Si aggrava di ora in ora il bilancio del terremoto e dello tsunami che hanno devastato l’isola indonesiana di Sulawesi. Decine di chilometri di costa non sono state ancora raggiunte dai soccorritori e già si parla di oltre mille e 200 vittime. Secondo la Farnesina non vi sarebbero italiani. «Sono già stati ritrovati 1.203 corpi – ha dichiarato Insan Nurrohman, vice presidente di Aksi Cepat Tanggap, una delle principali ong indonesiane – ma alcuni non sono ancora stati identificati o recuperati». La città più colpita è Palu, sulla costa occidentale di Celebes, con i suoi 350.000 abitanti. Sono state previste sepolture di massa per evitare epidemie. Il presidente indonesiano Joko Jokowi Widodo ha autorizzato gli aiuti internazionali.
L’ALLARME TSUNAMI REVOCATO. La scossa di terremoto, che si è verificata venerdì alle 18.14 ora locale, è stata di magnitudo 7.5 con epicentro a circa 78 chilometri a nord della città di Palu. Alla prima scossa ne sono seguite altre, la più intensa delle quali con magnitudo 5.7. Ma a seminare morti e devastazione è stato lo tsunami che si è abbattutto sull’isola dopo il sisma. Le autorità avevano diramato un allarme, che però dopo meno di un’ora era stato inspiegabilmente revocato.
RICERCHE INCESSANTI. Intanto le ricerche di eventuali superstititi proseguono affannosamente. Il capo della protezione civile, Muhammad Syaugi, ha raccontato di aver sentito lui stesso voci provenire da sotto le macerie dell’Hotel Roa-Roa di Palu. Secondo i soccorritori protrebbero esserci almeno 50 persone intrappolate. Ancora più drammatica la situazione in un complesso residenziale della città cui si stima abitassero tra le 100 e le 200 persone, e che è stato raso al suolo dal sisma.
LE VITTIME STRANIERE. Al momento risultano scomparsi tre francesi e un sudcoreano, ospiti di un hotel che è stato distrutto. Gli altri stranieri sono stati ritrovati o evacuati. Fra questi, riferiscono le autorità, un tedesco, un belga, un singaporiano, 10 vietnamiti, 32 tailandesi e 21 cinesi. L’ambasciata di Francia ha dichiarato soltanto che “verifiche” sono in corso.