Proprio nei giorni in cui in molte città italiane scatta lo stop ai motori diesel più vecchi, il Parlamento Europeo ha votato un’ambiziosa proposta sulla riduzione del 40% dei gas inquinanti prodotti dalle auto entro il 2030, con un obiettivo intermedio del 20% entro il 2025. Il progetto di legge rivede al ribasso il taglio del 45% proposto dalla commissione ambiente e prevede misure per accelerare l’introduzione delle auto elettriche, test in condizioni reali e un sostegno alla produzione europea di batterie. Previste anche sanzioni alle case automobilistiche che non rispettano gli obiettivi. La proposta è stata votata da una maggioranza risicata (389 voti a favore, 239 contrari e 41 astensioni) e ora passa al Consiglio, che entro il 9 ottobre potrebbe approvare un obiettivo più modesto: si parla del 35%.
LA PROPOSTA. I costruttori dovranno garantire che i veicoli a emissioni zero e a basse emissioni come le auto elettriche abbiano una quota di mercato del 35% entro il 2030 e del 20% entro il 2025. Previste anche sanzioni alle case che non rispettano gli obiettivi: dovranno pagare un’ammenda al bilancio dell’Ue da destinare ai lavoratori altamente qualificati colpiti da cambiamenti nel settore automobilistico. Gli eurodeputati chiedono, inoltre, strumenti di finanziamento più forti per contrastare le possibili perdite di posti di lavoro. L’Europarlamento invita poi la Commissione europea a presentare entro due anni una proposta per introdurre test delle emissioni in condizioni di guida reali, che dovrà essere operativo dal 2023, e a proporre un’etichettatura per informare meglio chi acquista un’auto nuova.
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L’ALTERNATIVA È L’AUTO ELETTRICA. Acea, l’associazione che rappresenta i maggiori 15 gruppi automobilistici in Europa, sostiene che l’auto a bassissime emissioni che sogna il Parlamento costerà molto cara: saranno gli stessi costi di produzione a subire un’impennata. «Il voto di oggi rischia di avere un impatto molto negativo – commenta il segretario di Acea, Erica Jannaert – sui posti di lavoro nella catena di produzione dell’auto e forzerebbe essenzialmente l’industria a una trasformazione sostanziale a tempi record». L’unica alternativa per rispettare i parametri Ue è l’elettrico, che però non ha ancora conquistato il mercato europeo: oggi solo l’1,5% delle auto vendute nel vecchio continente è a propulsione elettrica. Se pochi europei acquistano auto elettriche non è solo per il costo iniziale ma anche perché è difficile trovare un punto in cui far rifornimento. Altri investimenti servono per migliorare ed incrementare le colonnine di ricarica.
L’ADDIO AL DIESEL. La decisione di Strasburgo va nella direzione di ridurre ai minimi termini l’inquinamento atmosferico nelle città europee. Una decisione ispirata allo stesso criterio di quella adottata dalla Regione Lombardia che ha messo al bando i veicoli diesel euro 3 considerati ad alto impatto ambientale. I motori a gasolio sono del resto il nemico dichiarato di chi vuole tutelare l’ambiente e la salute: la Norvegia ha deciso di metterli al bando definitivamente a partire dal 2025 e anche l’Olanda sta pensando a un provvedimento simile. Nel 2030 anche la Germania dovrebbe diventare un paese «diesel free», mentre la Francia si è fissata lo stesso traguardo ma dandosi dieci anni in più di tempo. Ma secondo i dati di Acea stiamo cominciando ad assistere all’effetto boomerang della lotta al diesel. Le limitazioni imposte non stanno spingendo i cittadini all’acquisto di auto elettriche, ma di auto a benzina più inquinanti del diesel, a livello di anidride carbonica emessa, e più economiche delle elettriche e delle ibride. Risultato: in alcuni Paesi europei le emissioni di CO2 nel 2017 sono aumentate rispetto all’anno precedente.