In origine fu «Prima gli italiani». Poi è diventato «Solo gli italiani». Adesso il vicepremier leghista Matteo Salvini sul reddito di cittadinanza apre anche ai «rom italiani». Con i 10 miliardi previsti nel Def il reddito di cittadinanza comincia a prendere forma. Ma nonostante il Movimento 5 Stelle stia ragionando da anni su questa misura la sua applicazione appare ancora confusa, così come molte delle sue implicazioni. Come, per esempio, se si possano discriminare le persone su base etnica. Ovvio che no. E Salvini dagli studi di Mattino Cinque chiarisce: «Il reddito di cittadinanza andrà agli italiani che hanno come volontà precisa di trovare lavoro. Anche ai rom, qualora possiedano la cittadinanza italiana e siano persone perbene. Ci sono rom e rom e solo una minima parte vive nei campi».
REDDITO DI CITTADINANZA AI ROM. L’Associazione 21 Luglio, nel suo rapporto annuale sulla condizione di rom e sinti, aveva fatto presente che non esistono dati certi sulla composizione etnica della popolazione rom e i numeri sulle presenze complessive in Italia corrispondono a stime che si muovono all’interno di una forbice molto ampia, compresa tra le 120.000 e le 180.000 unità. Ma circa il 50% dei rom sono italiani e dunque potranno usufruire del reddito di cittadinanza. Bisogna ricordare che sarà necessario iscriversi ai centri per l’impiego e dimostrare di essersi attivati per la ricerca di un lavoro. «Non è un problema etnico – spiega Salvini – io ce l’ho con chi vive nell’illegalità. Qualunque cittadino italiano se è una persona perbene è un mio fratello. Alla fine del mio governo spero non ci siano più campi rom – aggiunge – e comunque ribadisco che se si è cittadini italiani, si ha voglia di lavorare e si rispetta la legge non faccio differenza alcuna. Di Maio ci ha assicurato che andrà agli italiani che hanno la volontà precisa di trovare lavoro. Abbiamo chiesto che vada a chi vuole entrare nel mondo del lavoro».
LEGGI ANCHE: Reddito di cittadinanza, flat tax e quota100: il Def che apre lo scontro con l’Europa
REQUISITI. Uno dei requisiti richiesti è che siano residenti in Italia da almeno 10 anni. «Il reddito di cittadinanza sarà erogato a chi è residente da almeno 10 anni nei confini italiani» spiega il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio. E a chi solleva dubbi se possa diventare un disincentivo al lavoro o favorire un ulteriore esplosione del lavoro nero Di Maio risponde che «la misura riguarderà i cittadini ricercano attivamente lavoro e accettano percorsi di formazione e riqualificazione prendendo impegni con il Governo». Lo strumento, secondo le ipotesi tecniche circolate nei giorni scorsi, dovrebbe funzionare così: 780 euro mensili per tre anni, ma prorogabili. «Saranno messo su carta elettronica – aggiunge -. L’ideale sarebbe usare quello che già abbiamo, la tessera sanitaria con il chip». La scelta della carta elettronica è «perché questi soldi si devono spendere presso gli esercizi commerciali italiani limitando al massimo le spese fuori dall’Italia». Cosi, ha aggiunto, «avremo un gettito Iva e Pil superiore alle aspettative perché inonderemo le piccole imprese e i commercianti».