Il liceo sportivo “San Benedetto” di Piacenza è la prima scuola italiana che mette al bando i cellulari servendosi di una particolare tecnologia. All’ingresso in classe, infatti, i ragazzi devono inserire il loro smartphone in una tasca isolante che scherma il dispositivo e lo rende inutilizzabile durante le ore di lezione, ricreazione compresa. Nell’era in cui il cellulare è diventato il “compagno” inseparabile della maggior parte degli studenti la scelta dell’istituto di Piacenza si pone l’obiettivo di rieducare i ragazzi alla socializzazione e perché no coinvolgerli maggiormente nelle attività di classe. «Seppur consapevoli della grande utilità dei cellulari – scrive la dirigenza del liceo in una lettera ai genitori – crediamo che il loro utilizzo diventi sempre più una fonte di distrazione, di comportamenti asociali e di conflitto sia a scuola che a casa».
LA CUSTODIA. Il dispositivo che blocca i cellulari durante le ore di lezione richiede un’apposita “base sbloccante”, simile all’antitaccheggio dei negozi, per poter essere aperto. Quando gli studenti entreranno in classe dovranno quindi riporre il proprio cellulare nella custodia che verrà bloccata dall’insegnante alla prima ora di lezione. Potranno tenerla vicino a sé ma non potranno aprirla, fino a quando non verrà sbloccata da un docente, al termine delle lezioni. Attualmente le tasche, prodotte da un’azienda statunitense, sono utilizzate in centinaia di scuole in tutto il mondo, ma anche a concerti e altri spettacoli, in tribunali, ai matrimoni o eventi dedicati ai bambini.
STOP AI CELLULARI. «Siamo la prima scuola phone-free d’Italia», dicono con orgoglio al San Benedetto. «Non lo consideriamo né un’imposizione né un divieto – spiega il preside all’Ansa -. Siamo invece convinti che sia un’opportunità per i nostri studenti di poter andare oltre. Certo, non li lasceremo soli in questa situazione, ma li aiuteremo nel tempo a capire questa scelta». Senza contare le motivazioni legate alla sicurezza stessa dei più giovani: «Il cyberbullismo di cui tanto si parla passa quasi sempre attraverso lo smartphone». Senza però alcuna demonizzazione dell’oggetto più tecnologico della nostra era. Anzi. «Le potenzialità di questi strumenti – sottolinea il preside – sono talmente alte che i più giovani faticano a comprenderle a pieno, rischiando quindi di farne un uso improprio».