Con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri è stato fatto il primo passo, ma per il decreto sicurezza e immigrazione, voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, la strada è tutta in salita perché contiene alcune norme che rischiano di essere incostituzionali. Dall’Europa, però, arrivano segnali positivi. Anche se il provvedimento verrà valutato solo quando diventerà legge, fonti Ue fanno trapelare un cauto ottimismo. In particolare, la Commissione europea apprezza il fatto che il dispositivo dovrebbe portare a un aumento del numero dei rimpatri, l’estensione del periodo di detenzione, la riduzione dei tempi per le procedure. «Una volta tanto a Bruxelles, invece di dire no con pregiudizio a qualcosa che arriva dall’Italia, hanno letto e hanno capito che si tratta di maggiore sicurezza», ha commentato Salvini.
SICUREZZA. Per quanto riguarda le “disposizioni in materia di sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto al terrorismo e alla criminalità mafiosa”, il decreto Salvini prevede una stretta sul noleggio di furgoni che potrebbero essere utilizzati per attentati terroristici, l’estensione del daspo per i sospettati di avere a che fare con il terrorismo internazionale e la revoca della cittadinanza per gli stranieri considerati una minaccia per la sicurezza nazionale. Inoltre, il dl contempla il potenziamento degli organici dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alle mafie, la sperimentazione di armi ad impulsi elettrici da parte di operatori della polizia municipale di Comuni con più di 100.000 abitanti e l’inasprimento delle sanzioni nei confronti di coloro che promuovono o organizzano l’invasione di terreni o edifici.
IMMIGRAZIONE. Sul fronte immigrazione, il decreto prevede il raddoppio dei tempi di trattenimento nei Centri di permanenza per il rimpatrio (da 90 a 180 giorni), l’abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari sostituiti con permessi per meriti civili, per cure mediche o se il Paese di origine vive una calamità naturale. Il dl Salvini prevede, inoltre, l’ampliamento dei reati che provocano la revoca del permesso di rifugiato (violenza sessuale, spaccio di droga, violenza a pubblico ufficiale), la revoca della protezione umanitaria ai cosiddetti “profughi vacanzieri”, l’esclusione del gratuito patrocinio nei casi in cui il ricorso è dichiarato improcedibile o inammissibile: le spese processuali non saranno più a carico dello Stato.
DUBBI DI COSTITUZIONALITÀ. Ma proprio il cavallo di battaglia di Salvini, cioè l’aumento delle espulsioni e «tolleranza zero con furbetti e delinquenti che prima chiedono asilo poi spacciano e rubano», potrebbe rappresentare uno scoglio per il decreto. I dubbi di giuristi e costituzionalisti, infatti, si concentrano sulla possibilità di sospendere la domanda di asilo e allontanare dall’Italia un richiedente asilo che sia stato condannato solo in primo grado. Si tratta del passaggio più delicato del decreto, perché in contrasto con l’articolo 27 della Costituzione, secondo il quale l’imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva. «Fino a che non c’è una definitività della sentenza, la persona è presunta non colpevole – ha detto a Radio Radicale il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick – Non possiamo derogare a dei valori costituzionali di garanzia». C’è, infine, un passaggio poco chiaro relativo alla sospensione della domanda di asilo e all’espulsione. Nel comunicato stampa del Consiglio dei ministri si parla di richiedenti asilo condannati in primo grado, mentre il testo della norma parla di richiedente «sottoposto a procedimento penale», quindi non ancora condannato.