini e una diagnosi di sindrome autistica per richiesta posta almeno 2 anni dopo. La Cassazione ricorda che la valutazione va fatta secondo «un criterio di ragionevole probabilità scientifica», mentre la correlazione tra somministrazione del vaccino e autismo, ipotizzata dal ricorrente, è una «mera possibilità teorica». Il perito incaricato dalla Corte d’Appello non ha ritenuto ipotizzabili reazioni avverse ai vaccini a carico del sistema nervoso. Quanto alla mancanza di cause alternative, la Cassazione osserva che si tratta «di complesse malattie la cui origine è ancora ignota e la ricerca di fattori ulteriori e diversi rispetto al patrimonio genetico è oggetto di studio della ricerca scientifica». Ha pertanto rigettato il ricorso e condannato l’uomo al pagamento delle spese legali. Esattamente un anno fa la Cassazione aveva emesso una decisione nello stesso senso. In quel caso un altro genitore chiedeva di accertare la correlazione tra l’autismo e l’antipolio Sabin.