La pace fiscale cambia e si restringe: spariscono lo scudo fiscale, ovvero il rientro di capitali esteri, e la depenalizzazione di alcuni reati tra cui il riciclaggio. Dopo giorni di tensione, Lega e M5s hanno superato le divergenze sul decreto fiscale. Non c’è nessuna volontà di fare una patrimoniale: l’unica novità è «mettere – spiega Di Maio – un tetto di imponibile, su base annua, di 100mila euro, non più del 30% di quello dichiarato». Per il resto rimane intatta, dunque, la formula originaria che prevede il saldo e stralcio delle cartelle dei contribuenti in grave difficoltà economica. Non è ancora chiaro cosa sia stato deciso sull’estensione del condono all’Iva, un’altra misura che secondo Di Maio era stata aggiunta a sua insaputa nel decreto fiscale.
SANATORIA. Sarà «pace fiscale» per tutti i debiti con il fisco fino a mille euro: viene confermata cancellazione delle mini-cartelle dal 2000 al 2010. All’entrata in vigore del decreto fiscale, debiti, interessi e sanzioni saranno automaticamente cancellati. Per altri debiti accumulati tra il 2000 e il 2017 è prevista una nuova agevolazione spalmata su 10 rate in 10 anni: è la «rottamazione ter in cinque anni» che allunga i tempi anche per chi ha già aderito alla rottamazione bis. Viene escluso il pagamento di sanzioni e interessi di mora, perché sulle 10 rate è previsto un interesse ridotto del 2% l’anno. Ma viene data anche la possibilità di compensare i debiti con i crediti nei confronti della pubblica amministrazione.
CANCELLATO L’ARTICOLO DELLA DISCORDIA. Dal consiglio dei Ministri esce modificato l’articolo 9 del decreto fiscale. In particolare scompare la non punibilità per i reati tributari, con tanto di scudo penale in caso di riciclaggio e antiriciclaggio. Resta invece la possibilità di integrare la dichiarazione per chi in passato non ha comunicato dei redditi: sulla parte non dichiarata si pagherà un’aliquota pari al 20%. Ci sono però alcuni paletti, cioè non si può superare il 30% di quanto già denunciato ed è fissato un tetto massimo di 100 mila euro di imponibile all’anno per cinque anni. La pace fiscale «a scanso di equivoci non riguarderà le attività finanziarie patrimoniali detenute all’estero», ha specificato il premier Conte. Era stato l’art. 9 sulle “Disposizioni in materia di dichiarazione integrativa speciale” a innescare la polemica sulla “manipolazione” del decreto fiscale. Nel testo si prevedeva una sorta di scudo fiscale per i capitali all’estero. Inoltre, escludeva la «punibilità» per una serie di reati tributari e penali. Si tratta dei reati fiscali di cui agli articoli 2,3,4, 10-bis e 10 ter del noto testo legislativo n.74 del 2000. Ovvero: dichiarazione fraudolenta, dichiarazione infedele, dichiarazione con artifici, omessa dichiarazione e omessa dichiarazione Iva. La non punibilità era estesa anche ai reati di cui agli articoli 648-bis e 648 ter del codice penale: riciclaggio e autoriciclaggio.
“LA MANINA”. Lo scudo penale aveva fatto saltare sulla sedia il vicepremier Luigi Di Maio che aveva accusato «una manina tecnica o politica» di aver «manipolato» il testo del decreto fiscale. In realtà, come si è ricostruito in seguito, il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri conteneva solo indicazioni generali delle misure previste. Le incomprensioni sulla pace fiscale hanno portato la tensione a livelli mai visti nell’attuale compagine di governo. Salvini in particolare aveva riservato diverse critiche a Di Maio, al limite della derisione: in una diretta Facebook aveva smentito la versione del leader del M5s sostenendo che al Consiglio dei Ministri «Conte leggeva e Di Maio scriveva». Di Maio aveva risposto avvertendo Salvini di non farlo passare «per bugiardo o distratto». La presidenza del Consiglio aveva poi messo fine alla querelle chiarendo che le misure in questione non erano state verbalizzate.