Il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti disoccupati è raddoppiato tra il 2010 e il 2018. Negli ultimi 16 anni, hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti, la metà dei quali giovani. Se mettiamo in fila i dati presentati dalla Svimez, associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, la situazione appare sconfortante. Nel 2019, infatti, «si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale», con la a crescita del Pil che «sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud». Può bastare il fatto che il nuovo governo abbia creato un ministero dedicato allo sviluppo del Mezzoggiorno? Purtroppo no. Siamo di fronte ad un paese tagliato in due, come evidenziano anche le anticipazioni del rapporto 2018 della Svimez, sul fronte della salute, del reddito e del lavoro.
DISOCCUPAZIONE DILAGANTE. «Il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, da 362mila a 600mila (nel Centro-Nord sono 470mila)», si legge nelle anticipazioni del rapporto 2018. Secondo lo Svimez questo si traduce nella creazione «di sacche di crescente emarginazione e degrado sociale, che scontano anche la debolezza dei servizi pubblici nelle aree periferiche». Preoccupante, poi, «la crescita del fenomeno dei working poors», il lavoro a bassa retribuzione, «dovuto a complessiva dequalificazione delle occupazioni e all’esplosione del part time involontario».
DUALISMO GENERAZIONALE. A stare peggio, in questo contesto, sono i giovani: «Il saldo negativo di 310mila occupati tra il 2008 e il 2017 al Sud è la sintesi di una riduzione di oltre mezzo milione di giovani tra i 15 e i 34 anni (-578mila), di una contrazione di 212mila occupati nella fascia adulta 35-54 anni e di una crescita concentrata quasi esclusivamente tra gli ultra 55enni (+470 mila unità)». Un fenomeno preoccupante che la Svimez definisce «drammatico dualismo generazionale». Non sorprende quindi se negli ultimi 16 anni «hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti», la metà dei quali «giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati».
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MERIDIONALI IN FUGA. La popolazione del Mezzogiorno diminuisce malgrado aumentino gli stranieri: nel 2017 il calo è stato di 203mila unità a fronte di 97mila stranieri residenti in più. Il peso demografico del Sud diminuisce ed è ora pari al 34,2% sul totale italiano. Secondo Svimez la “fuga” dipende dal fatto che ancora oggi ai cittadini del Sud continuano a mancare, o sono carenti, alcuni diritti fondamentali in termini di vivibilità dell’ambiente locale, di sicurezza, di adeguati standard di istruzione. Sul fronte dei servizi, i divari rispetto al resto del Paese si fanno sentire anche in campo sanitario: «Sempre più frequentemente l’insorgere di patologie gravi – si legge nel rapporto -costituisce una delle cause più importanti di impoverimento delle famiglie, soprattutto al Sud».