Dieci anni senza tasse per i pensionati italiani o stranieri che trasferiscono la residenza fiscale in Sicilia, Sardegna o Calabria. Il governo è pronto a discutere la proposta della Lega per ripopolare il Meridione d’Italia e dare slancio alla sua economia. II progetto si chiama “Zes-Aas” e prevede di portare 600 mila nuovi abitanti nelle tre regioni tax free nei prossimi 3-4 anni. Ma non solo, questa misura per il rilancio del Mezzogiorno permetterà di ripopolare i piccoli centri, creare nuovi posti di lavoro e, secondo le stime del suo ideatore Alberto Brambrilla, di alzare il Pil nazionale dell’1%, ben 17-18 miliardi in più. Il modello di riferimento è il Portogallo: per ottenere le agevolazioni fiscali è sufficiente soggiornarvi per almeno sei mesi e un giorno all’anno. Si faranno dei bandi e, almeno all’inizio, potranno parteciparvi solo i comuni di Calabria, Sicilia e Sardegna – regioni che presentano i parametri più negativi in termini di Pil e sviluppo – al di sotto dei 4 mila abitanti.
LA PROPOSTA DELLA LEGA. La proposta nasce da un paio di considerazioni e qualche dato. La disoccupazione vertiginosa nel Mezzogiorno e il suo spopolamento progressivo con un milione e 800 mila persone, soprattutto giovani, emigrati altrove negli ultimi 16 anni, come segnala la Svimez. Un altro milione in meno, aggiunge l’Istat, di qui al 2065. E poi quei 60 mila connazionali già volati in Paesi che strizzano l’occhio alla “silver economy”, l’economia delle pantere grigie. Non solo Portogallo, dove ormai si è radicata una comunità di pensionati italiani. Ma anche Panama, Messico, Tunisia, Canarie, Cipro, Malta, Romania. Attratti dallo sconto sulle tasse, la vita tranquilla, gli affitti economici, la spesa alla portata di tutte le tasche. Ecco dunque la proposta della Lega per risollevare le zone più critiche del Sud, renderle attrattive e in grado di creare posti di lavoro. «I giovani sarebbero incentivati a imparare le lingue, diventare guide turistiche, offrire tutta una serie di servizi», ipotizza Brambilla.
TERMINI E CONDIZIONI. I comuni che vorranno aderire dovranno provare di aver avuto uno spopolamento del 20% nell’ultimo decennio, un adeguato decoro urbano, efficienti livelli di raccolta differenziata e soprattutto un sistema sanitario in linea con quello dell’Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. Ma c’è anche qualche controindicazione: se nel caso degli stranieri l’operazione è a costo zero per le casse dello Stato, anzi a saldo positivo perché chi arriva o torna spende e abita in Italia, non è lo stesso per i pensionati italiani perché prima versavano l’Irpef alle regioni Centro-Nord. La proposta della Lega mira a rifarsi con Iva e consumi. «Calcoliamo in 600 mila le presenze aggiuntive in 3-4 anni nelle tre regioni per effetto dello sgravio – spiega Brambilla – E un impatto quasi di uno a uno sull’occupazione locale. Non è detto poi che chi arriva non possa aprire piccole attività manifatturiere. Una famiglia media spenderebbe 20-25 mila euro l’anno. Già solo i connazionali espatriati con la pensione “in regime nazionale”, maturata qui ma incassata al lordo all’estero, sono 60 mila e dunque forse 120 mila, perché in coppia. Senza pensare all’appeal sugli stranieri: l’Italia è bella e piace. Metà dell’Irpef che perdiamo per 10 anni, la recuperiamo con Iva e accise dai consumi».