Promettono di «bloccare la Francia» come avevano fatto i “berretti rossi” nel 2013 contro l’ecotassa per i Tir. Sono i “gilet gialli”, oltre 280 mila manifestanti che hanno indossato i giubbotti catarifrangenti obbligatori in auto, per protestare contro il caro carburante: a partire dal primo gennaio prossimo, le tasse sul gasolio dovrebbero aumentare di 6,5 centesimi al litro e quelle della benzina di 2,9 centesimi. A manifestare non erano né sindacati né partiti, ma il «popolo francese» esasperato dalle tasse. Automobilisti, lavoratori, cittadini che dalle periferie sono arrivati fin davanti all’Eliseo per lottare contro le politiche messe in atto dal presidente Emmanuel Macron.
LA PROTESTA POLITICA. Tutto inizia a metà ottobre, con una petizione «per l’abbassamento del prezzo del carburante al distributore» lanciata da una trentaduenne del Seine-et-Marne, dipartimento situato a est di Parigi. Nel giro di due giorni, 800 mila francesi mettono la loro firma, poi un camionista crea una pagina Facebook, e con l’invito a bloccare il boulevard périphérique, il tratto stradale a forma di anello che circonda Parigi, e le strade della capitale francese il 17 novembre, scatena il passaparola sui social network. Infine è un video di protesta girato da una cittadina bretone, Jacline Mouraud, a diffondere con sei milioni di visualizzazioni la “grogne”, la rabbia della Francia rurale. «È l’inizio della rivoluzione del Ventunesimo secolo» per il leader dei sovranisti di Debout de la France, Nicolas Dupont-Aignan. Marine Le Pen, presidente del Rassemblement National, fiutando l’occasione perfetta per cavalcare l’ondata antimacronista, ha invitato i suoi ad indossare i “gilets jaunes” e scendere in piazza. «È una questione di declassamento territoriale, di mobilità, di libertà e di potere d’acquisto: tutto ciò che difendiamo da sempre», ha detto uno dei dirigenti del partito lepenista. A sinistra, è Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise ad augurare «bonne chance» ai manifestanti. La mobilitazione contro il rincaro del carburante è anche una protesta contro il senso di isolamento di una parte del Paese, quella che non si sente coinvolta dalla dinamica riformista di Macron, che non gode dei vantaggi della globalizzazione e si sente vessata dalla pressione fiscale. «Per alcuni osservatori, questa situazione è una delle conseguenze della scarsa considerazione del capo di stato per gli organismi intermedi. Il presidente del Senato, Gerard Larcher, ha detto in una conferenza stampa che “il Presidente della Repubblica raccoglie ciò che ha seminato: il taglio con i corpi intermedi”. Una “specie di relazione diretta” voluta da Emmanuel Macron con il francese che lo ha portato a confrontarsi con i “giubbotti gialli” dal vivo», scrive Le Monde.
LA PROTESTA IN STRADA. Un’onda gialla di quasi 282 mila persone, secondo le fonti del ministero dell’Interno, ha investito la Francia. Una protesta senza capi né portavoce, partita dalle campagne più povere colpite dal caro carburante e finita sotto le finestre dell’Eliseo, circondato dai manifestanti che gridavano: «Macron, dimettiti». Tanta la tensione ai 2.400 blocchi stradali disseminati in tutto il Paese. Scontri e lancio di lacrimogeni a pochi passi dall’Eliseo. Blocco dei mezzi pesanti nel traforo del Monte Bianco. Ma l’episodio più grave è accaduto in Savoia: una madre che stava portando la figlia in ospedale è stata bloccata dai manifestanti che l’hanno circondata battendo sulla vettura. La donna, in preda al panico, ha accelerato e ha investito una manifestante, che è deceduta. Sulla tangenziale di Besancon, nell’Est, un automobilista esasperato dal blocco stradale ha fatto inversione di marcia provocando un incidente con due feriti. Una protesta che sfocia in tragedia con un morto e 227 feriti, di cui 6 gravi. Mentre i fermi sono saliti a 117.
LE POLITICHE ANTI-AUTO. Il movimento dei “gilet gialli” protesta contro quelle che vengono definite le «politiche anti-auto» volute dal governo Macron. Oltre all’aumento della benzina e del gasolio, il governo si è infatti mosso per abbassare i limiti di velocità, aumentare i dispositivi per controllarne il rispetto e introdurre incentivi per le auto elettriche o ibride. Dopo un anno in cui il prezzo del gasolio è salito del 23% e quello della benzina del 15%, il governo francese ha deciso di mettere dal gennaio 2019 ulteriori tasse che faranno aumentare il prezzo del gasolio di 6,5 centesimi al litro e quello della benzina di 2,9. Il governo ha motivato gli incrementi dicendo che sono parte di una «transizione ecologica» e Macron ha detto: «Preferisco tassare la benzina che il lavoro. Le persone che si lamentano perché la benzina costa di più sono le stesse che si lamentano dell’inquinamento». Chi critica Macron per queste scelte lo descrive come un presidente delle élite, lontano dai veri problemi del popolo. Secondo un sondaggio citato dal Guardian, il 73% dei francesi intervistati si è detto a favore della protesta. Tra i provvedimenti per contenere il malcontento, Macron ha proposto un’“indennità chilometrica” destinata alle persone che quotidianamente fanno trenta-quaranta chilometri per andare al lavoro e il premier Edouard Philippe ha anticipato misure per aiutare gli automobilisti, incluso un finanziamento di 4mila euro per le famiglie più disagiate per sostituire auto diesel di modelli più vecchi.