Il vento del cambiamento soffia anche all’interno del M5s che comincia a dividersi su alcune decisioni ed esternazioni del capo politico, Luigi Di Maio. Ultimo in ordine di tempo è l’attacco a Mario Draghi. La sortita contro il presidente della Bce non è piaciuta all’ala movimentista dei Cinquestelle, secondo cui «Luigi invece di attaccarlo doveva chiamarlo». Ma dal decreto sicurezza al condono edilizio a Ischia, dalla legittima difesa agli eventuali interventi salva-banche, crescono i dissapori tra i parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Insomma, se Di Maio dice che «Draghi avvelena il clima», forse è perché l’aria nel Movimento sta diventando irrespirabile.
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I PUNTI DI ATTRITO. Il decreto sicurezza è l’esempio più lampante. Negli 81 emendamenti presentati in Senato dai Cinque Stelle c’è la fotografia del malessere. Che ha trovato il suo alfiere nel comandante Gregorio De Falco: «Ho intenzione di seguire fino in fondo i suggerimenti che in tema di sicurezza ci arrivano dal presidente Mattarella», ha dichiarato a Il Corriere della Sera. E ha aggiunto: «Se questa storia dovesse assumere una certa piega, allora io prenderò le mie decisioni. Al di sotto di un certo livello, per etica, morale e senso dell’onore, io non scendo». Con lui le senatrici Paola Nugnes ed Elena Fattori, più volte critiche con la gestione di Luigi Di Maio. «Più che un decreto sicurezza è un decreto insicurezza», ha sostenuto Nugnes, vicina a Roberto Fico e non nuova ad attacchi a Salvini, come sul caso della Nave Diciotti. Dopo il decreto fiscale ad agitare le acque ci sono le eventuali misure di ricapitalizzazione precauzionale per le banche danneggiate dall’aumento dello spread. Sia il ministro Tria che Salvini hanno evocato la necessità di intervenire prontamente in caso di difficoltà. Magari con un fondo pubblico per compensare gli istituti di credito dal pericolo che i 364 miliardi di titoli di Stato si trasformino in “spazzatura”. Di Maio ha glissato: «Le ricapitalizzazioni possono avvenire in tanti modi, è tutto sotto controllo». D’altronde, il M5S ha fatto delle critiche feroci al sistema bancario e della difesa dei risparmiatori il suo cavallo di battaglia. Far digerire il boccone amaro di un piano simile si preannuncia un’impresa faticosa.
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CONDONO PER ISCHIA. Anche il condono edilizio ad Ischia è motivo di mal di pancia all’interno del Movimento. L’isola è territorio caro a Di Maio, che ha promesso la ricostruzione delle case distrutte dal terremoto decidendo di accelerare le pratiche inoltrate in base ai condoni del 1985, del 1994 e del 2003 e rimaste inevase, seppur con alcuni paletti introdotti durante l’esame nelle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera. Le opposizioni si sono scatenate, ricordando al vicepremier quanto dichiarava in un comizio ad agosto 2017: «Cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra regione: se la trovate mi iscrivo al Pd». I tempi sono cambiati, il Movimento di governo necessita di massicce dosi di pragmatismo. Stavolta ad auspicare una modifica della norma è addirittura il ministro dell’Ambiente, il generale Sergio Costa, voluto proprio da Di Maio. Costa ha espresso il suo disagio in Consiglio dei ministri. «Le case abusive le ho sequestrate nella mia vita precedente da generale della Forestale e dei Carabinieri. Non riesco a declinare il verbo condono. Mi affido al Parlamento per una rivisitazione dell’articolo che sia conforme al senso di giustizia. Confido che il dibattito lo arricchirà e lo renderà più accettabile».