Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha già alzato un muro sulla manovra fiscale approvata e inviata alla Ue dall’Italia: «Se accettassimo tutto quello che il governo italiano ci propone, avremo delle controreazioni violente da parte altri paesi della zona euro». Se Bruxelles accettasse quello che il presidente della Commissione Ue definisce un «derapage» rispetto alle regole europee «alcuni Paesi ci coprirebbero di ingiurie e invettive con l’accusa di essere troppo flessibili con l’Italia». Le parole di Juncker non sembrano intaccare il governo. Sono i vicepremier Salvini e Di Maio a mettere subito in chiaro che a Roma nessuno si farà intimidire dall’ennesimo attacco della Commissione europea. «La manovra italiana è passata – taglia corto il leader della Lega- Juncker se ne faccia una ragione». «Noi andiamo avanti con le misure chieste dal popolo. Juncker continui pure a rivoltarsi, gli rimane tempo ancora fino a maggio», aggiunge il capo politico dei Cinquestelle.
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JUNCKER RIPRENDE L’ITALIA. All’orizzonte si profila già la bocciatura della legge di Bilancio da parte della Commissione europea. Nonostante le rassicurazioni del ministro dell’Economia Giovanni Tria, Bruxelles non avvallerà una manovra che sposta il rapporto deficit/Pil al 2,4% per finanziare la flat tax, il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni. «Mi dà molte preoccupazioni ma non abbiamo pregiudizi: ne discuteremo con l’Italia come facciamo con tutti gli altri Paesi». Il presidente della Commissione ha rimarcato anche che non intende esprimersi sugli interventi nel dettaglio. «Non ho commenti da fare sulle misure contenute nella manovra – ha detto- ma guardo ai risultati in termini di bilancio e saldo». Il punto è quello di «rispettare gli impegni presi. Non dobbiamo commentare le decisioni sovrane e indipendenti del governo italiano». Poi continua: «Se dicessi che siamo contro quelle misure, questo avrebbe come conseguenze che alcuni nel governo italiano attaccherebbero la Commissione perché vieta di lottare contro la povertà, che esiste in parte e ovunque». «Che si smetta di dire che sono contro l’Italia: è una stupidaggine e una menzogna», prosegue. «Io ho presieduto la conferenza intergovernativa nel 1991 che ci ha condotto verso il trattato di Maastricht e l’unione economica e monetaria. Io o fatto di tutto, quando c’erano forti resistenze in alcuni Stati membri, per avere l’Italia come membro della zona euro sin dall’inizio. Ho ricevuto i primi ministri e i ministri delle Finanze di almeno otto paesi europei che non volevano l’Italia», ha ricordato Juncker. «Io ho sempre detto: non voglio l’euro, se l’Italia non è sulla linea di partenza», ha spiegato il presidente della Commissione. Ma secondo Juncker, «alcuni in Italia lo ignorano perché sono giovani, non hanno esperienza e hanno pregiudizi».