La manovra italiana mostra una deviazione «senza precedenti nella storia del Patto di stabilità». Parole dure quelle utilizzate dall’Ue nella lettera di chiarimenti consegnata da Moscovici al ministro Tria. Questo perché il progetto di bilancio inviato dal Consiglio dei ministri a Bruxelles prevede «un’espansione fiscale prossima all’1% del Pil, ove il Consiglio ha invece raccomandato un miglioramento del saldo strutturale, e una deviazione dagli obiettivi pari all’1,5%». I commissari Moscovici e Dombrovskis sottolineano, inoltre, «un non rispetto particolarmente serio con gli obblighi del Patto». L’Europa scrive e l’Italia ha tempo fino al 22 ottobre per rispondere inviando le proprie osservazioni.
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LA LETTERA. Bruxelles rileva che il Draft budgetary plan 2019 «prevede un tasso nominale di crescita della spesa pubblica primaria netta del 2,7%, al di sopra dell’incremento massimo raccomandato (0,1%). Il deterioramento strutturale (ricalcolato) nel 2019 ammonta allo 0,8% del Pil, il che corrisponde a una deviazione significativa rispetto allo sforzo strutturale dello 0,6% del Pil raccomandato dal Consiglio il 13 luglio 2018». Inoltre, «in un contesto in cui il debito pubblico italiano è pari a circa il 130% del Pil, la nostra valutazione preliminare indica che i piani dell’Italia non garantirebbero il rispetto della regola di riduzione del debito concordata tra tutti gli Stati membri». In passato, l’ultima volta nel maggio 2018, quando fu giudicata la posizione tricolore si tenne conto del fatto che Roma era in regola con il braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita e per questo non erano state adottate sanzioni. Ma ora «la conclusione del report sull’Italia in base all’Articolo 126 potrebbe esser rivista», qualora non fosse più garantita «l’adesione italiana al Patto alla luce delle deviazioni previste con la manovra». Anche la mancata approvazione del documento da parte dell’ufficio parlamentare di bilancio è a parere dei commissari «una violazione delle norme Ue».
LE REAZIONI DELL’EUROPA. L’Italia è nell’occhio del ciclone. Il presidente della commissione Jean Claude Juncker aveva già spiegato che i governi non sarebbero più disposti a fare aperture di credito a Roma: «So che nel passato la Commissione è stata accusata di essere stata generosa col bilancio italiano. I Paesi al telefono si sono raccomandati di non aggiungere flessibilità alla flessibilità. Negli ultimi tre anni l’Italia ha speso 30 miliardi di euro. Siamo stati molto generosi, gentili e positivi con l’Italia. Perché l’Italia è l’Italia». Per Macron, addirittura «l’ascesa dei populisti in Italia è l’emblema della crisi». «Le regole devono essere rispettate nell’interesse di tutte le parti, specialmente di quelle più deboli. Ma lo scontro tra punti di vista opposti può essere superato in modo costruttivo da una maggiore cooperazione e nel caso dell’unione economica e monetaria da maggiore integrazione» ha evidenziato il presidente della Bce, Mario Draghi. Sulla stessa linea anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz: «Nessuna comprensione per le politiche dell’Italia, i criteri di Maastricht valgono per tutti».
La ringraziamo per l’invio alla Commissione del Documento Programmatico di Bilancio (DPB) dell’Italia per l’anno 2019.
Ai sensi dell’Articolo 7 del Regolamento (UE) n. 473/2013, e facendo seguito alla nostra lettera del 5 ottobre 2018, le scriviamo per consultarla sulle ragioni per cui i piani dell’Italia configurano “una violazione grave e manifesta delle raccomandazioni adottate dal Consiglio ai sensi del Patto di Stabilità e Crescita” per il 2019, il che rappresenta motivo di seria preoccupazione per la Commissione europea.
La raccomandazione rivolta all’Italia sull’aggiustamento richiesto ai sensi del Patto di Stabilità e Crescita, è stata, come per tutti gli altri Stati Membri, approvata all’unanimità dal Consiglio europeo del 28 giugno 2018 e adottata dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, compresa l’Italia, il 13 luglio 2018.
Il DPB prevede un tasso nominale di crescita della spesa pubblica primaria netta del 2,7%, al di sopra dell’incremento massimo raccomandato (0,1%). Il deterioramento strutturale (ricalcolato) nel 2019 ammonta allo 0,8% del PIL, il che corrisponde a una deviazione significativa rispetto allo sforzo strutturale dello 0,6% del PIL raccomandato dal Consiglio il 13 luglio 2018 per l’anno 2019.
Sia il fatto che il DPB preveda un’espansione fiscale prossima all’1% del PIL, ove il Consiglio ha invece raccomandato al Paese un miglioramento del suo saldo strutturale, sia l’entità della deviazione (una differenza di circa l’1,5% del PIL) non hanno precedenti nella storia del Patto di Stabilità e Crescita. Inoltre, in un contesto in cui il debito pubblico italiano è pari a circa il 130% del PIL, la nostra valutazione preliminare indica che i piani dell’Italia non garantirebbero il rispetto della regola di riduzione del debito concordata tra tutti gli Stati Membri, la quale richiede una costante riduzione del debito pubblico verso la soglia del 60% del PIL stabilita dai Trattati.
Nonostante in passato l’Italia sia stata considerata in violazione della regola di riduzione del debito, ci preme ricordarle che, quando la Commissione ha valutato la situazione del disavanzo e del debito italiani nel preparare i suoi rapporti ai sensi dell’Articolo 126(3) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (compreso l’ultimo rapporto del maggio 2018), il rispetto di massima del braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita è stato sempre un “fattore rilevante” di primaria importanza. Quindi, le conclusioni dell’ultimo rapporto 126(3) potrebbero necessitare una revisione, qualora tale conformità alle regole del braccio preventivo non dovesse più essere confermata in ragione della deviazione significativa pianificata dall’Italia. In relazione a ciò, notiamo anche che, secondo il DPB italiano, il raggiungimento dell’obiettivo di bilancio a medio termine non è previsto per il 2021.
Infine, osserviamo che le previsioni macroeconomiche sottostanti il progetto di bilancio dell’Italia non sono state validate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), l’organismo indipendente di monitoraggio fiscale in Italia. Ciò sembra in contrasto con l’esplicito dispositivo del Regolamento 473/2013 (articolo 4(4)), ai sensi del quale le previsioni macroeconomiche devono essere elaborate o validate da un organismo indipendente. Vorremmo quindi chiederle di chiarire le ragioni per le quali l’opinione dell’UPB non è stata presa in considerazione. Questi tre elementi sembrerebbero configurare “un’inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria definiti nel Patto di Stabilità e Crescita”, di cui all’Articolo 7(2) del Regolamento (UE) n. 473/2013.
La Commissione europea mira a proseguire un dialogo costruttivo con l’Italia per arrivare ad una valutazione definitiva.
La preghiamo di fornire le sue osservazioni entro Lunedì 22 Ottobre 2018, a mezzogiorno, al fine di consentire alla Commissione di tenerne conto prima di emettere il suo parere formale sul DPB. I nostri servizi rimangono a disposizione per assistere i suoi in questo processo.
Cordiali saluti,
Valdis Dombrovskis
Pierre Moscovici