Non c’è traccia del bonus bebè nella la legge di Bilancio per il 2019. Il sostegno alla nascita dei figli, 960 euro erogati mensilmente in base all’Isee, senza proroga o rinnovo per i nati da gennaio 2019 rischia di saltare. La misura, introdotta inizialmente nella Legge di Bilancio 2015 e che prevedeva un bonus per i primi tre anni di vita, nella precedente manovra era stata rinnovato per i soli nati del 2018 e solo per il primo anno di età. Ma dopo le prime polemiche è arrivata la rassicurazione del ministro della famiglia Lorenzo Fontana: «Sul cosiddetto bonus bebè è in predisposizione un emendamento governativo. La misura ha richiesto una più attenta verifica sulla sua operatività ed efficacia, all’esito della quale si è deciso di presentare, sin dalla Camera, un emendamento governativo che miri a tenere conto, e a superare, talune inefficienze che erano emerse nella precedente versione».
LA REAZIONE DEL PD. L’esecutivo guidato Conte emenderà, dunque, la manovra, cercando di modificare quegli aspetti che sarebbero inefficaci con un occhio anche alle coperture. Il Pd, intanto, ha fatto sapere di non essere disposto ad assecondare l’eventuale stop. «Chissà cosa diamine hanno in testa questi al governo. Prima si inventano una misura inefficace e allucinante, un pezzo di terra al terzo figlio, e poi aboliscono il bonus bebé, una norma del governo Renzi che dal 2015 ha consentito ai nuovi nati 960 euro l’anno (oltre al bonus nido e al bonus mamma domani). Aboliscono le misure di sostegno reale alle famiglie e dicono di voler abolire la povertà. Vergogna», scrive su Facebook il senatore del Pd, Davide Faraone.
BONUS BEBÉ. La norma, introdotta con la prima legge di Bilancio del governo Renzi valeva per i nati del triennio 2015-2017 e lo scorso anno, dopo settimane di battaglia parlamentare per trovare le risorse, era stato prorogato ai nati del 2018. L’assegno era rimasto sempre a 960 euro l’anno (80 euro al mese) ma era stato ridotto l’arco temporale al solo primo anno di vita del bambino. Il bonus bebè valeva anche per i figli adottati, in quel caso considerando il periodo di ingresso nella nuova famiglia, per italiani e stranieri con permesso di soggiorno. Anche la residenza in Italia era un pre-requisito, insieme all’indicatore Isee che non doveva superare i 25mila euro. L’assegno veniva raddoppiato per le famiglie con Isee sotto i 7.000 euro. La misura per il 2019 avrebbe bisogno di un intervento normativo che, al momento, non compare nella manovra all’esame della commissione Bilancio della Camera, ma può darsi che arrivi, come anticipato dal ministro Fontana, sotto forma di emendamento entro il 15 novembre.