Tra le mille cose da fare la domenica, unico giorno di riposo per molti, c’è sicuramente la spesa. Ma molto presto potremmo ritrovarci a modificare le nostre abitudini. Lega e Cinque Stelle, come promesso in campagna elettorale, hanno incardinato in commissione Attività produttive della Camera la proposta che impone la chiusura domenicale dei negozi, cancellando la liberalizzazione introdotta dal governo Monti. «In materia di commercio, sicuramente entro l’anno, approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi a centri commerciali, con delle turnazioni e l’orario che non sarà più liberalizzato, come fatto dal governo Monti. Quella liberalizzazione sta infatti distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare orari di apertura e chiusura», ha detto il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio.
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COSA CAMBIA. I disegni di legge proposti della maggioranza abrogano gli articoli che hanno liberalizzato le aperture dei negozi e in particolare l’articolo 31 del cosiddetto “Salva Italia” varato dal governo Monti, che aveva introdotto su questo fronte la massima autonomia da parte degli esercizi. La norma attualmente in vigore prevede infatti che «le attività commerciali sono svolte senza il rispetto di orari di apertura e di chiusura, dell’obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell’esercizio». Si mira, dunque, a reintrodurre la chiusura domenicale obbligatoria affidando alle regioni la competenza in materia. Unica eccezione per gli esercizi commerciali delle località turistiche.
LE PROPOSTE DI LEGA E M5S. La Lega e il Movimento 5 Stelle, negli anni passati all’opposizione, avevano spesso accusato la liberalizzazione degli orari, che permette ai negozi di stare aperti di domenica e nei giorni di festa, di aver creato un regime di concorrenza fortemente sbilanciato a favore della grande distribuzione e molto penalizzante per i piccoli negozi. Alle critiche di carattere economico, si sono spesso aggiunte quelle che riguardano invece il senso sociale della chiusura degli esercizi commerciali: consentire ai lavoratori di riposarsi e passare del tempo con le loro famiglie. I disegni di legge presentati dalla Lega, prima firmataria Barbara Saltamartini, e dal Movimento 5 Stelle, primo firmatario Davide Crippa, insistono molto su questi due aspetti. Insistendo anche sui molti ricorsi causati dal decreto legge del 2011 la proposta è di imporre la chiusura domenicale e nei giorni di festa per tutti i negozi e per le attività di e-commerce: «nei giorni festivi – si legge nella proposta del M5s – il consumatore potrà continuare a collegarsi ai siti di e-commerce, scegliere e completare l’ordine di un prodotto, ma dovrà essere chiaro che l’attività commerciale in questione, se si svolge in Italia, non sarà esercitata in alcune delle sue fasi». Sono previste comunque delle eccezioni, che permetterebbero agli enti locali di consentire l’apertura di un certo numero di negozi per ogni settore commerciale anche nei giorni di festa e di domenica, a patto che nessun negozio sfori il limite di 12 giorni all’anno.