Il governo italiano «è cosciente di aver scelto un’impostazione della politica di bilancio non in linea con le norme applicative del Patto di stabilità e crescita. È stata una decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di Pil pre-crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della popolazione». Resta confermata, almeno per il momento, la manovra economica. «Vogliano un dialogo costruttivo e leale con la commissione per argomentare meglio le previsioni di crescita, perché il posto dell’Italia è in Europa e nell’area Euro», così il ministro dell’Economia Giovanni Tria risponde alla lettera con cui Bruxelles la settimana scorsa aveva contestato all’Italia una «deviazione senza precedenti nella storia del Patto di stabilità e crescita».
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LA LETTERA DELL’ITALIA. La ragione di questo cambio di rotta, insiste la risposta firmata da Tria, è nell’esigenza di evitare una stretta fiscale che avrebbe l’effetto di frenare ulteriormente la crescita. Per il governo è dunque necessario imprimere un’accelerazione, anche spingendo sugli investimenti pubblici, con una cabina di regia nazionale di supporto alla progettazione, e una spesa di 0,5 punti di Pil nelle opere pubbliche nel prossimo biennio. Le valutazioni sull’impatto della manovra, considerate ottimistiche dalla Ue, sono confermate. Con un maggior deficit di 1,2 punti di Pil, nel 2019, l’economia crescerà di uno 0,6% in più. Il governo però si impegna a garantire che i saldi promessi vengano rispettati, qualora le misure previste non dovessero spingere la crescita come preventivato. «Qualora i rapporti deficit/Pil e debito/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato – si legge- il Governo si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinché gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati».
I PROSSIMI PASSI. È difficile al momento prevedere che la risposta di Roma eviti la «contestazione formale» del bilancio italiano da parte della Commissione Ue. Una prospettiva che pochi anche nel governo giudicano evitabile. La parola, adesso, passa all’esecutivo comunitario che domani si riunirà a Strasburgo. A questo punto non pare esserci alternativa alla “bocciatura”, che si tradurrà nella richiesta formale di modificare il progetto di bilancio rispettando il patto di stabilità e gli impegni di riduzione del deficit assunti dallo stesso governo Conte a fine giugno. L’Italia sarà allora chiamata ad inviare a Bruxelles un nuovo progetto di bilancio entro tre settimane.