La prescrizione è quel meccanismo giuridico che estingue i reati dopo un certo periodo di tempo. Il tema è affrontato, in forme diverse, in tanti sistemi giuridici, per la convinzione che trascorsi parecchi anni dall’illecito non sia più nell’interesse della comunità perseguire alcuni reati o che diventi più difficile darne un giudizio. Alcuni Paesi affrontano la questione vincolando gli uffici dell’accusa a tempi definiti, in altri stabilendo dei limiti di legge. In Italia i tempi di prescrizione si calcolano in base alle pene massime previste per i diversi reati, mentre non c’è prescrizione per i reati che prevedono come pena massima l’ergastolo. La regola italiana, però, entra in conflitto con lunghezza dei procedimenti. Il tema divenne oggetto di grandi polemiche politiche soprattutto quando portò a conclusione diversi processi in cui era imputato Silvio Berlusconi. Questo è anche il motivo per cui il Movimento 5 Stelle ne ha fatto una sua bandiera in campagna elettorale e una volta al governo ha presentato un emendamento alla legge anticorruzione.
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L’EMENDAMENTO CHE DIVIDE. La modifica presentata dai Cinquestelle introduce il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, anche in caso di assoluzione. Significa che, se l’emendamento sarà approvato, una volta superato un primo processo i reati per cui la legge prevede una scadenza non potranno più andare in prescrizione, indipendentemente dalla lunghezza del processo. Dal canto suo sembra che la Lega abbia messo sul tavolo alcune proposte, tra cui la possibilità di eliminare l’udienza preliminare per alcuni reati per abbattere costi e tempi e l’eventualità per altri reati di allungare i tempi della prescrizione per avere la certezza che i processi non vengano “cancellati”. Nel Carroccio monta però l’irritazione per l’atteggiamento dei pentastellati che intendono riformare il sistema della prescrizione con un emendamento senza passare attraverso un Consiglio dei ministri. Intanto, l’emendamento “incriminato” è stato ritirato e ripresentato sostanzialmente identico. L’unica novità sta nel fatto che il M5s propone di cambiare il titolo del ddl Anticorruzione aggiungendo anche “in materia di prescrizione del reato”. Il cambio del titolo è stato fatto nel tentativo di superare le critiche della Lega, contraria a intervenire sulla prescrizione attraverso un emendamento e non con una legge ad hoc.
SCONTRO LEGA-M5S. Il M5s non sembra intenzionato ad arretrare. «Il nostro emendamento è la nostra posizione», spiega il vicepremier Luigi Di Maio. Anche ministro della giustizia Alfonso Bonafede ha difeso la linea dura del M5s: «Ragioniamo pure su un miglioramento del testo ma non ci sono dubbi sul fatto che il Paese non può più aspettare. La prescrizione esiste in mezzo mondo ma quando vado all’estero a spiegare che in Italia c’è un’isola di impunità tutti rimangono increduli». La proposta dello stop alla prescrizione dopo il primo grado arriva in un periodo di forti tensioni nella maggioranza. Dopo lo scontro sulla pace fiscale con la famosa vicenda della “manina”, Lega e Movimento 5 Stelle si sono divisi anche sul condono edilizio per Ischia e sul decreto sicurezza. Il vicepremier Matteo Salvini è intervenuto a ribadire la posizione della Lega contraria allo strumento dell’emendamento voluto dai grillini: «Riforma della giustizia, e anche della prescrizione, sono nel contratto di governo e diventeranno realtà, mettere in galera mafiosi e corrotti è una priorità della Lega. L’importante è farle bene queste riforme, evitando che i processi durino all’infinito anche per gli innocenti, altrimenti è una sconfitta per tutti».
LE RAGIONI DEL NO. La Lega non ha solo contestato la proposta del Movimento 5 Stelle, ma anche il metodo con cui è stata introdotta. Anche se la riduzione dei tempi della prescrizione è da tempo uno dei temi cavalcati dal Movimento 5 Stelle, l’emendamento è stato aggiunto al disegno di legge mentre il provvedimento stava per essere licenziato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, a poche ore dalla scadenza per presentare le modifiche. È stata, quindi, vista come una manovra per mettere la Lega davanti al fatto compiuto. L’avvocato Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica amministrazione, l’ha definita una «bomba atomica» pronta a scoppiare sul processo penale. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha detto che nella forma in cui è stata introdotta nella legge, la riforma della prescrizione si discosta dal contratto di governo e dovrà quindi essere ridiscussa. Chi è contrario alla riforma sostiene che il particolare funzionamento della prescrizione in Italia è uno strumento necessario proprio per difendere gli imputati dall’eccessiva lunghezza dei processi e delle indagini. L’Italia infatti è uno dei Paesi europei dove i giudici impiegano più tempo a concludere un processo penale. L’obiezione più forte è che la prescrizione verrebbe annullata anche per gli imputati che venissero assolti in primo grado, mettendoli a rischio poi di attendere anni prima di un giudizio definitivo senza poter neanche contare sulla prescrizione.