Non c’è stato il downgrade, l’Italia resta a BBB. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha confermato il giudizio sul debito pubblico del nostro Paese, abbassando però l’outlook da «stabile» a «negativo». Si tratta di una bocciatura solo a metà: non c’è stato il temuto declassamento, operato invece da Moody’s alcuni giorni fa, ma l’agenzia prevede un peggioramento per i conti dell’Italia. La mossa sull’outlook assegna all’agenzia il potere di abbassare il rating nei prossimi ventiquattro mesi. S&P ritiene che le previsioni del governo si basino su stime ottimistiche: «A nostro avviso, il piano economico del governo rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia».
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IL VERDETTO DI S&P. Dall’agenzia americana arriva anche una stima sul deficit per il 2019 meno ottimista di quella prevista dal governo: 2,7%, contro il 2,4% indicato dall’esecutivo. Quanto alla crescita, S&P rivede al ribasso le stime per l’anno corrente e prossimo: +1,1%, contro il +1,4% previste in origine per tutti e due gli anni. Alla luce di questa considerazione, per l’agenzia non continuerà il cammino di riduzione del debito. Anzi, S&P si aspetta che nei prossimi tre anni il rapporto debito/Pil dell’Italia si manterrà al 128,5%. Inoltre, per l’agenzia i target di crescita del governo sono «eccessivamente ottimistici», cosa che potrebbe avere come conseguenza il fatto di aver calcolato per il 2019-2021 entrate fiscali più ampie. Standard & Poor’s ritiene, inoltre, che lo stimolo alla domanda delle misure di bilancio pianificate dal governo italiano «sarà probabilmente di breve durata», fatta eccezione per il previsto aumento degli investimenti pubblici, «soprattutto perché sembrano non esserci ulteriori riforme strutturali che favoriscano la crescita economica».
LE PRIME REAZIONI. La scorsa settimana Moody’s aveva abbassato di un livello il rating dell’Italia considerandone tuttavia «stabili» le prospettive di lungo termine. Prima ancora, il 31 agosto, era stata Fitch a modificare in «negativo» il precedente «outlook stabile» del debito pubblico italiano. La valutazione di Standard & Poor’s suona dunque come un avvertimento lanciato all’indirizzo delle politiche economiche decise dal governo di Roma. E dal governo arrivano le prime reazioni. «È un film già visto. Le agenzie di rating non si sono accorte della crisi mondiale? In Italia non saltano né banche né imprese». Così il vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini a commento del taglio dell’outlook sul rating da parte di Standard & Poor’s. Un parere simile a quello del vicepremier cinquestelle Luigi Di Maio: «Le agenzie di rating non misurano il benessere dei cittadini di un Paese – ha scritto Di Maio in un tweet – ma chi aspettava Standard & Poor’s per continuare a remare contro il governo oggi ha avuto una brutta sorpresa: il rating dell’Italia è stato confermato. Andiamo avanti! Il cambiamento sta arrivando».
Le agenzie di rating non misurano il benessere dei cittadini di un Paese, ma chi aspettava Standard&Poor's per continuare a remare contro il governo oggi ha avuto una brutta sorpresa: il rating dell'Italia è stato confermato. Andiamo avanti! Il cambiamento sta arrivando.
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) October 26, 2018