«Il nostro Governo non può rimanere ad aspettare. Per questo abbiamo deciso di avviare le procedure di revoca della concessione alla società Autostrade, sulla quale incombeva l’obbligo e l’onere di curare la manutenzione del viadotto». È la linea tenuta dal governo gialloverde e ribadita dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che attribuisce la responsabilità del crollo del ponte di Genova ad Autostrade per l’Italia. «L’annuncio è stato effettuato in carenza di qualsiasi previa contestazione specifica alla concessionaria ed in assenza di accertamenti circa le effettive cause dell’accaduto», replica con una nota Atlantia, la società che controlla Autostrade per l’Italia. La concessionaria si è detta «fiduciosa di poter dimostrare di aver sempre correttamente adempiuto ai propri obblighi di concessionario, nell’ambito del contraddittorio previsto dalle regole contrattuali che si svolgerà nei prossimi mesi».
LA STORIA DELLA PRIVATIZZAZIONE. Le accuse del governo hanno riportato di attualità il tema della privatizzazione delle concessioni autostradali, il meccanismo con il quale alla fine degli anni Novanta venne affidata ai privati la gestione di gran parte della rete autostradale italiana. Fino non molti anni fa queste società erano pubbliche: proprietà degli enti locali oppure dell’Iri (una società controllata dal ministero del Tesoro che aveva il compito di controllare numerose altre società pubbliche). Con la crisi degli anni Novanta lo Stato si ritrovò con un enorme debito pubblico e senza le risorse necessarie per finanziarie le continue opere di manutenzione necessarie a migliorare la rete. Venne quindi decisa la privatizzazione con alcune concessionarie che gestiscono la rete autostradale e ne raccolgono i profitti pagando in cambio un canone allo Stato. La più importante tra le società che furono privatizzate fu la Società Autostrade, passata nel 2000 alla famiglia Benetton, che gestisce da sola una buona metà della rete, 2.854,6 km (che diventano 2.964,6 se si aggiunge la rete delle controllate) su 6.668 km complessivi.
DIRITTI E DOVERI. Il rapporto tra Stato, tramite il suo ministero dei Trasporti, e Autostrade per l’Italia è regolato alla Convenzione unica dell’8 giugno 2008 e con scadenza al 31 dicembre 2038. Un documento complesso che stabilisce diritti e doveri tra le parti, le tariffe e le sanzioni. Per lungo tempo, però, i dettagli di queste condizioni sono rimasti segreti. Soltanto lo scorso febbraio il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha deciso di rendere pubblici gli atti che regolano i rapporti tra Stato e concessionari. Autostrade per l’Italia paga un canone annuo di concessione pari al 2,4% dei proventi del pedaggio, in cambio deve «occuparsi della gestione tecnica delle infrastrutture e del mantenimento della funzionalità attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva». Deve, inoltre, occuparsi di realizzare gli interventi di potenziamento (che attualmente ammontano a 21 miliardi di euro), di organizzare e mantenere un soccorso stradale, di comunicare il programma di tutti i progetti di manutenzione ordinaria e straordinaria, e infine di trasferire le autostrade in buono stato alla scadenza della concessione. Se non rispetta gli obblighi la legge del settore autostrada del 2006 ha introdotto «un articolato meccanismo di sanzioni e di penali intermedie, riferite ai più importanti aspetti del rapporto concessorio». Le multe vanno dai 25 mila a i 150 milioni di euro.