Dei materiali termoplastici, una stampante 3D ed il gioco è quasi fatto. Servono le istruzioni per assemblare i pezzi e trasformare una pistola di plastica in un’arma pronta a sparare ed anche ad uccidere. A poche ore dalla messa online, arriva lo stop di un giudice federale negli Stati Uniti che ha bloccato temporaneamente la pubblicazione sul web degli schemi per fabbricare la pistola con la stampante tridimensionale. Un’arma “fantasma”, di plastica, priva dei numeri seriali ed invisibile ai metal detector, il cui manuale di realizzazione “fai da te” diffuso online avrebbe potuto causare, per usare le parole del giudice di Seattle Robert Lasnik, «danni irreparabili ai cittadini degli Stati Uniti». Otto Stati americani, più il distretto di Columbia, si erano appellati contro il via libera della pubblicazione e anche il presidente americano Trump con un tweet aveva definito la pubblicazione «senza senso».
I am looking into 3-D Plastic Guns being sold to the public. Already spoke to NRA, doesn’t seem to make much sense!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 31, 2018
LA CAUSA. L’ingiunzione è arrivata a poche ore dalla diffusione (prevista per il primo agosto) da parte dell’azienda texana Defense Distributed, il cui proprietario Cody Wilson è un noto sostenitore del possesso di armi da fuoco. Nel 2013 la società di Wilson era stata già obbligata dalle autorità statunitensi a rimuovere dal web le istruzioni della sua “Liberator”, ma aveva fatto causa rivendicando la violazione dei diritti previsti nel Primo e nel Secondo Emendamento. A giugno, dopo una lunga battaglia giudiziaria, il governo federale aveva autorizzato Difense Distribuited a metter online gli schemi numerici per fabbricarsi da soli, in casa, un’arma con una stampante 3D. Ma la decisione del giudice federale di Seattle blocca tutto, almeno temporaneamente. Defense Distributed però, venerdì scorso, è riuscita a pubblicare gli schemi di alcune armi, tra cui quelli del fucile semiautomatico AR-15, quello utilizzato nella strage alla Marjory Stoneman Douglas High School in Florida lo scorso febbraio.
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UN PAESE DIVISO DALLE ARMI. «Ci sono stampanti 3D nelle scuole, negli spazi pubblici e il rischio concreto di danni irreparabili – ha sostenuto il giudice Robert Lasnik – per i cittadini degli Stati Uniti», un paese dove ogni anno circa 30.000 persone muoiono per spari da armi da fuoco. E l’opinione pubblica si divide tra i sostenitori della legittima difesa “fai da te” e tra chi chiede un maggiore controllo nella diffusione delle armi ad uso personale. Parlare di armi negli Usa significa parlare della sua Costituzione americana, del suo secondo emendamento, dei movimenti contro le armi che chiedono a gran voce una maggiore regolamentazione. Ma parlare di armi negli Usa significa anche parlare di affari e politica, della National Rifle Assocation for Gun Rights, la principale lobby a favore delle armi da fuoco che riunisce i principali produttori. La Nra non si è ancora espressa sulla causa della Difense Distribuited, ma potrebbe non vedere di buon occhio questa nuova competizione. E mentre il dibattito infuoca, la prossima udienza per discutere il caso è stata fissata per il 10 agosto.